Un paio di giorni fa la polemica politica nazionale si è concentrata su una vignetta del disegnatore Notangelo, pubblicata sul Fatto quotidiano, il giornale diretto da Marco Travaglio. Mostrava un letto, su esso la moglie del ministro Lollobrigida, sorella di Giorgia Meloni, distesa con accanto un uomo dalla pelle nera. La scena voleva essere la caricatura della “teoria” della sostituzione etnica, che il ministro cognato della premier aveva esposto qualche giorno prima.
Le critiche di molti politici del centrodestra si erano appuntate su un presunto cattivo gusto della vignetta, sia per il tema che per la modalitá rappresentativa. Giorgia meloni ha parlato di “cattiveria senza limiti” usata dal Fatto pur di attaccarla, finanche tirando in ballo la sorellina Arianna, estranea alla politica e bersagliata sol perché moglie del ministro dell’agricoltura.
E a sua difesa si è espresso praticamente tutto il gotha del ceto politico di maggioranza, che ha tacciato questo episodio quanto meno come momento di squallida scorrettezza. Ma alcuni giudizi espressi dai colleghi della Meloni sono stati ben più grevi, nello stigmatizzare.
La tradizione satirica italiana affonda le radici nei classici latini: partendo da Gneo Nevio, passando per Paluto, Terenzio, Ennio. Le loro opere abbondano di espressioni irriverenti e di termini scurrili, mutuati dalle forme espressive più volgari. Per cui, sembra paradossale che proprio chi mostra di avere più a cuore l’italianitá, finisca per dimenticare che la satira è sempre esagerata, caricaturale, ai limiti di un eccesso che talvolta, per sua stessa natura, finisce per travalicare. Altro che cattivo gusto! Perché se fosse di buon gusto, farebbe solo il solletico al potere, che invece vuol graffiare.
Alcuni anni fa accadde un episodio terribile.
Una rivista francese pubblicò una vignetta con Maometto nudo sulla spiaggia, che faceva domande in giro su quanto consenso riscuotesse il suo deretano. Pochi giorni dopo la redazione fu vittima di un gravissimo attacco terroristico, di matrice islamica. I politici italiani, compresi quelli di destra, nel condannare l’episodio criminale si schierarono a difesa della libertá di espressione satirica, sempre e comunque, la quale può arrivare a toccare finanche temi sacri. La nostra civiltá occidentale di fonda in grandissima parte sulla libertá di pensiero e di espressione. Questa si che è una nostra radice. Per cui, se si può scherzare coi simboli sacri (a prescindere dalla religione che rappresentano), sará bene che anche Meloni, Lollobrigida e familiari se ne facciano una ragione: è la libertá, bellezze!
di Francesco Cristiani
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