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Elisa Pirro (M5S): "Poco lavoro, precarietà, attitudine della donna a voler emergere prima professionalmente i mali della denatalità"

Felice Massimo De Falco • 22 marzo 2023

I problemi derivanti dalla crisi della natalità sono molteplici, l’invecchiamento della popolazione e l’inversione della piramide demografica portano difficoltà a reperire tutta la forza lavoro necessaria alla nostra società e a lungo termine la sostenibilità dell’intero sistema di welfare. . Per mettere al mondo dei bambini bisogna avere stabilità economica, prospettive di una vita dignitosa e avere la concreta possibilità di scalare la piramide sociale rispetto alla condizione della famiglia di origine.



Senatrice, è crisi natalità in Italia, l’anno scorso sono nati soli 400 mila bambini. Ciò cosa comporta?


I problemi derivanti dalla crisi della natalità sono molteplici, l’invecchiamento della popolazione e l’inversione della piramide demografica portano difficoltà a reperire tutta la forza lavoro necessaria alla nostra società e a lungo termine la sostenibilità dell’intero sistema di welfare.


Perché non si fanno più figli?


Prevalentemente per le difficoltà di ingresso nel mondo del lavoro e per la precarizzazione dello stesso che spingono i giovani a permanere per più tempo nella famiglia di origine e ad allungare i tempi della formazione. Questi aspetti coinvolgono maggiormente proprio le donne che, spesso, devono sopperire in prima persone alle carenze nei servizi di supporto alle famiglie.


È cambiata anche l’attitudine della donna, che si vede prima professionista e poi madre.


Questo è sicuramente uno dei motivi, che credo spinga più a rinviare che a escludere una gravidanza. Solo che a volte si rimanda troppo e diventa troppo tardi. Ci sono tecniche che potrebbero aiutare come il congelamento degli ovociti, la legislazione dovrebbe aiutare invece che ostacolare visto che si tratta di procedure molto costose.


C’entra anche la crisi sanitaria che c’è stata?


Sicuramente i momenti di crisi, sanitaria prima e internazionale poi, contribuiscono ad aumentare le insicurezze e a far rimandare i progetti di allargamento della famiglia. Indubbiamente, uno dei fattori che più influisce sulla tendenza alla denatalità è l’incertezza per il futuro.


Al Sud permane lievemente l’idea di genitorialità ma il problema principale resta la precarietà del lavoro. Come M5S cosa proponete?


Rafforzare le norme del Decreto Dignità invece che indebolirle, introdurre un salario minimo, ampliare la disponibilità di servizi come asili nido, implementare le politiche che riducano i divari di genere sui luoghi di lavoro, agevolare l’accesso al mercato delle abitazioni. C’è molto che si può fare.


Neanche il RdC e la prospettiva di un salario minimo arrestano questo processo. Allora, che fare?


Beh è difficile che il processo si inverta in poco tempo e avendo assistito ad una campagna denigratoria inspiegabile contro il reddito di cittadinanza che ha portato il Governo a cancellarlo per contrapposizione ideologica. Il salario minimo, inoltre, non esiste ancora nel nostro Paese e anche in questo caso il Governo ha dichiarato più volte di essere contrario alla sua istituzione. Se non agiamo su questi fronti non cambierà mai nulla. Per mettere al mondo dei bambini bisogna avere stabilità economica, prospettive di una vita dignitosa e avere la concreta possibilità di scalare la piramide sociale rispetto alla condizione della famiglia di origine.


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