di Isabella Ricci
Viviamo in un tempo in cui l’egocentrismo e l’edonismo regnano sovrani e diventa sempre più difficile far sentire la propria voce in mezzo a tante parole gridate, a tanta rabbia gettata gratuitamente al vento, in segno di bieca prevaricazione. Si è ritornati a manifestare nelle piazze, ma soltanto per far valere alcuni valori e non altri. L’individuo va invece considerato nella sua totalità, per quanto riguarda i diritti (e doveri), che sembrano sempre più una prerogativa di pochi o di chi alza di più la voce.
Così, molte fasce di popolazione continuano ad essere totalmente ignorate, le loro necessità non vengono prese in considerazione, cresce di conseguenza la rabbia sociale verso il diverso, la sfiducia verso lo Stato come garante di quei diritti sanciti nella nostra Carta Costituzionale, il malcontento si insinua sempre più prepotentemente nelle coscienze delle persone, che si sentono isolate dalla vita sociale ed escluse da un contesto che invece dovrebbe essere inclusivo.
Per altro, i media non pongono particolare attenzione ai contenuti che esternano, alle esigenze dell’utenza, esigenze anche culturali e non solo prettamente di informazione.
In effetti, è diventato davvero difficile districarsi nella giungla delle informazioni che si trovano in rete o nei vari canali tematici o pubblici, in quanto sempre più complesso diventa il problema della corrispondenza di quello che si propone all’utente medio con la realità dei tempi che stiamo vivendo nel concreto, sotto tutte le prospettive, che siano politiche, sociali, economiche, storiche o sociologiche.
Ormai le fake news stanno soppiantando la critica oggettiva. Il singolo individuo non pensa, attende che altri pensino per lui e di fronte a questo pensiero si pone in maniera acritica. Tutti sanno di tutto, o meglio, tutti credono di sapere tutto e di poter dire tutto. Ognuno è diventato esperto in ogni campo dello scibile e ha adepti che lo seguono nelle più disparate e astruse teorie. La scienza è messa ai margini, le competenze tecniche e specialistiche, nei vari settori di competenza, vengono raramente riconosciute nei vari dibattiti sulle questioni importanti del paese e ci si trova, quindi, di fronte ad una pletora di informazioni marginali ed insignificanti che assurgono, tuttavia, ad un ruolo primario nelle vicissitudini centrali della vita dei cittadini.
Ovunque ormai, non solo le pagine di privati, ma persino la stampa pubblica ha difficoltà a verificare le fonti o forse non ci si sofferma più di tanto. Molto spesso si ripetono articoli di altre testate giornalistiche, senza minimamente controllarne la veridicità. Tutto deve essere masticato velocemente, la vita, le esistenze, le notizie. Poco importa cosa si getta al lettore, difficilmente, tuttavia, si gettano perle …
La globalizzazione ha mischiato di tutto un po’. Doveva favorire gli interscambi tra popoli, permettere anche alle nazioni meno abbienti possibilità di accedere in egual misura al progresso e, invece, si è finiti tutti nello stesso calderone, in cui alla fine i ricchi sono diventati sempre più ricchi, sfruttando sempre di più le risorse spettanti agli altri, la classe medio borghese è stata trangugiata e i poveri sono aumentati a dismisura. Le promesse del “lavoro per tutti”, sono state disattese, i livelli di disoccupazione mondiale sono alle stelle. La pandemia e l’impatto delle sue varianti ha certamente aggravato una situazione già di per sé precaria. Lo dichiara l’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) nel suo Rapporto “World Employment and Social Outlook - Trends 2022”, diffuso il 17 gennaio 2022. “Non ci può essere una vera ripresa da questa pandemia senza un'ampia ripresa del mercato del lavoro” secondo Guy Ryder, direttore Generale dell'Oil. “Per essere sostenibile, la ripresa deve basarsi sui principi del lavoro dignitoso, inclusi salute e sicurezza, equità e protezione sociale” conclude. Nel 2022, continua il Report, la disoccupazione globale dovrebbe interessare circa 207 milioni di individui, superando di circa 21 milioni il livello del 2019. Il numero di lavoratori estremamente poveri, ovvero i lavoratori e le lavoratrici che non guadagnano abbastanza per mantenere se stessi e le loro famiglie al di sopra della soglia di povertà, è aumentato di 8 milioni.
Ecco, queste considerazioni non sono di certo rassicuranti. Prospettano uno scenario in cui il divario tra le classi sociali sarà sempre più ampio e a dominare la scacchiera economica del mondo saranno soltanto alcuni paesi. Per altro, attualmente, la guerra iniziata dalla Russia contro l’Ucraina sta modificando numerosi equilibri politici. Gli schieramenti pro o contro cambiano quasi ogni giorno, tanto che è difficile riuscire ad ipotizzare una soluzione piuttosto che un’altra e la situazione potrebbe degenerare di ora in ora, coinvolgendo davvero tutti. Già a livello economico si sono intraviste le prime problematiche, che si vanno a sommare a situazioni preesistenti, che già a causa della pandemia avevano indebolito i paesi e i popoli.
In mezzo a questo marasma, si pone, tuttavia, una voce liberale e democratica, il sito ideato e creato dal giornalista Felice Massimo De Falco, sito a cui egli stesso ha dato il nome di “La voce impertinente” (lavoceimpertinente.it) e non a caso ha scelto un motto da associare al suo sito e da condividere con i suoi collaboratori, come stella polare quanto ad intenti etici e morali nello svolgimento e nella gestione del lavoro di redazione e delle notizie: “La diversità d’opinione è il nostro orizzonte”. Indubbiamente, un motto che ha un impatto notevole. Nell’attuale panorama storico-sociale, infatti, la diversità d’opinione si può quasi considerare un pensiero utopistico.
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