- Secondo i dati, qual è lo stato di salute delle carceri campane?
Emergenziale in quanto mancano le unità, figure professionali che spesso vengono sostituite da altre senza competenza alcuna.Mancano psicologi, psichiatri e altre braccia lavoro assistenziali e un'Asl poco attenta al mondo detentivo.
- Qual è invece quello che vede coi suoi occhi?
Carente nelle unità e negli strumenti. Impigliata in una burocrazia assurda e volta allo sfinimento fisico e psicologico degli utenti.
- La condizione dei detenuti può dirsi consona alla colpa che devono espiare?
Certezza della pena ma il carcere deve reinserire i detenuti nella società, con l'istruzione e il lavoro che spesso manca. Non possono oziare ma svolgere attività trattamentali utili a se stessi e alla società.
- Eppure secondo Antigone, nel solo 2022 si sono uccisi 80 detenuti. È la spia che il carcere ti fa desiderare la morte
I suicidi in carcere avvengono per la solitudine che si viene a creare intorno al detenuto. Non c'è comunicazione tra quest'ultimo e le istituzioni, la magistratura che dovrebbe sorvegliare e i dirigenti che sono sempre di più figure manageriali e poco inserite tra i non liberi. Forse le problematiche che provengono proprio dalla famiglia e che non riescono a gestire, tediandosi e scegliendo la morte come unica soluzione.
- La politica cosa dovrebbe fare?
Entrare in carcere, osservare, senza percorsi obbligati, senza passerelle per rendersi conto delle criticità. Ogni politico dovrebbe trascorrere qualche giorno in carcere per capire al meglio la soluzione da prendere. Non solo il quindici agosto.
- Sul caso Cospito che idea si è fatta?
Mi dispiace per il caso umano, una vita non si può ridurre così. Ma lo Stato non può scendere a patti con nessuno altrimenti diventa debole. Si può ragionare sul fatto che in Italia è abolita la pena di morte ma abbiamo ancora una pena che sembra una goccia cinese. Cospito è quello che rappresenta, in un momento storico particolare, bisognerebbe agire come il buon padre di famiglia.
- Il 42bis è una norma iniqua?
È una norma che purtroppo necessita, restringerei i casi a cui applicarla senza eliminarla.
- Cosa direbbe a Nordio?
Di decidere il suo operato confrontandosi anche con i detenuti, i loro familiari oltre agli studiosi dietro le scrivanie. Di carcere ne può parlare chi lo frequenta assiduamente in tutte le sue forme.
- Lei è molto attiva nei penitenziari, ha un sorriso per tutti. Di cosa hanno bisogno di più i detenuti quando vi parlate?
Li ascolto, di una parola di conforto, di una speranza ma anche di un lavoro, di una seconda possibilità altrimenti si torna a delinquere e soprattutto di non pregiudizio.
- Questo carcere rieduca?
Rieduca ma non reinserisce, occorre un ponte tra l'interno e l'esterno per poterlo fare.
- C’è una storia a lieto fine che può raccontare?
Quella di un detenuto che ha incontrato all'interno del penitenziario una seconda possibilità, l'ha tenuta con sé anche fuori. Una vita a cercare di non delinquere ed una compagna che lavorava proprio nell'istituto penitenziario dove lo stesso era ubicato. Una storia a lieto fine dove l'amore vince su tutto.
- Introdurrebbe il sesso nelle carceri e perché?
Si per abbassare il livello di omosessualità indotta, per non destabilizzare le famiglie e per non creare problemi psico fisici ai reclusi. Siamo quarant'anni dietro la Spagna. Ci si può sposare in carcere ma non si può consumare. Un assurdo. La Chiesa, la politica e le istituzioni in merito possono fare tanto.
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