Secondo Eurostat entro il 2100 l'Italia vedrà la sua popolazione ridursi drasticamente dai 59,3 milioni di abitanti si passerebbe a poco più di 50 milioni con una perdita di oltre nove milioni, il 15% mentre in Europa il calo si attesterebbe in media intorno al 6%. Come legge questo dato?
Secondo il report 2022 del World Population Prospects curato dallì'ONU il calo della popolazione europea sarà molto più incisivo in tutta Europa che in Italia ma è un dato che in generale non deve sorprendere e colpisce tutte le democrazie moderne che conquistano diritti per i bambini e per le donne, dove un figlio non è più considerato semplicemente un paio di braccia per la terra ma una persona a cui garantire una qualità della vita adeguata ai tempi. É il passaggio storico che dovremmo fare in tutti i settori: passare dalla quantità alla qualità, per i diritti, la vita, le conquiste sociali e civili.
Quali sono le conseguenze della riduzione della popolazione?
In realtà è una buona notizia in un mondo che sta finendo le proprie risorse e la propria abitabilità, nonché sta degradando fortemente la qualità di tutti gli ecosistemi che vive: la nostra acqua, il mare, le spiagge, i boschi, le montagne e le colline. Il PIL e i consumi potrebbero rallentare e ridursi, ma anche questa può essere una buona notizia se cambiamo modello di sviluppo. Dobbiamo passare dal valore che diamo alla quantità delle merci al valore da dare alla qualità delle stesse, al loro recupero e alla loro riparazione. Dobbiamo dar valore non alla quantità di ore lavorate ma alla sua riduzione e alla qualità delle ore lavorate. Dobbiamo passare dal valore che diamo ai soldi al valore che diamo al nostro tempo
Gli altri Paesi europei come Francia e Germania invece aumenteranno di poco le loro popolazioni. Perché siamo differenti?
Sono differenze non significative anche perché il report del 2022 dell’ONU mostra che anche Francia e Germania vedranno decrescere la loro popolazione. Inoltre voglio segnalare che anche così nel 2100 noi avremmo una densità abitativa ancora più alta della Francia
Demografia è potere, lo testimoniano Cina e India?
Mi sembra troppo semplicistico. Cina è già in decrescita demografica ed India lo sarà per il 2100 per effetto dell’industrializzazione, del benessere e della conquista dei diritti per bambini e donne. Dovremmo essere invece più aperti ad apprendere le culture e le filosofie orientali senza retrocedere sulle conquiste democratiche che sono la chiave dell’aumento del benessere globale
Non facciamo più figli ed il più delle volte non è per mancanza di lavoro ma per rigida attitudine delle coppie a non volerne. Come si inverte tendenza?
Non va invertita la tendenza ma bisogna spendere di più per l’infanzia negata dei bambini già nati in Italia e nel resto del mondo. Ci preoccupiamo di aumentare i bambini ma trattiamo malissimo quelli già vivi. Pensiamo ai minorenni stranieri che arrivano in Italia, pensiamo al milione di bambini italiani che vivono in povertà. Sono persone che convivono con la violenza, con l’abbandono, con la sofferenza di una famiglia non in grado di occuparsi di loro a volte neanche per garantire semplice affetto. Invece questo governo va in direzione opposto riducendo il reddito di cittadinanza, non aumentando il personale per le politiche sociali, tagliando quello delle scuole e privatizzando la sanità
Cosa indica l’indice demografico di una nazione come la nostra?
Semplicemente seguiamo la tendenza mondiale dei paesi ricchi e c’è da stare sereni. Dovremmo invece lavorare di più affinché le nostre conquiste sociali crescano anche in altri Paesi agendo sul raggiungimento dei 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’agenda ONU. Non siamo più un sistema chiuso e se aumentano i diritti in altre parti del mondo ce ne avvantaggeremo anche noi nonostante i cambiamenti necessari a cui saremo sottoposti. Ad esempio il nostro sistema di sanità pubblico e le nostre competenze e professionalità potrebbero ad esempio essere esportate in tutto il mondo.
Demografia vuol dire anche studio dei cambiamenti. Dove stiamo andando?
Stanno crescendo disuguaglianze e devastazioni ambientali e dovremmo investire in un modello di società che interviene su questi cambiamenti introducendo il reddito universale, il salario minimo, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario generando la piena occupazione come accade in Germania che ha il più basso numero di ore lavorate per persona. E poi recuperiamo risorse spostando la tassazione sull’impatto ambientale dei miliardari e dei loro asset finanziari e digitali.
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