- Consigliera Vitelli tiene banco la questione del Ddl autonomie sul quale voi avete forti perplessità. Quali sono tra le tante?
Guardi parto dalla sanità, tema caro a tutti i campani. La lezione della pandemia con sistemi differenti non ci ha insegnato nulla? Eppure è tra le materie finite in questo calderone e ce ne sono altre 22. E' opportuno che un così ampio ventaglio di materie sia nella disponibilità delle Regioni?
Infine mi inqueta il fatto che secondo lo schema del governo il tutto rischia di ridursi a un dialogo tra Regioni che chiedono e lo Stato che concede. E' possibile un metodo del genere, come fossimo al ristorante? Credo che i miei siano dubbi più che legittimi.
- La Lega ha voluto fortemente questo provvedimento. Si è fatto un’idea del perché?
Perché la Lega in realtà è sempre stata Lega Nord. Ha usato la maschera del "Prima gli Italiani" solo quando le è convenuto ma in realtà è sempre stata coerente con il suo messaggio secessionista. E' tornata alla carica con questo tema solo per cercare di mettere un freno a una chiara ed evidente emorragia di consensi: è successo per le Regionali in Lombardia e succederà ancora nei prossimi mesi per le Europee.
- Quali sarebbero le ricadute sui cittadini?
Le rispondo sempre con due esempi concreti. Il primo tocca le risorse per i servizi: inevitabile che le Regioni del Nord metterebbero le mani sul loro tesoretto tributario, il famoso residuo fiscale, senza che lo Stato possa redistribuire in un'ottica di vera equità. Parliamo anche delle infrastrutture: il testo del Ddl prevede che lo Stato possa soltanto “promuovere”, e non anche “assicurare”. Ancora una volta manca una vera garanzia dello Stato, nessun impegno preciso per un programma che metta le Regioni sullo stesso piano.
- Si aprirebbe un divario enorme tra Nord e Sud?
Il divario non è un rischio ma una certezza, e cerco di rispondere con qualche numero. Nel 2021 17mila cittadini hanno abbandonato l'area metropolitana di Napoli per motivi di lavoro e di studio. Il 30 per cento delle cancellazioni di residenza nel Mezzogiorno riguardano la Campania. Non lo dico io ma l'Istat, è certificato che ormai Napoli è la capitale della migrazione, un luogo da cui fuggire, che non dà alcuna gratificazione ai sacrifici dei nostri ragazzi. Possibile invertire la rotta con tutto quello che ci siamo detti?
- Chi sono i nemici del Sud all’interno del Sud?
La questione meridionale nasce con l'Italia, e pensando alla sua domanda ricordo che fu proprio l'argomento del mio tema di maturità. Sono passati trent'anni e ne parliamo ancora con toni drammatici, di emergenza. Il punto è che il Mezzogiorno non c'è più nell'agenda dei partiti, è sostanzialmente sparito. I principali nemici del Sud sono quelli che non ne parlano, e se lo fanno è solo perché è merce di scambio. Per sempio il Sud non ha voce in questo governo che è chiaramente a trazione nordista, prova ne è l'autonomia differenziata di cui abbiamo parlato, nonostante le chiacchiere "rassicuranti" della premier e dei suoi compagni di partito.
- C’è chi dice che si sta facendo tanto rumore per nulla. Senza costare un euro, infatti, questa riforma dovrebbe garantire una maggior responsabilizzazione della spesa pubblica, maggior efficienza e quindi servizi di maggior qualità offerti ai cittadini. Dimenticando che l’istituzione delle regioni è stata, storicamente, una delle cause che ha fatto esplodere il debito pubblico e ha complicato non poco l’assetto normativo e istituzionale del Paese.
Sul presunto costo zero le rispondo parlando dei Lep, i livelli essenziali di prestazione. Esistono in Costituzione dal 2001, il governo pretende di definirli in un anno, e per di più con un decreto del Presidente del Consiglio aggirando il Parlamento. E' credibile pensare a un meccanismo di compensazione fatto in questo modo? Quanto al debito anche noi siamo per superare la spesa storica definendo dei fabbisogni standard. Ma le dico che nel DDL non c’è traccia invece di una ricognizione sui bisogni essenziali e insoddisfatti dei cittadini da garantire proprio mediante i Le. In questo modo, di fatto, questi rischiano di ridursi solo ad un elenco più ordinato di ciò che già viene erogato.
- Parlando d’altro, a breve c’è il congresso del Pd, lei con chi sta e perché?
Rispetto e stimo tutti i candidati, ma penso che la persona giusta per il Pd in questo momento sia Stefano Bonaccini. E' un amministratore uno che ha battuto le destre, un uomo del territorio che fa i conti tutti i giorni con i problemi dei cittadini e li risolve. In lui rivedo la politica vera, quella della gavetta, insomma la politica di chi un passo alla volta e a diversi livelli ha maturato le competenze necessarie a governare. L'esperienza conta e tanto, dopo questi anni di politici improvvisati dovremmo aver capito la lezione.
- Togliatti diceva che gli emiliani sono ottimi amministratori ma pessimi politici.
Mi perdoni ma io non guardo alle carte d'identità delle persone che incontro o con cui lavoro. Penso ai risultati, e Bonaccini da governatore li ha ottenuti.
- Quali sono i mali del Pd e come si sanano?
Le dico francamente: noi siamo rimasti l'unica grande comunità politica di questo paese, siamo l'unico partito che vive davvero sui territori. Credo anche che la storia ci darà ragione, per tante cose che abbiamo fatto in questi anni di crisi economica e di pandemia, con maggioranze che abbiamo sostenuto solo nell'interesse dell'Italia. Ma è innegabile che oggi il Pd venga visto da tanti potenziali elettori come il partito delle correnti e delle tessere gonfiate, il volto del potere che pensa solo a sommare liste o percentuali, che parla di massimi sistemi e non sente i cambiamenti prima degli altri.
- È stato un errore l’intesa coi 5 stelle?
A Napoli stiamo governando insieme, abbiamo recuperato risorse, riattivato dialogo istituzionale rimesso in moto tanti meccanismi fermi da oltre dieci anni di populismo. Ma a loro dico che il Sud non è solo il reddito di cittadinanza, quello del piangersi addosso e del vittimismo.
- Andare oltre il Pd, come dice Fassino. Oltre cosa c’è?
Oltre c'è quel mondo da cui siamo stati distanti per troppi anni. Questo congresso deve darci la spinta a essere il partito dei diritti sociali, che mette al centro lavoro, scuola e sanità. Dobbiamo essere il partito delle parole chiare e delle proposte concrete, il partito dei precari e dei pendolari, delle donne e dei giovani, dei professionisti e delle partite IVA, fatto di dirigenti che sono tali perché vivono le urgenze dei cittadini: questa è la vocazione maggioritaria che penso dia senso al Pd
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