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"Da donna a donna" - La rubrica di Ornella Manzi - Ecco Mariaceleste Lauro

Ornella Manzi • 22 febbraio 2023

"Da donna a donna" - La rubrica di Ornella Manzi - Ecco Mariaceleste Lauro

Interprete della terza generazione di una famiglia da sempre legata al mondo dei collegamenti marittimi, Mariaceleste Lauro è il volto giovane, dinamico e professionale di Alilauro (www.alilauro.it), azienda leader nel settore dei trasporti nel golfo di Napoli.


Dopo gli studi al Liceo Chateaubriand di Roma, un istituto scolastico francese facente parte dell’AEFE (Agenzia per l'insegnamento francese all'estero), ha perfezionato la sua formazione professionale a Londra, con esperienze tra Marine Aviation & General e Lloyd’s, accompagnandola a esperienze di volontariato in giro per il mondo, come – nel 2011 – la missione in Perù con la onlus Missioni (MVC), organizzazione no profit italiana che realizza progetti umanitari per rispondere ai bisogni primari delle persone che si trovano in condizioni di disagio, povertà ed emarginazione, in Italia e nel resto del mondo.


Oggi parla francese, spagnolo, inglese e italiano: la sua carriera in Alilauro, nella quale ha ricoperto anche il ruolo di amministratrice delegata, ha portato a un profondo rinnovamento dell’organico, ad azioni mirate al welfare aziendale e al sostegno alle giovani mamme e all’introduzione primo “customer care” del golfo di Napoli.
Da sempre in prima linea per l'abbattimento delle differenze di genere, è socia di Wista Italy (Women’s International Shipping and Trading Association), per conto della quale si è occupata di Relazioni esterne contribuendo a incoraggiare e sostenere una significativa presenza delle donne negli organi decisionali presso i poteri pubblici e privati.


Nel Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali Napoli ha la delega ai trasporti all’empowerment femminile, già tradotta in una serie di iniziative, campagne di sensibilizzazione e webinar con testimonial di spessore nazionale e internazionale per l’empowerment femminile. Nel 2019 le è stato assegnato il premio “Donne per Napoli Carpisa Yamamay”, assegnato alle figure femminili “che hanno dato lustro nel proprio settore alla città di Napoli e che si sono distinte per caratteristiche di eccellenza”. Nel 2021 la prestigiosa rivista “Forbes” l’ha inserita tra i 100 top manager d'Italia.


A soli 23 anni sei diventata amministratore delegato di Alilauro e sei punto di riferimento di una holding del mare, il gruppo Lauro, che opera nel trasporto passeggeri tra le isole del Golfo di Napoli, Salerno e le più belle mete del Mar Tirreno. Quali erano i tuoi sogni da bambina?


Sono nata in una famiglia legata visceralmente al mare. Mio nonno Agostino ha costruito un piccolo impero partendo da una bitta, e io – che non ho avuto il privilegio di conoscerlo – sono cresciuta nel suo mito, tramandato dalla straordinaria visione di mio padre Salvatore.
Sin da bambina sognavo di diventare un comandante, ispirata certamente dai racconti dei miei familiari e avvertendo anche un senso di responsabilità implicita, quasi innata: portare avanti negli anni il nostro cognome, Lauro, divenuto un riferimento importante nel settore dei collegamenti marittimi. Da un lato il sogno, dall’altro la percezione quasi un dovere: proseguire nel solco di chi ha proceduto, migliorando la vita delle persone che collaborano con noi da prima che arrivassi, donando qualcosa alla comunità, creando valore nel territorio che ci ospita, tramandando e raccontando la nostra lunga storia di mare attraverso gli sforzi di una azienda che realizza a sua volta i sogni di milioni di viaggiatori e di tanti pendolari. Questa è la magia delle aziende familiari: ci sono persone dietro ad industrie di successo. Guardiamo avanti, senza dimenticare da dove veniamo. Con costanza, perseveranza, coraggio e passione. 


Donna, giovane e bella. Spesso le donne che occupano posizioni di leadership in ambiti aziendali prettamente maschili sono vittime di pregiudizi. Quali stereotipi hai dovuto abbattere?


Uno su tutti: la predisposizione alla leadership non dipende dal genere o dall’età. Molto spesso in Italia il pregiudizio diffuso è più importante del giudizio. L’età, l’aspetto fisico, il genere: in un ambiente molto maschile è più difficile farsi riconoscere per il proprio talento e per la propria professionalità. Ecco, il mio è stato un percorso complicato: mi sono dovuta fare largo tra i pregiudizi perché sono donna, giovane, mamma. Il primo passo è sporcarsi le mani, dimostrando di voler fare e di saper fare. Solo così i pregiudizi rimangono parole, solo così noi donne ci mostriamo competenti oltre ogni stereotipo, abbattendo i luoghi comuni e prendendo a nostra volta consapevolezza di dove possiamo arrivare. Ma la strada è ancora lunga. 


Perché abbiamo meno manager giovani e donne ai vertici delle aziende rispetto ai paesi più avanzati?


Questa domanda, che non mi è certo nuova, conferma che la strada è innegabilmente ancora lunga. Potremo ritenerci realmente soddisfatte quando a una leader femminile, in campo armatoriale, si chiederanno linee strategiche aziendali e contenuti, anziché sollecitarla sulla questione di genere.
Ma è vero: in Italia le donne sono sempre meno pagate degli uomini, 9 punti sotto la media europea. E ci sono le differenze nelle opportunità di carriera, che disegnano strade ancora decisamente lontane dalla auspicata parità di genere. Il boom dei licenziamenti dovuti alla crisi Covid ha colpito prevalentemente le donne, riportando i dati ai livelli del 2008. E il 73% di quanti hanno lasciato l’impiego perché piegati dalla pandemia è rappresentato da mamme.
Questo perché in un Paese come il nostro, dove non ci sono strumenti efficaci di welfare a supporto della natalità e della famiglia come asili nido o tempo pieno, quando è necessario occuparsi dei figli la scelta economicamente più logica diventa quella di sacrificare lo stipendio più basso all’interno della coppia. Ed è quel che è successo durante la pandemia: nella stragrande maggioranza dei casi, è la donna a rinunciare alla carriera. Il tutto nonostante diversi studi evidenzino come le aziende con un numero importante di donne nei ruoli di comando hanno prestazioni migliori. Devo però rilevare che inizia a svilupparsi, anche in campo armatoriale, una sempre maggiore consapevolezza della necessità e dei benefici di sostenere e promuovere le donne nel corso della loro carriera lavorativa. Mancano ancora molti step, ma stiamo viaggiando, credo, verso un mondo in cui mia figlia abbia le stesse identiche opportunità di un competitor maschile in qualsiasi ambito voglia esprimersi, compreso il settore armatoriale”.


La presenza di donne nei Cda delle aziende è in crescita ma molto c’è ancora da fare in termini di gender gap. Cosa consiglieresti alle giovani donne che vogliono fare strada nel mondo dell’impresa?


“Siamo indietro, certo, ma sono ottimista: sono in prima persona impegnata in un’azienda che si occupa di collegamenti marittimi e di cantieristica, un settore in cui qualche anno la presenza femminile era considerata un’eccezione assoluta. E poi l’opinione pubblica dibatte sempre più frequentemente di parità di genere sul lavoro, le campagne di sensibilizzazione si moltiplicano. L’unico consiglio che posso dare è quello di sognare in grande, investire nei propri talenti, non omologarsi, non avere paura di dire la propria e non permettere mai a nessuno di farci sentire inferiori senza il nostro consenso. Un lavoro costante e quotidiano, a cui nessuna donna può sottrarsi: solo così cambiamo la storia, come è già capitato in passato, in più settori. Oggi nel nostro gruppo le donne rappresentano il 75% del personale negli uffici amministrativi e addirittura l’80% nel Cda. Tutte le grandi rivoluzioni hanno bisogno di processi che si sviluppano nel quotidian

Sei madre di una bambina di 5 anni, quanto tempo dedica un amministratore delegato di una grande azienda alla propria famiglia? 

Generare, crescere ed educare un figlio è un evento che rivoluziona letteralmente la vita di una persona, mettendola di fronte a responsabilità, impegni, aspettative, illusioni e delusioni, rinunce e scelte, in un continuo processo di adattamento e accomodamento reciproco. Essere madre ti mette in costante discussione. Oggi mi chiedo se un giorno saprà perdonarmi per il tempo che non le ho dedicato, per le piccole conquiste quotidiane che mi sono persa. Ma poi penso che non ci sia insegnamento più importante che tu possa dare di quello che dai con l’esempio. L’esempio di donna, che decide di essere madre e lavoratrice. Perché passare tanto tempo con un figlio non ti rende più madre di chi riesce a ritagliarsi meno tempo. Ecco, l’educazione si trasmette con l’esempio. Il nostro compito è quello di accompagnare i nostri figli in un percorso di crescita continua e costante in cui andranno verso una libertà. Questo percorso richiede un equilibrio non comune, soprattutto in un Paese come l’Italia, che non agevola il percorso di chi non rinuncia a una delle due opzioni, carriera e maternità. Ecco, questa è una delle mie sfide: fare in modo che nell’impresa di domani le donne riescano a portare avanti con serenità ed equilibrio le loro aspettative di donne e mamme senza dover fare i salti mortali per diventare mamme. Io oggi sono una mamma orgogliosa, ma anche una donna appassionata del proprio lavoro, una sorella, una figlia: non accetto le etichette, non rifuggo le responsabilità. Questo vorrei che comprendesse mia figlia: forse non avrà avuto una mamma onnipresente, ma ha una mamma felice, che non rinuncia ai propri sogni, e che ami raccontarle del suo lavoro, della sua passione e della storia della nostra famiglia che ogni giorno continuano a scrivere. Vorrei che sapesse che è molto difficile, ma abbiamo a disposizione tutti gli ostacoli del mondo per dimostrare che sia anche possibile. 


Auguri a tua figlia da grande di seguire le tue orme?


Auguro a mia figlia di essere libera. Che possa avere tutti gli strumenti a disposizione per poter scegliere con libertà cosa un domani la renda felice. Mi auguro che sia coraggiosa, consapevole, curiosa, umile e abbia voglia di continua conoscenza.


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