- Dott. D’Alterio, tiene di nuovo banco la querelle tra politica e magistratura dopo le parole del Ministro Nordio. Intanto che ne pensa della linea tracciata dal suo ex collega?
L'equilibrio di potere fra politica e magistratura è quello stabilito dalla Costituzione e dalle leggi ed è fatto rispettare dal Parlamento, negando o concedendo le varie tipologie di autorizzazione, che riguardano delicati atti della magistratura, come perquisizioni, intercettazioni e misure cautelari nei confronti di parlamentari. È un sistema molto garantistico. Di contro, il sistema Usa recentemente ha visto l'Fbi perquisire le abitazioni di Trump e Biden senza necessità di alcuna autorizzazione del Congresso.
- Cosa pensa dell’uso improprio delle intercettazioni e della perversa catena di montaggio tra certa stampa e certa magistratura?
L'uso strumentale delle intercettazioni non potrà verificarsi con la riforma del 2020, che ha vietato ciò che prima era invece obbligatorio, a prescindere dalla rilevanza e dalla tutela della dignità e dei dati sensibili, e cioè il deposito integrale di tutte le intercettazioni.
- Nordio non toccherebbe le intercettazioni riguardanti la criminalità organizzata, anche se questa si è evoluta. In che modo?
È molto arduo pensare di poter- senza l'utilizzo, accorto, mirato e prudente, delle intercettazioni, in un rapporto di reciproca verifica con ogni altro elemento di prova, anche difensiva- penetrare l'omertà mafiosa e quella che lega corrotto e corruttore, anche a prescindere dalla contiguità mafiosa, che si nutre invece della corruzione che le preesiste.
E' d'accordo con la separazione delle carriere dei magistrati?
L'attuale regime prevede l'incompatibilità territoriale del passaggio fra le due carriere a livello distrettuale. Ciò garantisce da ogni rischio di commistione e nel contempo favorisce la professionalità del magistrato. Il pm si avvantaggia dal vivere una fase della sue carriera da giudice, grazie al confronto con gli altri componenti del collegio, e grazie anche all'assunzione della responsabilità di decidere personalmente sulla libertà delle persone, attraverso la sentenza. A sua volta il giudice trarrà profitto da un confronto con la viva realtà dei fatti, senza mediazione delle carte, svolgendo le funzioni di pm. Tuttavia un correttivo all'attuale sistema è possibile, impedendo che il passaggi da una carriera all'altra avvengano con l'immediata assunzione di funzioni direttive o semidirettive. Si tratta di ruoli cui si può diventare idonei solo dopo molti anni di adeguato esercizio della stessa funzione.
- Matteo Messina Denaro godeva di uno scudo sociale vasto che gli ha consentito una latitanza di 30 anni. Secondo lei la mafiosità è un fenomeno culturale?
La mafiosità si collega, oltre che a menti criminali, a fattori di bieca incultura, basati sullo scambio di illeciti favori, o sull'estorsione degli stessi, per finalità di sopraffazione e di potere, tendenti ad assoggettare l'individuo ad una comunità corrotta. È in contrasto con principi basilari di democrazia.
- Qual è la sua idea di giustizia giusta?
La giustizia giusta è quella amministrata da un sistema che le garantisce indipendenza e le impone le giuste responsabilita', esercitata da magistrati indipendenti nello spirito, agenti con passione ed impegno nella ricerca della prova, ma con il solo impegno, e con mente sgombra, nella sua valutazione al momento della decisione.
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