Pensare al Creato come all’immagine di un punto d’energia primordiale impressa su una fotografia, scattata nello spazio profondo a una distanza di oltre tredici miliardi di anni luce rende difficile rimettere a fuoco tutti i tasselli per farsi un’idea chiara di cosa esso sia veramente.
Tutto ciò che ci circonda, nato dal tocco di un essere amorevole, onnipotente e onnipresente, insomma un dio, o Dio capace di trasformare il nulla e il buio assoluto in: galassie, stelle, rocce, acqua, piante, fiori, animali di ogni genere e infine nell’uomo. Esattamente in nell’essere biblico, permeato dal libero arbitrio, a cui è stato concesso il dominio sulle altre creature della Terra e che, per ragioni quasi ovvie, dovrebbe custodire e proteggere gelosamente. Proteggere se non altro perché ne andrebbe della sua stessa esistenza.
Eppure, iniziando dai piccoli gruppi familiari, dalle tribù, agli insediamenti sociali fino alle grandi città e megalopoli pare che il prescelto, ossia l’essere umano, si sia dato da fare nel peggior modo possibile ricercandosi le migliori comodità per sé stesso; per ammalarsi di meno; per vivere più a lungo; per evitare il disagio di cercarsi il cibo ricorrendo a coltivazioni e allevamenti intensivi e organizzandosi in associazioni, sindacati e partiti politici per meglio amministrare quanti più aspetti del Creato e piegarlo alle proprie necessità. Un atteggiamento fuorviante rispetto al patto originario della creazione e passato da uomo a uomo fino ad oggi. Un aspetto, quello del rapporto con la natura, che riguarda ogni cittadino sempre più scollato dall’ambiente che lo circonda.
Eppure, ogni singolo individuo è ben consapevole che la propria sopravvivenza (anch’essa parte del Creato) dipende dalle relazioni che si è capaci d’intrattenere con tutto ciò che ci circonda e per farlo basterebbe, come ha più volte sottolineato papa Francesco: “custodire con amore ciò che Dio ci ha donato”.
Anche ad essere scettici sul dono divino, sull’immenso atto d’amore di un Essere sacro che ha deciso di mettere in piedi la scenografia sulla quale ci muoviamo, respiriamo, stringiamo relazioni e che ci sfroziamo ogni giorno per cambiarla –convinti di migliorarla questa scenografia–, per accorgerci all’improvviso di averla solo peggiorata, ma volendo credere che il tutto non sia altro che l’esplosione di un microscopico granello di energia, ossia il Big Bang ad aver generato tutto l’universo e, di conseguenza, la vita in maniera del tutto causale senza alcun progetto ben definito di un essere supremo; allora, ne dovremmo averne ancora più cura, pensando alla difficoltà del ripetersi di una simile probabilità.
Ma basta una rapidissima riflessione sul comportamento umano, sul nostro atteggiamento di fronte ai concetti del bene e del male, sull’etica da osservare in relazione al nostro rapporto con ciò che ci circonda, che è quasi banale ricordare che ogni azione invasiva, distruttiva e irrispettosa è eticamente scorretta nei confronti della bolla vitale in cui siamo i peggiori inquilini.
di Mario Volpe
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