C’erano una volta i partiti. Scuole di selezione della classe dirigente. L’agorà politica, dove si acquisiva l’arte del governo della cosa pubblica, e si cresceva nei sani principi del vivere collettivo. Lì si apriva il confronto dialettico e le idee seguivano la direzione di chi riusciva a rappresentarle con più forza , più convinzione, più determinazione, perché
non erano improvvisate. Il tono della voce , la gestualità del corpo , l’espressione del viso completavano la struttura del pensiero. Alla fine ti accorgevi che non sempre la tua posizione era quella giusta, ma era quella che conteneva le volontà anche degli altri.
Si finiva quando si trovava un punto di incontro, la base di partenza per andare avanti. Insieme. Sino all’ultimo decennio del secolo scorso, insomma, i partiti hanno svolto una importante funzione di intermediazione tra parti apparentemente tra loro inconciliabili, sempre tesi alla ricerca di soluzioni atte a soddisfare le diverse volontà in campo. Mani pulite, con la sua furia giustizialista, ha raso al suolo la struttura politica/ sociale su cui si è sviluppata l’intera impalcatura della democrazia in Italia, dal dopoguerra in poi. Ha buttato, insieme all’acqua sporca, anche il bambino, attivando un processo di svuotamento dei valori rappresentati dai partiti. Nel conflitto sociale , si sono preferiti comportamenti di rottura, privilegiando lo scontro all’incontro.
La gogna mediatica prima , e il populismo grillino, poi, hanno fatto il resto. La rete , ora, rappresenta la nuova agorà, dove il confronto avviene dentro dimensioni senza confini , senza intermediazioni, e perciò più virale. Non si conosce nemmeno chi sia l’interlocutore, se non attraverso il suo profilo, spesso falso; ognuno può dire e scrivere quello che gli pare, senza filtro alcuno. Nell’ età più acerba, negli anni 1978/79, fummo affascinati dalla prosa dell’ayatollah Khomeini , capo politico della rivoluzione dell’islam, che con la pratica della cosiddetta democrazia diretta, portó , in Iran, all’abbattimento della monarchia e alla nascita della Repubblica;
sarebbe stato il popolo ad esercitare il potere di governare , attraverso incontri oceanici che riempiva piazza naqsc, la piazza più grande del mondo. Ma come si fa e con quali strumenti quelle partecipazioni di popolo avrebbero potuto prendere decisioni per tradurle in azioni operative? Una follia solo a pensarlo, ma, si sa, l’infatuazione politica toglie il sen dell’intelletto, e ti abbaglia talmente che ti impedisce di vedere il grande imbroglio ; la più terribile forma di tirannia presentata come la democrazia più avanzata del mondo . Le manifestazioni in tutte le piazze del mondo contro le condanne a morte , specie delle donne, per non aver messo il velo, è la cifra dell’atrocità del regime di khamenei, diretta espressione di khomeini.
Anche da noi si è rivelato una guida suprema: l’Elevato. Il fanatismo grillino è la declinazione italiana dell’infatuazione khomeinista. Anche qui la democrazia diretta , da esercitare nella piazza globale tra gli internauti, si è rivelata per quella che è; un grande imbroglio. Ma non per chi , con l’inganno , ha messo a posto le sue cose, infischiandosene del macello dei valori che ha provocato , specie tra le giovani generazioni, e non solo. Si è squartato una società intera, i suoi valori e l’equilibrio su cui si regge e si sviluppa . A prevalere è stato il valore materiale, quello che spinge all’egoismo, alla individualità, a eccessi di personalismi, contro i valori sociali, della solidarietà, a difesa della disgregazione. “L’uno vale uno”, ha fatto a pezzi il valore della conoscenza, il sapere contro l’ignoranza, le eccellenze al posto della mediocrità. Questo inganno, nella politica politicante, ha prodotto ciò che , da noi, è sotto gli occhi di tutti
Ognuno corre in modo disordinato,per i fatti suoi , senza meta, senza conoscere la direzione di marcia. Tutti vivono attratti dalla virtualità del web e la confondono per realtà, sono soli ma con migliaia di follower e di consensi misurati con gli emoticon. Si mantengono eccitati da una autoreferenzialità che gli trasferisce una presunzione a coprire la carica di sindaco della città ,non giustificata da reali capacità ad assumere quel ruolo.
Mentre i problemi da risolvere sono tanti e sono complessi, da affrontare di petto da chi ha le competenze, le esperienze , il coraggio ed il consenso vero, reale. Ci sono da realizzare in opere e infrastrutture circa 40 ml di euro del PNRR, nei tempi stretti imposti dall’Europa. Il che significa , rapidamente, rivoluzionare gli uffici tecnici e la macchina buracratica- amministrativa , entrambi lasciati in questi anni, in balia di sè stessi, senza controlli e senza indicazioni, per restituirli all’efficienza. Ma contemporaneamente bisogna mettere ordine nello sconquasso generale creato nell’ambiente, nella sicurezza, nella mobilità Rimettere in circolo l’economia, restituendo la dignità ai commercianti e alle imprese, stringere i rapporti con le realtà industriali più importanti e più di avanguardia d’Italia presenti sul nostro territorio, ripristinare ció che è stato smantellato per completare le iniziative precedentemente intraprese nella lotta contro le emissioni di co2 , dandogli una dimensione europea.
Ma soprattutto restituire l’onorabilità alla città e alla nostra comunità, per ripurirla dal fango e merda gettatole addosso da un vago e vacuo richiamo alla legalità , che tanta angoscia ha creato in seno al popolo. Per questo sono convinto che , in questa fase , occorre un sindaco con forte personalità, rispettato da tutti dalla lunga e trasparente storia personale, in grado di mettere sul tavolo gli interessi esclusivi della nostra città, con dedizione e costanza, senza essere distratto da tentazioni carrieristiche. Uno sforzo collettivo per fare questa scelta è necessaria e possibile, abbandonando i personalismi per andare avanti. Insieme. Anche se i partiti non ci sono più
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