L'incontro avvenuto a Samarcanda fra i paesi della Shanghai Cooperation Organization (Sco), un organismo intergovernativo di cui fa parte la Russia e i vicini eurasiatici della Cina dell’ex Asia Centrale Sovietica fondato una ventina di anni fa per volere di Pechino, ha avuto risvolti sorprendenti che riguardano la geopolitica, l'economia mondiale ed il futuro delle nuove generazioni del pianeta.
La guerra in Ucraina nell'ultima settimana vede le forze russe in difficoltà mentre le sanzioni economiche cominciano a incidere profondamente nella società e sull'economia russa, con Mosca isolata sempre di più nello scacchiere mondiale, per cui è stato un errore pensare che il presidente Xj Jinping stringesse ulteriormente i legami strategici con la Russia e concedesse nuove garanzie diplomatiche e mezzi i sussistenza economici. La Cina vuole tenersi lontana ed equidistante dall' "operazione speciale" in Ucraina, ben sapendo che una presa di posizione, sia pure ideologica, comprometterebbe le sue egemoniche mire economiche e politiche.
La competizione con l'occidente, in primis con gli Stati Uniti, ha visto la Cina investire molto, negli ultimi decenni, nella costruzione di forti legami con i suoi vicini dell'Asia Centrale, implementando una serie di progetti infrastrutturali per dare il via alla così detta "via della seta", allo scopo di accelerare gli scambi e le esportazioni, e dare maggior peso alla propria moneta al fine di allargare la sua sfera di influenza.
Ciò nonostante Pechino, comunque deve far fronte, a problemi irrisolti che minano e rallentano la sua economia. Le recrudescenze della Pandemia da Covid, con il lockdown, il rincaro delle materie prime ed il rallentamento dell'economia mondiale hanno portato alla chiusura di centri nevralgici della produzione cinese e al rallentamento della sua economia.
A Samarcanda è avvenuta una separazione morbida tra La Russia di Putin e la Cina di Xj: Putin cercava un alleato forte per le sue mire espansionistiche territoriali, la Cina invece, con "caritatevole mano", ha stipulato contratti favorevoli all'importazione di Gas e petrolio dalla Russia. Insomma la battaglia per le influenze nell'area sembra rivolgersi a favore della Cina, relegando la Russia a potenza minore. Pechino, d'altronde, ha sempre combattuto la sua "guerra" per l'egemonia, contrastando l'America e l'occidente, con le armi dell'economia seguendo due dei loro "saggi Proverbi": - siediti sulla riva del fiume e aspetta che passi il cadavere del tuo nemico - il collare alla tigre deve toglierlo chi glielo ha messo-
E, infatti di fronte agli sviluppi in Ucraina, dopo quasi sette mesi di guerra scatenata dall'invasione russa, Pechino gioca d'astuzia: i colloqui di Samarcanda gli sono serviti per capire e anticipare le mosse future e non di certo per aiutare un amico dall'incerto futuro. Inoltre le azioni russe stanno facilitando l'aggregazione di quei Paesi dell'Asia Centrale, che facevano parte dell'unione sovietica, verso la Cina perchè si sentono sotto pressione e minacciati da Mosca.
Il Dragone ha un economia rivolta all'esportazione e ora che la vittoria russa in Ucraina è sempre più incerta, per quanto ci possano essere visioni sociali diverse, dissapori e contrasti con l'occidente e l'America, la Cina ogni anno ha surplus commerciali ragguardevoli stimati in miliardi di dollari che drena ai paesi del G 7 allargato.
Pecunia non olet dicevano i latini. Il denaro non ha odore, ma non ha neanche colore per cui le guerre, al di là delle armi usate, si sono combattute e si combattono sempre per la brama di potere e di ricchezza; peccato che a pagarne il prezzo, universalmente, sono sempre i più deboli e sprovveduti. Tanta logica, tante belle e altruistiche parole e tanta simbologia ma l'obiettivo, secondo Bertrand Russell, resta sempre la conquista del "potere".
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