La capacitá di adattamento rappresenta senza dubbio una delle principali qualitá che un politico deve saper dimostrare. Se è vero che fare bei programmi serve a ben poco, se poi non si è all’altezza di governarne la realizzazione, resta il fatto che la conoscenza della realtá in cui si è chiamati ad operare, unitamente alla chiarezza degli obbiettivi, rappresentano quanto meno un promettente inizio.
La candidatura di Lello Russo, espressione dell’area riformista cittadina, si propone sotto questi auspici.
Il punto di partenza è una cittá che oggi è piuttosto lontana da come Russo l’aveva lasciata, poco meno di tre anni fa. Il cambiamento è innazitutto nelle aspettative. Ventisette mesi di tronfio immobilismo hanno lasciato un brutto segno nella percezione della politica, da parte dei cittadini. I quali si aspettavano di andare avanti, cosi’ come la realtá loro circostante. Mentre al contrario sono rimasti indietro, inchiodati da un immobilismo amministrativo che non ha affrontato uno, uno solo, dei problemi di Pomigliano.
E in politica, restare fermi equivale ad indietreggiare, perché ad avanzare sono sempre le cose intorno. Chi vincerá le elezioni dovrá quindi innanzitutto ristabilire un clima di fiducia nelle istituzioni cittadine. Fiducia nel saper affrontare i problemi. Il che vuol dire conoscenza e concretezza, ma anche visione d’insieme.
In un ipotetico confronto col papirologo Del Mastro, il medico pomiglianese parte da un evidente vantaggio. Maranese d’adozione, il sindaco rosso-pentastellato era costretto ad abbeverarsi quotidianamente dei racconti altrui, per conoscere la situazione della cittá che amministrava. Se dovesse ridiventare sindaco, di sicuro Lello Russo non dovrá basarsi sulla tradizione orale dei suoi consiglieri, per sapere cosa succede.
Che poi, cosa succede e cosa serve a Pomigliano Lello Russo sembra saperlo a memoria e più di tutti. Innazitutto, recuperare vivibilitá. Una opzione che, nella tradizione riformista, pone la persona comune al centro della politica, evocando immediatamente un concetto di ceto medio che è la base di riferimento sociale cui il riformismo guarda. E verso cui tende a spostare l’asse del progresso collettivo. In altre parole, fare si che tutti possano migliorare la propria percezione di vita quotidiana, ma a partire da quelli che ne hanno più bisogno.
Coniugare l’avanzamento della vivibilitá cittadina con azioni concrete non è compito banale, nemmeno per chi come Russo conosce i pomiglianesi come fossero suoi familiari. In varie occasioni il candidato riformista ha sostenuto che a Pomigliano la maggioranza delle persone segue comportamenti civili e responsabili. Fa la raccolta differenziata, guida rispettando le regole, non reca molestie agli altri, ha un rapporto con l’amministrazione educato e rispettoso, pur nella consapevolezza dei propri diritti che rivendica con fermezza. Tuttavia, lo stesso Russo è sempre stato consapevole che esiste anche una fetta di popolazione, assolutamente minoritaria, refrattaria alle basilari regole della convivenza civile, per la quale qualunque buona norma e rappresenta solo un fastidio.
La battaglia contro queste persone non può che assumere il carattere dell’opera mirata di persuasione, accompagnata dalla sanzione extrema ratio, necessaria quando proprio non si vuol capire.
L’azione riformatrice per il recupero della vivibilitá passa, evidentemente, per la condivisione popolare degli obbiettivi. Un esempio: le piste ciclabili. Fortemente volute da Russo quando è stato sindaco, hanno creato molti malumori e indubbie ulteriori difficoltá alla circolazione, stradale. Ma erano un segnale, un invito al cambiamento. Perché, chi è pomiglianese lo sa bene, ancora troppe persone sono mal abituate, prendono l’auto anche per fare meno di mezzo chilometro, magari solo per andare al bar a prendere un caffè.
A guardar bene, perciò, nemmeno servono poi tanto le piste ciclabili, visto che Pomigliano ha una estensione davvero limitata, soprattutto il suo centro, a basta far capire alle persone, in un modo o nell’altro, che la macchina devono prenderla solo quando serve, non per vezzo.
Il piano delle infrastrutture nelle aree periferiche neppure dev’essere aggiornato, perché praticamente è rimasto al punto in cui Lello Russo l’aveva lasciato, tre anni fa. Se il candidato dovesse ritornare a piazza Municipio 1, gli basterebbe ripartire da un “dove eravamo rimasti?”.
La macchina comunale probabilmente è quella che necessita di maggior attenzione. Alcuni uffici, essenziali per la vivibilitá e per lo sviluppo della cittá, hanno dato recentemente prova di inadeguatezza. L’approccio riformista non può né prescindere dalla gravitá della situazione, né immaginare liste di proscrizione per chi non ha saputo essere all’altezza del compito d’ufficio.
Non sará facile mettere mano a un problema del genere, e la saggezza dell’etá potrebbe rappresentare una ulteriore risorsa.
di Francesco Cristiani
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