Ancora una volta Berlusconi è stato assolto. Con la formula più piena: perché il fatto non sussiste. E come già in passato, c’è chi gioisce (i suoi sostenitori) e chi si rammarica (gli avversari). Con questo esito del processo Ruby ter la magistratura inquirente milanese scrive una bruttissima pagina della propria storia. Non la peggiore, intendiamoci, perché s’è visto di peggio. Ma anche questa vicenda non è da poco, in un panorama già costellato di brutte figure.
Si, perché questa è una brutta figura, anzi pessima. E non perché sarebbe stato meglio che Berlusconi fosse stato condannato. Piuttosto, perché un processo del genere non doveva proprio avere luogo. Lo si evince già ora, senza dover attendere il deposito delle motivazioni (che arriveranno tra 90 giorni), dal comunicato ufficiale del Tribunale di Milano, che spiega con poche ma sufficienti parole perché tutti gli imputati sono stati assolti.
La questione è semplice. Nel nostro paese, che non a caso vanta una cultura giuridica millenaria e una costituzione garantista, quello di testimone e di indagato sono due ruoli completamente distinti. Il teste ha il dovere di rispondere e dire la verità, l’indagato ha sempre diritto a essere assistito da un avvocato ed avvalersi della facoltà di non rispondere. Procurare la falsa testimonianza di un teste, che invece di essere teste era a tutti gli effetti un indagato, è giuridicamente un controsenso. Per questo motivo i giudici del tribunale di Milano hanno mandato assolti tutti.
Si dirà: ma comunque è stato Berlusconi! È lui che ha indotto i suoi coimputati a fare quelle dichiarazioni non vere, e poco importa se chi le ha fatte era teste o indagato! È in sintesi estrema la tesi portata avanti da politici e giornalisti poco amichevoli verso l’ex cavaliere.
Questi paladini delle legalità a fasi alterne dimenticano in tal modo che quella legalità, che tante altre volte invocano, è fatta innanzitutto di regole procedurali. Le quali hanno la stessa importanza delle norme sostanziali, e senza di cui il processo nemmeno esisterebbe.
Ma diamo per buona la tesi. Si, è stato Berlusconi, quelle cose le ha fatte davvero. Così però la gravità della gestione dell’indagine da parte della Procura di Milano finisce per apparire ancora più gravemente lacunosa, avendo portato a un rovinoso esito di giustizia sostanziale.
Il paradosso è che la magistratura inquirente italiana, difronte a episodi come questo, non si pone troppi problemi e evita di interrogare se stessa. Anzi, per la cronaca, il protagonista del più clamoroso errore giudiziario della storia repubblicana, e parlo del caso Tortora, ha terminato la propria carriera raggiungendo il vertice del proprio ruolo. Così va il mondo, in Italia.
di Francesco Cristiani - Avvocato
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