On. Alberto Bagnai, il contesto politico sembra polarizzarsi. C’è una destra pura e un centrosinistra spurio. Ad oggi, chi la sta spuntando e perchè?
Personalmente trovo convincente la lettura che del panorama politico italiano dà Gianfranco Rotondi nel suo ultimo saggio: la vita politica italiana dell’intero dopoguerra è stata caratterizzata da una dinamica sostanzialmente bipolare, che una volta era DC-PCI, e oggi è destra-sinistra. Tolgo la parola “centro” perché non la amo e non ne capisco molto il significato, se prendiamo per buona la tesi di Rotondi (come mi sembra che faccia anche lei, perché non mi parla del terzo polo, che affettuosamente definisco il vuoto coi partiti intorno)! La sta spuntando la destra perché, esattamente come a suo tempo la DC, dà agli italiani la sensazione di prenderli sul serio e di voler tutelare i loro interessi, in particolare di difenderli dalle parole d’ordine fuorvianti e fallimentari che vengono dall’Europa: ieri l’austerità, che ci ha consegnato al disastro della recessione 2012-2014, oggi il green, che ci ha consegnato all’altro disastro della crisi energetica.
Col favore dei sondaggi, Giorgia Meloni sarà premier. C’è qualcuno che dice che indicherà un federatore per paura dei mercati che la farebbero cadere. C’è del vero?
Non so perché i mercati vorrebbero far cadere un Governo che vuole realizzare un fisco più razionale e favorevole alla crescita, che non è pregiudizialmente nemico del risparmio come quello di sinistra, che sostiene la capacità imprenditoriale degli italiani. Se poi volessero farlo, non so se gli converrebbe: la Grecia, quando è stata fatta scientificamente saltare per aria, contava per il 3% del Pil dell’Eurozona. Dopo quello che viene definito il suo risanamento è scesa all’1%. L’Italia conta ancora per il 14% del Pil dell’Eurozona. Portarla al 5% non conviene né agli italiani, né ai mercati. Coi mercati è giusto parlare e spiegare con chiarezza sfide e opportunità. Dopo di che, visto che l’Italia in tutta la sua storia unitaria non è mai fallita, mentre i mercati dal 1861 a oggi ci hanno dato infiniti esempi della loro non infallibilità (dalla crisi di Wall Street all’ultima crisi globale, passando per crisi locali come quella dei mercati asiatici nel 1997), diciamo che il rapporto di fiducia va costruito col dialogo e su un presupposto di reciprocità. I mercati hanno bisogno degli Stati almeno quanto gli Stati hanno bisogno dei mercati.
Nelle elezioni interagiscono diversi fattori. Quello economico è il più importante. Proponete la flat tax. Ma è la panacea di tutti i mali?
No perché non esistono panacee, ma è un percorso che va nella direzione giusta, quella di un alleggerimento e di una semplificazione, e il cui primo passo, la cosiddetta “mini flat tax” per le partite IVA fino a 65.000 euro di fatturato, ha dato ottimi risultati in termini di evasione del sommerso. Costruiamo su una base di cui abbiamo provato la solidità.
Quanto sono diversi Meloni e Salvini?
Abbastanza da poter lavorare bene insieme.
Come giudica il maquillage culturale della Meloni?
Non è un maquillage.
In un governo di centrodestra, dove collocherebbe Salvini?
Praticamente con una sola domanda mi vuole far usurpare due ruoli: quello del Presidente della Repubblica, che sceglie il premier, e quello del Presidente del Consiglio, che propone i ministri! Accetto la sfida. Nelle ultime due elezioni (le prossime e quelle del 2018) abbiamo sempre sostenuto, pur partendo da posizioni di svantaggio, che il premier sarebbe stato espressione del partito che avrebbe ricevuto più voti. Quindi intanto lasciamo la parola ai cittadini, poi il primo ministro incaricato sceglierà. Certo, in giro per l’Italia sento (non solo nelle piazze ma anche nei palazzi) un grande plauso per il lavoro svolto da Salvini al ministero degli interni.
E lei dove si colloca?
Dove mi metterà il mio leader, che, se vorrà ascoltarmi, mi consentirà di proseguire il mio lavoro in Parlamento. Ma la scelta non è mia: non ho ambizioni se non quella di essere funzionale alla squadra che mi ha accolto con tanta cordialità e assenza di pregiudizi, facendomi sentire subito in famiglia. Una cosa che, dopo quattro anni, ha ancora un enorme valore per me.
Sui migranti che idee avete?
A occhio e croce le direi: quelle giuste, o comunque quelle condivise da una maggioranza silenziosa, trasversale e crescente di italiani. La difesa della vita, e, per altri versi, la cooperazione allo sviluppo sono due pilastri della nostra civiltà che nessuno mette in discussione. Dopo di che, nessuna dichiarazione dei diritti dell’uomo inserisce un diritto ad immigrare, il che non significa che non si debba accogliere, ma che si deve accogliere con frontiere e regole, a tutela prima di tutto di coloro che vengono accolti. Chi ci parla di un mondo senza frontiere auspica un mondo in cui non ci potrebbe essere asilo per chi la pensasse in modo diverso. Non a caso questo mondo viene vagheggiato da chi conviveva senza particolari problemi con i gulag.
E sulla sicurezza?
Quelle di tutti: nessuno desidera vivere in un ambiente insicuro e non mi risulta che ci sia un partito che propagandi l’insicurezza. La differenza è che noi abbiamo anche proposto soluzioni pratiche. Se le capiterà, come accade a me, di parlare con operatori della sicurezza, con le forze dell’ordine, si sentirà dire che il taser è uno strumento che consente di gestire situazioni potenzialmente molto pericolose. Eppure per adottarlo la Lega ha dovuto combattere una lunga battaglia politica.
Queste elezioni si possono solo perdere?
Come in qualsiasi campagna elettorale occorre rivolgersi agli elettori con attenzione, rispetto e sincerità. Quanto agli avversari, lasciamo pure che lavorino per noi: non bisogna mai interrompere un nemico mentre sta commettendo un errore.
Bagnai è nato nel 1962 a Firenze. Trasferitosi a Roma nel 1971, si è diplomato presso il Liceo classico statale Dante Alighieri e ha studiato economia presso il Dipartimento di Economia Pubblica (attuale Dipartimento di Economia e Diritto) dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", dove ha avuto come docenti Federico Caffè, Mario Arcelli, Giancarlo Gandolfo, Giorgio Rodano e Francesco Carlucci. Si è laureato in economia e commercio, all'età di 27 anni, nel 1989 con una tesi di econometria sulle "Procedure per la stima e verifica di ipotesi econometriche"; ha quindi discusso una tesi di dottorato di ricerca in Scienze economiche nel 1994 con una dissertazione sulla "Sostenibilità e percorsi dinamici del debito pubblico in Italia".
Nel 2005 diventa professore associato di politica economica presso la facoltà di economia dell'Università degli Studi "Gabriele d'Annunzio" di Chieti e Pescara. Poco dopo viene nominato Professore associato presso l'università Jean Monnet di Bari. Dal 2012 è ricercatore associato al CREAM presso l'Università di Rouen in Francia e dal 2013 è membro del direttivo dell'International Network for Economic Research. Nello stesso anno ha costituito l'Associazione Italiana per lo Studio delle Asimmetrie Economiche, da lui inizialmente presieduta. È stato anche visiting fellow del Centre for Globalisation Research (CGR) della Queen Mary University di Londra. Nel 2017 ha ottenuto l'abilitazione a docente ordinario.
Definitosi come un populista di sinistra, Bagnai ha cercato interlocutori in ambito politico fin dall'inizio della sua attività divulgativa. Assieme a Claudio Borghi ha portato il tema delle disfunzionalità della moneta unica all'attenzione di politici quali Matteo Salvini, Guido Crosetto o Giorgia Meloni.
Il 12 settembre 2013 nell'aula dei Gruppi di Palazzo Montecitorio, fatta riservare dalla Lega, l'associazione Asimmetrie organizzò con l'Università di Pescara e la Link Campus University il convegno "L'europa alla resa dei conti", un evento definito dal giornalista Jacopo Iacoboni "uno spartiacque e una prima prefigurazione della stagione sovranista al potere in Italia." A quell'evento parteciparono Bagnai con Claudio Borghi, Antonio Maria Rinaldi, Paolo Savona, Giuseppe Guarino e Vincenzo Scotti.
Il 4 dicembre 2013 Bagnai è stato ascoltato dalla commissione finanze della Camera dei Deputati sui temi di politica tributaria e del settore bancario in relazione all'euro, alla vigilia del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea.
Il 23 gennaio 2018 viene annunciata la sua candidatura con la Lega in Toscana, in Abruzzo, nel Lazio e nel collegio uninominale di Firenze alle elezioni politiche del 2018, ricevendo gli auguri su Twitter di Stefano Fassina. Risulta eletto nel collegio plurinominale in Abruzzo.
Il 21 giugno 2018 viene eletto Presidente della 6ª Commissione permanente Finanze del Senato. Gli subentra dal 29 luglio 2020 Luciano D'Alfonso.
Nell'estate 2020 subentra a Claudio Borghi come responsabile del "dipartimento economia" della Lega.
Oggi è candidato alla Camera dei deputati per la Lega
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