Fenomenologia della moderazione

Velleca Donato • 24 agosto 2022

Fenomenologia della moderazione

Nello svolgimento di questa campagna elettorale sembra ci sia poca moderazione nell'uso verbale, negli atteggiamenti pseudo aggressivi e nella presentazione dei programmi.

Essere moderati implica atteggiamenti o comportamenti improntati a dignità, coerenza e misura, indirizzati verso azioni positive e possibili, idonee a salvaguardare il bene collettivo e la pacifica convivenza sociale attraverso la tolleranza ma anche la temperanza.


Dalle tante dichiarazioni pubbliche rilasciate ai mass media dai politici in campo, si denota una reciproca trascuranza di buone maniere e di moderazione. Il dibattito , sia pure a distanza, non viene condotto nel modo più fluido possibile e quindi non aiuta gli elettori a capire passaggi dei discorsi sui programmi, troppo complessi e quindi anche noiosi.

Le democrazie moderne sono nate dal pensiero illuminista, ispirate agli ideali di tolleranza, libertà ed eguaglianza; il liberismo, che da tele pensiero è nato, ha bisogno di una fenomenologia ispirata al realismo da applicare a temi e problemi del mondo attuale, all'analisi del linguaggio, dell'etica, della politica e finanche dell'economia.


Infatti il ruolo del moderato, anche rimarcando con forza gli aspetti e gli ideali della sua organizzazione, deve sempre essere coerente con l'esplorazione dei fenomeni come mezzo per cogliere l'essenza che costituisce la verità del fenomeno, secondo la sua esperienza razionale e inconscia e usare parole ed espressioni meno gravi ed offensive.

E' con tale metodo, secondo la visione fenomenologica, che va affrontata la questione politica sul presidenzialismo e/o il premierato nel nostro paese.


I fenomeni storici, a partire dalla conclusione della seconda guerra mondiale, hanno portato l'Italia ad avere una democrazia parlamentare debole e come osservato dal prof. Augusto Barbera, alcuni passaggi della nostra Carta Costituzionale sono da rivedere a partire dalla constatazione che i capitoli sul governo e sui rapporti governo- parlamento sono le meno accurate e dettagliate della Costituzione, quasi come non si reputasse in fondo utile ne' tantomeno necessario vincolare a una precisa disciplina la nascita, la vita e la morte di un esecutivo. In tal senso, una riforma che punti all'elezione diretta del capo dello Stato sarebbe un primo grande segnale di cambiamento e di presa di coscienza del " fenomeno"-


Ignorare tutto ciò significa optare per un sistema che continui a garantire ai partiti una nicchia di potere a discapito della governabilità e dell'interesse del paese. Gridare al pericolo fascista significa ignorare coscientemente che i governi deboli hanno contribuito non poco alle degenerazioni totalitarie del secolo scorso.

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