Vittoria Baldino (M5S):"Alleanze? Il Pd decida cosa vuol fare da grande"

Felice Massimo De Falco • 9 febbraio 2023

Intervista alla pasdaran di Conte, Vittoria Baldino (M5S):"Alleanze? Il Pd decida cosa vuol fare da grande.  Il nostro obiettivo è tornare al governo sperando di non trovare un Paese retrocesso di vent’anni. Il PD deve decidere cosa vuole fare da grande e se intende abbandonare definitivamente l’agenda Draghi per adottare l’agenda sociale ed ecologista che serve davvero al Paese. Chi pensa che l’emergenza mafiosa sia finita non ha piena consapevolezza del fenomeno, di quanto sia ancora esteso e imperniante. Su Cospito Meloni deve ancora spiegare perché ha consentito ai suoi fedelissimi di utilizzare informazioni riservate come strumento di lotta politica. Il RdC è stato abolito, non ridimensionato, è stata l’unica mossa che hanno fatto coerente con le promesse elettorali: quando si tratta di colpire le classi più deboli non si perde tempo. Ma vedrà che anche su questo faranno retromarcia, perché si renderanno conto che il rdc è una misura di giustizia sociale fondamentale. "

- On. Vittoria Baldino, che differenza passa tra il Movimento a trazione Di Maio-Casaleggio e quello guidato da Conte?

Il M5S ha avuto un percorso di crescita da quando è entrato nelle istituzioni ad oggi, anche a seguito dell’esperienza di governo che ci ha consentito di misurarci con la necessità di rispondere alle esigenze di tutti, non solo di una parte, anche nella gestione delle emergenze, come abbiamo visto con il covid. Oggi possiamo dire di avere una maggiore consapevolezza ma senza mai perdere di vista i nostri principi fondamentali e i temi portanti come l’ambiente, la legalità e la giustizia sociale.

- Dopo varie vicissitudini istituzionali siete tornati all’opposizione. È la vostra collocazione ideale?

Abbiamo dimostrato di saper essere forza di opposizione e anche forza di governo in un momento, peraltro, difficilissimo della nostra storia. Per una forza politica che intende cambiare il corso delle cose con importanti interventi di politica economica ed energetica che guardino da qui ad un orizzonte temporale di 30 anni, l’opposizione non può essere la collocazione ideale. Il nostro obiettivo è tornare al governo sperando di non trovare un Paese retrocesso di vent’anni.

- Per vincere bisogna allearsi con qualcuno per affinità politica. Avete sciolto il patto col Pd, siete pronti a recuperarlo a seconda di chi vincerà il congresso Pd?

Io spero che si riesca a costruire un fronte compatto che restituisca agli italiani il sogno del progresso e che guardi con attenzione ai temi cruciali che ho citato prima, soprattutto in funzione e a vantaggio delle nuove generazioni che questo governo sembra aver dimenticato. Il PD deve decidere cosa vuole fare da grande e se intende abbandonare definitivamente l’agenda Draghi per adottare l’agenda sociale ed ecologista che serve davvero al Paese.


- Il filosofo Biagio De Giovanni reputa la Schlein “una grillina insediata nel Pd”. Ci andreste d’accordo?

Mi sembra prematuro dare un giudizio. Innanzitutto le faccio l’in bocca al lupo per il congresso, all’esito si vedrà quale sarà la strada che il nuovo o la nuova segretaria faranno al partito.

- Caso Cospito: come mai parlamentari vanno a trovare un anarchico condannato e non un disperato qualunque? C’è contiguità tra pezzi della sinistra col mondo anarchico?

Onestamente non credo che ci sia contiguità con il mondo anarchico, visitare gli istituti di pena e sincerarsi delle condizioni di salute e di vita dei detenuti è una sacrosanta prerogativa parlamentare. Io stessa sono andata diverse volte nelle carceri, ma in questo contesto non sarei andata per evitare di essere strumentalizzata e soprattutto di dare segnali a tutto un mondo che si sta muovendo per abolire il regime del 41bis. Detto questo, credo nella totale buona fede dei colleghi che sono andati in visita a Sassari.

- Cosa pensa del 41-bis?


 Il 41bis è un regime che nasce negli anni 80 e si rafforza per i soggetti pericolosi condannati per reati gravi e gravissimi come mafia e terrorismo dopo le stragi del 92. Si tratta di una norma che trasuda del sangue di chi ha dato la vita per contrastare le mafie e non deve essere messo in discussione. Chi pensa che l’emergenza mafiosa sia finita non ha piena consapevolezza del fenomeno, di quanto sia ancora esteso e imperniante.

- La Meloni ha chiuso la vicenda, ma cosa c’è ancora di scoperto?

Meloni deve ancora spiegare perché ha consentito ai suoi fedelissimi di utilizzare informazioni riservate come strumento di lotta politica, dimostrando tutta l’inadeguatezza della sua classe dirigente. E deve ancora scontare le prime mosse del suo governo che vanno in senso opposto a quello del contrasto alle mafie: indebolimento dell’ergastolo ostativo per i mafiosi, espunzione dei reati di corruzione dai regimi ostativi, la dichiarata volontà di indebolire le intercettazioni per i reati di corruzione e di cancellare la riforma della prescrizione voluta da Bonafede, senza contare i passi indietro sul contrasto all’evasione. Evasione e corruzione sono reati spia dei comportamenti mafiosi, teniamolo sempre a mente.

- Giorgia Meloni gode ora della fiducia degli italiani ed è legittimata in Europa a dispetto dei suoi proclami ante-elezioni. Quando inizieranno i primi problemi?

Io credo che i problemi siano già iniziati, non tanto per lei quanto per gli italiani che non hanno visto uno straccio di intervento per la crescita del Paese. I parametri economici del prossimo anno saranno impietosi e loro pensano di coprire l’immobilismo con la propaganda, ma non ci riusciranno a lungo.

- Il RdC è stato fortemente ridimensionato. Porterete la gente a Palazzo Chigi?


Il RdC è stato abolito, non ridimensionato, è stata l’unica mossa che hanno fatto coerente con le promesse elettorali: quando si tratta di colpire le classi più deboli non si perde tempo. Ma vedrà che anche su questo faranno retromarcia, perché si renderanno conto che il rdc è una misura di giustizia sociale fondamentale.

- Perché temete l’autonomia differenziata?

Guardi, se guardiamo ad esempio la sanità, che è già di competenza regionale, e l’esperienza della pandemia, possiamo già immaginare cosa accadrà per tutte le altre materie oggetto di autonomia differenziata. Questa riforma spaccherà ulteriormente il Paese che già viaggia a due velocità con la conseguenza che anche le regioni che se la passano meglio rallenteranno perché se non riparte il sud non riparte l’Italia.

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