On. Verini, si è insediata la nuova segretaria Elly Schlein, da subito ha detto via i capibastone e i cacicchi. Sarà un’impresa abbastanza ardua?
E’ una linea giusta, molti dei problemi del Pd sono venuti da un correntismo che impediva ogni apertura, il dominio nel partito non era patrimonio degli iscritti e degli elettori ma era potere concentrato nelle mani di persone che magari detenevano il potere locale o nella regione. Questa concentrazione di potere spesso controllava le decisioni politiche del partito. Sia Veltroni che Zingaretti si sono dimessi per questo motivo. Ha fatto danni al Pd
Chi è il regista della vittoria di Elly Schlein?
Secondo me se stessa perché lei è stata ed è una leader competitiva, non ha chiesto il permesso a nessuno per candidarsi, ha scelto una strada e l’ha percorsa con le sue gambe, poi sicuramente c’è stato chi le ha dato dei consigli. Ma molta della sua vittoria è merito suo. In passato le leadership erano frutto di accordi, stavolta è stata una sfida vera tra lei e Bonaccini.
Quali sono i dossier sul banco della segreteria da affrontare subito?
Innanzitutto una radicale rigenerazione del partito, l’obiettivo è ricostruire un partito aperto alla società che si occupi a tutti i livelli dei problemi dell’Italia: penso alle ingiustizie sociali, alle diseguaglianze, alla lotta contro la povertà, poi penso ai lavoratori dipendenti, ai pensionati che faticano ad arrivare alla fine del mese o che hanno i figli disoccupati. Naturalmente vanno fatte battaglie anche per chi la ricchezza la può creare, sostenere i milioni di piccole e medie imprese significa creare lavoro. Poi c’è il grande dossier della transizione ambientale, investire nell’economia sostenibile, combattere contro i cambiamenti climatici significa lottare per la difesa dell’ambiente ma significa anche creare posti di lavoro legati alla sostenibilità
Possiamo dire che con questa segretaria il Pd fa un passo più a sinistra?
Il Pd è un partito che ha le sue radici e il suo futuro a sinistra, poi ci sono gruppi di estrema sinistra minoritari che in realtà danneggiano la sinistra, non basta definirsi di sinistra, bisogna poi che la sinistra abbia le sue alleanze, riesca a diventare maggioranza nel Paese. Io penso che il Pd della Schlein sarà certamente un partito di sinistra ma che lavorerà intanto per stare unito e poi conquisterà il consenso di una forza sempre più grande, un partito a testa alta capace di costruire le alleanze, ma queste vengono dopo, oggi la priorità è lavorare all’interno. Essere a sinistra non è dato dall’autodefinirsi di sinistra, ma dalle politiche che si praticano. La differenza sta tra chi sui morti in mare gira le spalle e chi invece crede nel soccorso sempre di vite in pericolo, accoglierle ed integrarle. Il partito di Elly Schlein avrà il compito di far tornare al voto quei 7 milioni di voti che abbiamo perso nel 2008.
Sulle alleanze volevo dire una cosa: è possibile un campo largo 2.0?
Questo assillo delle alleanze io non ce l’ho, prima dobbiamo fare i conti con noi stessi. Se partiamo col dire con chi ci alleiamo, con 5 Stelle o con Calenda, noi sbagliamo. Abbiamo bisogno di allearci con l’Italia e poi si vedrà. Le alleanze per esempio le farei subito in Parlamento: perché non facciamo battaglie comuni contro questo governo che fa scempio di tanti diritti sociali, perché non convergiamo? Fra un mese ci saranno elezioni locali e andrà come andrà, ma il vero appuntamento è nel 2024 con le europee dove si vota col proporzionale: questo è il nostro obiettivo e poi si costruirà il percorso per le elezioni politiche.
Prese singolarmente, la Meloni e la Schlein, (ovviamente la Meloni ne ha fatta di strada già), come leader, quali differenze le dividono a quali cose le accomunano?
Sono due donne di grande carattere e tenacia ma c’è una differenza: la Meloni ha valorizzato il fatto che la sua leadership se l’è conquistata da sola, combattendo, rompendo il soffitto di cristallo come si suol dire, la Schlein la sua leadership se l’è costruita non da sola ma con una squadra, un percorso fatto di battaglie femministe e ambientali. La Schlein parla di sorellanza, cioè le battaglie per essere davvero forti e incisive, devono essere fatte insieme; la Meloni è più solitaria.
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