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Un pizzicotto e sono sveglia… - la rubrica di Simona Sanseverino

Simona Sanseverino • 22 marzo 2023

Presi le chiavi ed alle sette e trenta uscii di casa. Mi fermai al bar vicino casa che vendeva croissant francesi… Se c’era una cosa che ti faceva capire che erano veri croissant francesi era l’odore di burro che ti restava sulle mani tutto il giorno. Presi la metro e scesi una fermata prima… in modo da proseguire a piedi fino all’ufficio. Camminare mi avrebbe aiutato a scaricare la tensione che accumulavo a ogni minuto che passava e mi avvicinava all’appuntamento. Ero in agitazione. Non riuscivo a gestire l’emozione. Era indomabile. Forse era solamente paura.
  Arrivata in ufficio non ero per niente concentrata sul lavoro… contavo le ore e i minuti che sembravano non passare mai. Alle dieci e trenta un messaggio di Claudio: “va bene se passo a prenderti a Corso Buenos Aires alle 14.15?
” Feci passare all’incirca trenta minuti… così da sembrare indaffarata. Poi risposi: “è perfetto!

Insomma era arrivato il giorno in cui dopo mesi avrei rivisto Claudio.
Erano le sei e trenta. La sveglia era puntata alle sette. Capita di sovente che io mi svegli prima. Questa volta però il mio anticipare la sveglia era meno misterioso. Il vero motivo di questo risveglio anticipato era dovuto a quello che vivevo come l’appuntamento più importante della mia vita. Non potevo ancora sapere cosa realmente sarebbe accaduto, ma l’emozione che vivevo in quel momento era così misteriosamente affascinante… rimasi a letto, presa dal pensiero di Claudio che mi fasciava e mi avvolgeva.


Mi alzai solo per aprire le tende, poi tornai tra le coperte nel tepore del risveglio… Ero emozionata ma allo stesso tempo avrei voluto fargli tremila domande. Una sorta di interrogatorio al fine di comprendere come mai non si fosse fatto vivo prima. Ma sapevo che questo non sarebbe accaduto. Avrei voluto buttargli le braccia al collo e baciarlo. Ma neppure questo sarebbe accaduto. Sarei stata piuttosto in silenzio a vedere lui cosa avesse detto a discolpa. Se mai avesse detto qualcosa. Cioè semmai avesse percepito di avere una colpa… se mai l’avesse avuta. Avevo fatto un sogno orribile. Avevo sognato Claudio che veniva a prendermi in compagnia di un’altra donna… per fortuna era solo un incubo.


Le sette, suona la sveglia decisi di alzarmi. Fare una doccia e vestirmi. Bevvi il solito caffè macchiato con latte e mi preparai per andare a lavoro. Aprii la finestra. Non faceva particolarmente freddo. Misi del trucco in borsa in modo da poter essere pronta per le 14… al mio solito non uscivo truccata per andare a lavoro. Mi preferivo acqua e sapone o semplicemente ero sempre in ritardo e non mi rimaneva mai del tempo per un make up. Ma quel giorno mi sarei truccata in ufficio. In maniera leggera… un po’ di ombretto matita e del lucido sulle labbra.


 Indossai un semplice tubino bluette che avevo comprato il giorno prima con Francesca. Misi in un sacchetto un paio di decolté neri in modo da sostituirli ai miei ugg color grigio chiaro. Presi le chiavi ed alle sette e trenta uscii di casa. Mi fermai al bar vicino casa che vendeva croissant francesi… Se c’era una cosa che ti faceva capire che erano veri croissant francesi era l’odore di burro che ti restava sulle mani tutto il giorno. Presi la metro e scesi una fermata prima… in modo da proseguire a piedi fino all’ufficio. Camminare mi avrebbe aiutato a scaricare la tensione che accumulavo a ogni minuto che passava e mi avvicinava all’appuntamento. Ero in agitazione. Non riuscivo a gestire l’emozione.


Era indomabile. Forse era solamente paura. Arrivata in ufficio non ero per niente concentrata sul lavoro… contavo le ore e i minuti che sembravano non passare mai. Alle dieci e trenta un messaggio di Claudio: “va bene se passo a prenderti a Corso Buenos Aires alle 14.15?
” Feci passare all’incirca trenta minuti… così da sembrare indaffarata. Poi risposi: “è perfetto!
” Non ero nei panni. Corso Buenos Aires era non molto distante dal luogo in cui lavoravo. Ci sarei arrivata a piedi. E nemmeno tanto cammino su quei decolté… Quel messaggio decretò la fine della giornata di lavoro.


Cercai di mandare avanti delle pratiche ma non riuscivo per niente a concentrarmi. Andai nella stanza di Nadia, ma lei non c’era. Era fuori per un servizio ed un’intervista ad un noto attore. Cercai Lucia ma era in riunione con il capo. Non potevo chiamare Francesca che a sua volta era in volo per Zurigo… decisi di cominciare a leggere il canovaccio per la nuova campagna pubblicitaria. Ma in realtà vedevo Claudio ovunque… Allora decisi di telefonare a Rebecca per informarla del tutto… “Pronto Rebecca… ciao sono io” “Chiara dimmi non sei a lavoro?” – Rebecca “Si si sono a lavoro ma devo dirti una cosa importante” “Cosa non farmi preoccupare sputa subito il rospo” – disse Rebecca sorridente “Sai chi viene qui oggi? “Chi?” – Rebecca “Claudio… aveva un appuntamento di lavoro e poi mi verrà a prendere alle 14 e trascorreremo il pomeriggio insieme

“Claudio?!... ma dai… non lo vedi da mesi… e tu come ti senti… come l’hai presa? Hai indossato qualcosa di carino? Mi raccomando mantieni il sangue freddo… non dargliela per vinta a quello lì!” “Dai su Rebecca smettila… è stato così carino da chiamarmi…” “Se chissà che vuole quello lì… prima sparisce e poi si fa vivo come se nulla fosse. Fossi in te non abbasserei di certo la guardia!” Come al solito Rebecca mi faceva domande a raffica senza neppure aspettare le risposte. Mi mise in guardia… “E’ uno carismatico certo. Posso capire il suo fascino. Ma è uno arrogante che vuole controllare tutto…” aggiunse con sincerità. Interruppe per un po’ il mio sogno… ma mi fece bene.


Mi aiutò a tornare con i piedi per terra. Si insomma a non fantasticare troppo su quell’incontro. La conversazione durò all’incirca una decina di minuti. Mi fu chiesto di tutto. Raccontai le cose nei minimi particolari. Cioè le mie sensazioni visto che ancora non era accaduto molto. Rebecca con fare materno mi riempì di raccomandazioni. E mi disse di chiamarla non appena lui mi avesse lasciata. Terminai di parlare con lei alle undici e trenta. Presi a farmi un the ai lamponi, il mio preferito. Mentre lo bevevo arrivarono Nadia e Lucia. Sedemmo al divanetto lì nella mia stanza e cominciai a raccontare la cosa. Lucia fu contenta e premurosa. Nadia disse: “Stavolta non farlo andar via se non te lo scopi!”.


 Scoppiammo tutte a ridere. E servì a farmi rilassare. A quel punto mancava poco. E tra una cosa e l’altra corsi in bagno a prepararmi per scendere. Ci tenevo ad essere puntuale nonostante Nadia mi avesse detto di farlo aspettare. Io sarei stata puntuale. Alle 14.10 indossai il bolerino di pelliccia e scesi dall’ufficio. Il cuore mi batteva all’impazzata. L’ascensore arrivò al piano terra ed io mi precipitai fuori appena le porte si aprirono inciampando nei miei piedi. Mi incamminai di fretta verso Corso Buenos Aires. Dopo cinque minuti esatti ero lì. In lontananza vidi Claudio… Bello, bello da morire. Cappotto nero ed abito blu con cravatta… non l’avevo mai visto così. Il vento gli scompigliava i capelli.


Era al telefono, andava su e giù per il marciapiede. Parlava, gesticolava ad un tratto si voltò e mi vide. Sorrise magicamente… Nessun uomo mi faceva l’effeto di Claudio. E non riesco a comprenderne il motivo. Mi avvicinai piano per non disturbare quella sua telefonata. Avrebbe potuto essere per lavoro. Il mio cuore non riprendeva il battito regolare. Lui continuava a sorridere e parlare. Mi prese per un braccio e mi baciò dolcemente sulla guancia. Mi sentivo come una persona che aveva tra le mani lo strumento che amava ma non lo sapeva suonare. Ero paralizzata. Ci misi qualche istante per ritrovare la voce. Era stupendo come sempre. Era a suo agio anche a Milano. La sua disinvoltura fece sembrare come se non ci fossimo mai persi. Ed invece era sparito per oltre due mesi. Non potevo dimenticare. Iniziai a sentirmi stupida e imbarazzata. Sicuramente stavo reagendo in modo eccessivo a qualcosa che esisteva solo nella mia immaginazione

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