Uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile è legato all’eradicazione della povertà in tutte le sue forme. Ci sono però categorie che possono essere più a rischio di altre. È questo il caso delle persone con disabilità, che non sempre riescono a raggiungere una piena autonomia e inclusione nel mondo del lavoro.
Nel marzo 2021 è stata adottata la strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030 con lo scopo di ridurre la marginalizzazione economica e sociale delle persone con varie forme di invalidità. Uno dei pilastri su cui si fonda è la necessità di maggiore accessibilità infrastrutturale che incide direttamente sull’autonomia. L’accesso a internet, ad esempio, può essere un aiuto importante ma ad oggi non è ancora capillare tra le persone con disabilità.
L’autonomia è un prerequisito fondamentale per poter partecipare nella vita della società al pari degli altri. Sono però necessarie numerose politiche di tutela per evitare che questa condizione influisca sull’ottenimento di un lavoro adatto alle esigenze del singolo individuo e che permetta buoni standard di vita.
Le persone con disabilità sono infatti una categoria particolarmente esposta al rischio di povertà. Con questo termine si intende una condizione in cui il reddito disponibile è al di sotto di una precisa soglia di povertà calcolata sull’intera popolazione, ci sono dei gravi problemi di deprivazione materiale e sociale o le persone del nucleo familiare sono disoccupate o hanno lavori discontinui. Nell’Unione europea, la percentuale di persone disabili a rischio di povertà è sempre maggiore rispetto a quella di coloro che non hanno condizioni di salute invalidanti.
In Italia, le amministrazioni ricoprono una funzione importante a livello sociale. In quanto enti di prossimità, sono più vicini alle esigenze dirette della popolazione. Hanno quindi la possibilità di finanziare interventi che hanno un impatto diretto sulla tutela delle persone più fragili, destinando una parte delle uscite di bilancio. In questo ambito specifico, si parla sia di riduzione fisica delle barriere architettoniche che di incentivo all'inclusione sociale e lavorativa, attraverso azioni che mirano alla riduzione di altre barriere meno fisiche ma altrettanto dannose.
Nel 2018 i comuni italiani hanno speso in tutto circa 7,5 miliardi di euro per la gestione del welfare nelle loro aree di competenza. I costi per gli interventi legati alla disabilità comprendono il 26,8% delle uscite totali, all'incirca 2 miliardi di euro. Rappresenta la seconda voce di spesa più onerosa per le casse comunali.
Calcolando l'incidenza a livello regionale, i comuni sardi sono quelli in cui risulta più rilevante (45,7%). Seguono quelli abruzzesi (35,7%) e quelli lombardi (31,8%). È invece la più bassa per le amministrazioni dell'Emilia-Romagna (19,6%) della provincia autonoma di Bolzano (18,3%) e della Valle d'Aosta (0,4%).
Testata Giornalistica con iscrizione registro stampa n. cronol. 1591/2022 del 24/05/2022 RG n. 888/2022 Tribunale di Nola