Svista sul mondo - La rubrica di Simona Sanseverino

Simona Sanverino • 3 maggio 2022

Svista sul Mondo

E quindi il mondo così com’era somigliava ad un container di quelli che trasportavano merci speciali. Non certo di un unico tipo. Ma, al di là della non omogeneità dei materiali, l’impressione era il caos che ne governava l’assemblamento.


Chi avrebbe dovuto svuotare e ripulire quel container come avrebbe mai fatto? Cosa avrebbe potuto sistemare con cosa? “Questo qui e quello lì” sembrava essere impossibile. Il nostro mondo aveva attraversato guerre e diaspore di ogni genere. L’Occidente le aveva per lo più superate. Parte dell’Oriente si era pressappoco sistemato a suo modo.


Alcuni popoli ce l’avevano fatta solo su carta, altri proclamavano il progresso. A volte mi sembra un puzzle di dittature invisibili. E per quale motivo, nonostante guerre e battaglie vinte, c’era sempre qualcuno che rimaneva indietro? Beh comunque altre guerre erano sempre in atto.


Guerre di poteri sconosciuti, guerre di civiltà troppo arretrate o troppo avanti. Io non ci capisco ancora nulla. Cosa si combatte per cosa. Un caos! Quindi il mondo secondo me era in balia di delirio di onnipotenza e di un libertinaggio che non trovava riscontro nè in quella libertà filosofica nè nella dignità morale e profetica.


Il mondo comunque era in guerra fredda per tanti motivi che certo io non saprei considerare.

O semplicemente era ormai un mondo freddo…


Il container non trasportava certo guerre ma risultati. Il prodotto di quella storia fino ad allora. C’eravamo noi. E c’eravate voi. Noi si andava avanti.

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