Senatrice Petrucci, le vittime a Crotone sono 66: tra loro, 15 minori e 21 donne. Le persone salvate sono 81, ancora decine di dispersi: le ricerche andate avanti tutta la notte. I sommozzatori recuperano zaini e vestiti. Un uomo ha perso moglie e tre figli sotto i 12 anni. Come può succedere ancora oggi una cosa del genere?
Una tragedia vera. Non ci sono parole per esprimere lo sgomento per un dramma che non lascia nessuno indifferente. Le immagini che i mezzi di informazione hanno veicolato rimangono scolpite negli occhi e nel cuore di tutti noi. Nell’esprimere il più profondo cordoglio per quanto accaduto sulle coste della Calabria, il nostro pensiero va alle persone travolte dalla furia del mare, la cui disperazione è stata sfruttata da criminali senza scrupoli. L’impegno del governo in questo senso non potrebbe essere più chiaro. È vero: oggi queste cose non possono più accadere, non avevamo purtroppo bisogno di questa ulteriore tragedia per rafforzare una convinzione che già abbiamo e che guida il nostro lavoro.
I quattro presunti scafisti, che avrebbero condotto il barcone dalla Turchia all'Italia nonostante le condizioni proibitive del mare, approdando sulle coste calabre e causando il naufragio di Steccato di Cutro, sono stati individuati dalla Squadra Mobile di Crotone e dai Carabinieri. Ma come arginarli all’origine se non con l’aiuto dell’Europa?
È proprio questo il punto. Se, come accaduto in passato, l’Italia viene lasciata da sola a contrastare i trafficanti di vite umane, questi assassini che si fanno spazio tra le paure e la disperazione delle persone per guadagnare soldi macchiati sangue rimarranno impuniti e liberi di portare avanti le loro attività. È stato affermato durante l’ultimo Consiglio d’Europa, la stessa Giorgia Meloni non perde occasione per ribadirlo: quella dei migranti è una questione europea. Un’azione tempestiva dell’Europa per fermare gli assassini nei porti di partenza è l’unica possibilità che abbiamo.
Secondo i primi accertamenti, avrebbero richiesto ai migranti per il viaggio circa 8mila euro ciascuno. È un giro d’affari che non si ferma.
Cifre spaventose che la dicono lunga su quanto gli scafisti abbiano imparato a gestire i loro sporchi affari e a obbligare le persone, dietro promesse fasulle di nuovi paradisi, a vendere tutto quello che hanno, case comprese, per poter avere anche solo la speranza di raggiungere altre coste. Io credo che su questo non debbano esserci fraintendimenti o divisioni: questi criminali vanno stanati e puniti.
“L'Occidente, con le sue politiche, obbliga migliaia di esseri umani ad avere come unica soluzione quella di intraprendere viaggi della speranza che poi sono viaggi della tragedia. Sono tragedie fisiologiche in un'Europa che alza muri e fili spinati e poi fa a scaricabarile sulle responsabilità”. Lo ha detto l'ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Cosa risponde?
Una delle cose che più mi ha rattristato, in questa vicenda così drammatica, è che da alcune parti si è levata la tendenza alla strumentalizzazione. Faccio questo discorso in generale perché credo che tragedie come questa debbano unire tutte le forze politiche e civili nella condanna più ferma rispetto ai crimini di cui gli scafisti continuano a rendersi responsabili. Chiarito questo aspetto, ho già detto che l’Europa, in questo campo, è chiamata a fare molto di più e molto meglio, perché le tragedie del mare non finiranno fino a quando non ci sarà un’azione comune tempestiva. Da qui a dire che la colpa delle morti in mare sia dell’Occidente e non dei mercanti di morte ce ne passa. Mi sembrano posizioni dettate più dall’ideologia che da un’analisi effettiva di ciò che accade.
È giusto quello che dice il ministro Piantedosi che la disperazione non è una giustificazione per partire?
Comincio col dire che il ministro Piantedosi ha dimostrato con i fatti tutto l’impegno e il rigore utilizzato nella vicenda. Con chiarezza ha già esposto la sequenza degli accadimenti di quella notte. Mi è dispiaciuto invece, tornando al tema della strumentalizzazione a cui facevo riferimento nella precedente domanda, che da molte parti siano piovuti attacchi pretestuosi rispetto a quanto dichiarato in seguito alla tragedia. Quando si parla di disperazione di coloro che partono, infatti, la responsabilità ricade esclusivamente sugli scafisti che, per riempire le carrette del mare, dipingono scenari opposti alla realtà di una traversata rischiosissima. Ecco il punto decisivo, che spinge queste persone a imbarcarsi. Io credo che, di fronte alla verità di un viaggio in mare pieno di pericoli, ben pochi partirebbero. Quando il ministro fa riferimento alla necessità di fermare questo genere di traversate, ha ragione da vendere.
Calenda ci va duro su Piantedosi: “Il ministro Piantedosi dice delle cose che sono agghiaccianti. Non fa il burocrate, è un ministro della Repubblica italiana e rappresenta tutti gli italiani. Il suo modo di fare davanti al dramma è insopportabile: si esprime con un linguaggio inumano e il tono con cui parla è inaccettabile da un punto di vista etico, morale e umano”.
Calenda può dire ciò che vuole e far parte del teatrino della decontestualizzazione che è stato messo su. Ma resta il senso di un messaggio, quello del ministro, che è stato utilizzato come arma per un attacco politico anziché come strumento di comprensione dei nostri obiettivi . Piantedosi ha anche rimarcato l’impegno e la volontà del governo di scongiurare le tragedie del mare, che da anni macchiano il Mediterraneo di sangue innocente. Lo ha fatto da uomo delle istituzioni quale è. Che si vada a sindacare sul modo in cui lo dice, e cioè senza speculare sul dolore, credo sia a dir poco pretestuoso.
Intanto Piantedosi parla col suo pari grado francese e promette viaggi in Libia e Tunisia per evitare che le carrette di mare vengano in Italia schiave degli scafisti. Ci hanno tentato in molti ma nessuno vi è riuscito. Allora dov’è la soluzione?
Quando parlo di fatti, mi riferisco anche a questo. Il ministro ha dimostrato, attraverso l’incontro con il suo omologo francese Gérald Darmanin, di lavorare con impegno per trovare soluzioni concrete. Non si può ragionare di soluzioni in tema di migrazione mantenendosi su una base nazionale. Nell’attesa di un impegno europeo, è fondamentale infatti confrontarsi con i Paesi come la Francia, con i quali condividiamo interessi comuni. Rafforzare la cooperazione è essenziale. È vero che si tratta di azioni che già in molti hanno tentato ma, a differenza del passato, risultati concreti se ne sono già visti. Proprio il ministro Piantedosi, pochi giorni fa, ha affermato come in questi ultimi mesi si sia scongiurata la partenza di oltre 21mila persone da Libia e Tunisia, che altrimenti sarebbero cadute nella rete degli scafisti.
"L'unico modo per affrontare seriamente con umanità questa materia è fermare le partenze e su questo sì serve un'Europa che oltre a dichiarare la sua disponibilità agisca e in fretta ed è la ragione per la quale oggi stesso ho inviato una lettera al Consiglio europeo e alla commissione europea per chiedere che venga immediatamente reso concreto quello che abbiamo discusso all'ultimo consiglio europeo". Così la premier Giorgia Meloni. Che ne pensa?
Penso che non ci sia nulla da aggiungere. Il Presidente Meloni non poteva essere più netto e chiaro. O l’Europa nel suo complesso inizia ad agire concretamente o tutto sarà inutile.
Testata Giornalistica con iscrizione registro stampa n. cronol. 1591/2022 del 24/05/2022 RG n. 888/2022 Tribunale di Nola