Sebbene pochi addetti ai lavori fossero già a conoscenza della sua esistenza, solo nel 2002, finalmente, furono iniziate delle campagne di scavo approfondite e sistematiche che, con l’ausilio della Università di Tokio e sotto la direzione dell’archeologo professore Antonio De Simone, hanno riportato alla luce quasi tutta la zona archeologica.
Non ci soffermeremo a trattare dei più noti insediamenti costieri di ville di epoca romana, siti alle falde del Vesuvio ma, piuttosto, della importantissima scoperta, effettuata nel 1930 nei pressi di Somma Vesuviana, in contrada Starza della Regina, di una magnifica Villa Romana, di notevole estensione e prestigio.
La parziale distruzione e il seppellimento, di tutto il complesso abitativo, erano avvenuti in conseguenza delle numerose eruzioni posteriori a quella del 79 d. C. e, in particolare, a partire da quella esplosiva, cosiddetta “di Pollena”, convenzionalmente fatta risalire al 472 d. C..
La Villa, durante tale eruzione, era stata ricoperta da sabbia e lapilli, uniformemente, per oltre la metà della sua altezza; quindi, cenere e blocchi lavici, rotolati lungo le ripide pendici del Somma, l’avevano ulteriormente seppellita sotto una coltre di quattro, cinque metri. Su questi depositi vulcanici, dai quali ancora emergeva qualche struttura più elevata, si erano andati depositando, col tempo, detriti e terreno, che avevano formato uno spesso strato compatto di suolo.
Sebbene pochi addetti ai lavori fossero già a conoscenza della sua esistenza, solo nel 2002, finalmente, furono iniziate delle campagne di scavo approfondite e sistematiche che, con l’ausilio della Università di Tokio e sotto la direzione dell’archeologo professore Antonio De Simone, hanno riportato alla luce quasi tutta la zona archeologica.
La riscoperta e il rinnovato studio, approfondito e sistematico, della Villa hanno assunto grande rilievo, sia per i numerosi reperti rinvenuti in loco, come splendide sculture, capitelli, mosaici pavimentali e frammenti di anfore, non solo di produzione locale, ma anche d’importazione; sia, principalmente, per la grandiosa struttura della villa stessa, la quale, trovandosi in una zona dell’entroterra campano e per essere così lussuosa, è sembrato dovesse necessariamente essere appartenuta ad un personaggio non solo ricco ma, principalmente, molto illustre. Addirittura i suoi resti sembrerebbero appartenere alla magnifica e lussuosa Villa Imperiale di Augusto nella quale, essendo egli originario della zona, tutte le fonti storiche, concordemente, dicono che si fosse ritirato e dove, sembra, sia anche morto.
Tali riflessioni erano già state fatte dal professore Matteo Della Corte che, al tempo del rinvenimento, era direttore degli scavi archeologici di Pompei e che, pertanto, aveva ritenuto di identificare questo edificio con la famosa “Villa di Augusto”, cioè con quella dimora della famiglia degli “Octavii”, “apud Nolam”, in cui lo stesso imperatore Ottaviano Augusto, secondo la narrazione di Tacito e Svetonio, avendo avuto un malore durante un viaggio, fu portato e dove trascorse gli ultimi giorni della sua vita, in quanto vi morì il 19 agosto del 14 d. C., a 76 anni.
Sempre secondo l’ipotesi del Della Corte, in seguito fatta propria anche da altri studiosi, la villa, per la sua lussuosità e imponenza, sarebbe stata comunemente chiamata con l’appellativo di “Summa” (la somma, la suprema, la più importante), appellativo, per l’appunto, come spesso accade per i toponimi spontanei, trasferitosi prima alla località stessa (Somma Vesuviana) e quindi anche alla Montagna (Somma), ai piedi della quale la splendida Villa si trovava.
Intanto gli scavi sono proseguiti e sono, nel frattempo, venuti alla luce reperti di inestimabile valore storico e artistico, tanto da far paragonare tale struttura, rinvenuta alle falde del monte Somma, alla villa Adriana di Tivoli, sia per la sua bellezza, l’imponenza, la monumentalità, lo splendore degli interni, sia per la stessa struttura architettonica, immensa e formata da più edifici indipendenti fra loro eppure appartenenti allo stesso complesso, di cui il nucleo centrale ne sarebbe stata la parte di rappresentanza. Infatti, vi sono stati rinvenuti pitture, sculture e mosaici di grandissimo pregio, compreso una splendida statua di Dioniso con pantera, colonnati in marmo nero d’Africa, decori a stucco molto raffinati ecc.
Dunque, questo sito archeologico ha destato tanto stupore negli studiosi ed è risultato tanto importante da farlo ritenere appartenuto ad Augusto, tuttavia però, potrebbe addirittura, con la fantasia, essere collegato ad antiche memorie e leggende locali, riguardanti Virgilio; infatti, poiché il poeta era ritenuto un mago che aveva rapporti con gli inferi, sembra che fosse stata eretta in suo onore una statua ai piedi del monte Somma, in quanto, secondo la superstizione popolare egli avrebbe avuto avuto il potere di proteggere le popolazioni locali dalle eruzioni del vulcano; allora, immaginiamo che questa dimora possa essere stata quell’abitazione che, come dice la tradizione, il poeta sembra avesse avuto proprio ai piedi del nostro Monte Somma.
di Vera Dugo Iasevoli
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