Partiti e liste civiche sono impegnati già da un po’ alla stesura delle liste, una gimkana spasmodica di nomi che vanno e che vengono, colloqui riservati, trattative per portare dalla propria parte il candidato che sta al di là della barricata. É una liturgia noiosa quanto necessaria per presentarsi ai tavoli con più fuoco da sparare nella scelta del candidato sindaco. Liste e candidato sindaco sono le stelle comete degli addetti ai lavori.
Ma c’è sempre un elemento che sfugge a chi é abituato a considerare la politica mero calcolo matematico: il programma. Chissà perché molti degli attori politici relegano a quisquilia ciò che intendono fare per la città, anteponendo il gioco del pallottoliere e della summa delle liste che hanno. É pur vero che vince chi ha un voto in più ma a ben vedere oggi siamo in una fase di trasformazione del consenso e l’elettorato non è più quello figlio dell’appartenenza ad una famiglia, ma è una massa solitaria, per dirla con Riesman, in cui ciascuno si sente libero e consapevole delle proprie scelte, non in base all’uomo-politico che si propone ma sulla scorta di idee e programmi credibili e fattibili che possano migliorare la propria vita di cittadino e di parte di una comunità.
É l’opinione pubblica, una fetta di osservatori sempre più attenta che si sta allargando anche a livello locale, che sembra vivere in disparte la vita comunitaria ma è altamente scrupoloso sui servizi che gli offre la città. Il fenomeno di allargamento dell’opinione pubblica é stato segnato sia dalla vittoria che dalla sconfitta (notarile) dell’ex sindaco Gianluca Del Mastro. Dato per perdente contro la (poco) gioiosa macchina da guerra guidata da Elvira Romano, ha suscitato l’interesse di una parte di elettorato congelato nell’astensionismo e nella noia gettando un seme di novità contro il potere consolidato, generando una scia di simpatizzanti che gli sono valsi i voti anche della sfidante. Al ballottaggio prese 4mila voti in più di Romano: un’enormità.
Poi i fatti hanno smentito la sua verve professorale contagiosa, smascherando un rapporto con la politica conflittuale.
Ma, nel bene o nel male, è stato un periodo di poche clientele e di tanto sdegno popolare per l’insipienza mostrata sul campo. Nonostante ciò, si è riaperta una breccia che vede l’opinione pubblica protagonista e desiderosa di vivisezionare i programmi di chi si propone inquilino di Piazza Municipio n.1. Sarà questa massa informe e in disparte il valore aggiunto delle prossime elezioni. E dunque sarà merito dei protagonisti politici mettere nero su bianco programmi tagliati sul cittadino che ha nuove pretese, dopo il Covid e la crisi bellica. Non basterà più avere fabbriche efficienti e tanti posti dove mangiar bene, servirà la fruibilità facilitata dei servizi e un luogo salubre. Diritti civili, welfare e ambiente saranno temi centrali.
Così come la destinazione dei fondi comunitari (qualora si faccia una squadra ad hoc che ne occupi): bisogna risolvere il problema del traffico diventato ingolfato al pari di via Marina a Napoli e servono infrastrutture tali da offrire servizi che migliorino la qualità della vita. Come per l’ambiente, stella cometa dell’Europa, servirà incentivare la transizione ecologica riducendo al minimo i consumi di spazzatura e magari guadagnandoci e la transizione energetica, incentivando le fonti rinnovabili e l’edilizia green.
Ci saranno tanti occhi attenti e non più follower ai comizi, che si tradurranno in consensi nelle urne, al netto delle clientele. Senza dimenticare che per veiocolare in modo corretto ed efficace i messaggi elettorali servirà uno spin-doctor capace di usare le parole giuste al momento giusto.
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