Le immagini di ex voto, che si ritrovano ad ogni angolo di strada, sono la testimonianza dello stretto legame fra arte, religione e tradizioni; esse sono state tramandate, come forma di religiosità popolare collettiva, dal paganesimo al cristianesimo. Nell’antica Roma, infatti, le edicole sacre, come costruzioni indipendenti, si trovavano ai crocicchi delle strade, per onorare il culto dei Lari, nonché all’interno delle abitazioni, per professare il culto familiare dei Penati.
Nell’ambito delle espressioni artistiche popolari, le edicole votive, infatti, rivestono una particolare importanza, sia dal punto di vista storico, che da quello architettonico, quando non, addirittura, da quello artistico, come nel caso della “Edicola della Madonna di Monferrato”, posta sullo spigolo di un palazzo in via dei Coronari, a Roma, e attribuita ad Antonio da Sangallo il Giovane. Il termine edicola viene dal latino “aedicula”, diminutivo di “aedes”; questo vocabolo ha il significato di casa e, per estensione, di casa del dio, cioè di tempio; ed è proprio da quest’ultima accezione che deriva, nel suo diminutivo, la rappresentazione di tempietto sacro. Il significato di “aedicula” è, dunque, quello di “tempietto”, “cappella”, “nicchia”; pertanto, con tale termine si intende un organismo architettonico, che abbia le caratteristiche di un tempio classico, ma contenente e incorniciante reliquie o immagini sacre, religiose, ecc.;
di solito, infatti, essa consiste in una struttura riproducente la fronte di un tempietto, con colonne o pilastri, la cui destinazione è per lo più sacra, ma talvolta anche funeraria. L’edicola votiva, infatti, può essere ricavata nel muro ed è delimitata, pertanto, da una incorniciatura ma spesso è anche costituita da una struttura a sé del tutto autonoma o inserita in un complesso architettonico. Quindi, praticamente, rappresenta un piccolo santuario dove, oltre agli elementi architettonici esterni dell’edificio, vi è inquadrata e quasi incastonata, all’interno, un’immagine religiosa che, il più delle volte, è dipinta o realizzata a mosaico oppure, specie in alcune zone e in determinati periodi, eseguita con maioliche policrome, ma talvolta anche scolpita a basso o alto rilievo, a stiacciato o a tutto tondo.
Tali composizioni, sebbene siano di piccole dimensioni e rivestano esclusivamente carattere devozionale, come quelle che si trovano all’esterno di fabbricati ai quali la vivace decorazione e le lucerne votive donano una nota pittoresca, e nonostante siano spesso manifestazioni di arte popolare, rispecchiano comunque le principali caratteristiche artistiche e architettoniche della loro epoca. Le espressioni artistiche popolari, infatti, quantunque rappresentino il risultato dell’unione fra l’abilità artigianale e lo spontaneo sentimento religioso della collettività, fra le tradizioni locali e l’arte ufficiale, spesso, in passato, sono state ignorate o criticate e, comunque, sono state sempre tenute ben distinte dall’arte cosiddetta “colta” o “d’elite”, frutto di una singola personalità artistica, con solide basi culturali specifiche, e solo nel periodo romantico furono in parte scoperte e rivalutate come vere e proprie forme di arte. Pomigliano d’Arco non è molto ricca di Edicole votive, sia perché, negli ultimi decenni, la città ha subito un notevole stravolgimento nella sua struttura urbana e costruttiva, sia perché i pochi esemplari superstiti sono stati quasi tutti abbandonati all’incuria e al degrado del tempo.
Vera Dugo Iasevoli
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