Perchè i professionisti si allontanano dalla politica lasciando il passo ai professionisti della politica

Francesco Cristiani • 4 marzo 2023

Perchè i professionisti si allontanano dalla politica lasciando il passo ai professionisti della politica

Un osservatore obbiettivo oggi deve giungere necessariamente alla conclusione che i requisiti per essere un politico di successo sono rappresentati da elementi aventi come comune denominatore quello di essere qualitá tutt’altro che positive.

Non che per emergere a un certo livello non occorra talento. Limitando il ragionamento al nostro ambito locale, per quanto Del Mastro non ne avesse affatto, al contrario il suo inventore, Luigi Di Maio, ne aveva da vendere. Capacitá di immedesimazione certo non gli mancava, e proprio questa formidabile dote, coniugata con una certa empatia, gli ha consentito di farsi strada in un mondo dove si sgomita assai pur di emergere.


Il talento quindi è un requisito in qualche modo necessario, tanto piú se non si appartiene all’élite, come appunto era il ministro all’inizio della sua carriera. Infatti, altro importante requisito, anzi assolutamente non secondario in ordine di importanza, è l’essere espressione diretta di un centro di potere strutturato. Esempi del genere ce ne sono a centinaia, in parlamento come negli altri organi rappresentativi a tutti i livelli, anche locali. Una tendenza che ultimamente si sta dimostrandosi assolutamente prevalente. Definitivamente archiviate dalla storia le scuole di formazione politica, quelle in cui si allevavano i quadri dirigenti destinati a occupare la scena del dibattito, oggi non resta che affidarsi al complesso di relazioni e soprattutto interessi che l’individuo è in grado di garantire, proprio perché ad essi organico.


Se grossomodo questo è il quadro, l’osservatore col quale abbiamo cominciato questo breve ragionamento avrá notato una assenza: quella della capacitá di dialogo e di mediazione sociale, finalizzate a scelte di interesse quanto più vasto possibile (la democrazia altro non è che questo). Perché oggigiorno questa tendenza non va piú tanto di moda, soppiantata da doti di tutt’altro tipo, come l’opportunismo e la convenienza personale, o di gruppetto. Alle quali sempre si accompagna l’uso della menzogna sistematica, essenza di una propaganda con la quale è stata soppiantata la programmazione. Intendiamoci, i politici di qualche decennio fa non erano tutti un granché, ma occorre riconoscere che nel complesso assicuravano una interlocuzione che alla fine teneva insieme la comunitá di cui erano espressione assai più e meglio di oggi.

I simili coi simili, dice un antico motto latino. Per cui è assai improbabile che persone abituate alla coerenza e alla responsabilitá rispetto alle proprie scelte, magari per consuetudine acquisita con l’impegno professionale, decidano oggigiorno di avvicinarsi alla politica. Si rischia seriamente di finire come pesci fuor d’acqua. A tener lontani non è la mancanza di competenze in senso stretto, perché magari alcune capacitá ci potrebbero anche essere. Sono piuttosto le dinamiche politiche l’elemento che scoraggia, le quali finiscono per premiare essenzialmente i peggiori attori, quelli il cui prevalente scopo è massimizzare il profitto del proprio ristretto ambito. Che a sua volta li ingloba in un rapporto organico permanente e li promuove.   


Insomma, sembra il classico caso del cane che si morde la coda. Cattivi politici che generano cattiva politica, che a sua volta richiama prassi degenrative, al solo scopo di realizzare l’autoconservazione. Anche in questo caso emblematico puó essere l’esempio calato nella realtá cittadina dal nostro Luigi Di Maio e dai suoi discepoli, quelli che egli aveva riunito insieme per il futuro (della poltrona). Anche se i fatti sopraggiunti insegnano che non sempre tutte le ciambelle riescono col buco, e il fattore umano al quale in ultima analisi è legata la democrazia, alla fine contempla pur sempre un elemento di imponderabilitá.


di Francesco Cristiani - avvocato

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