Fateci caso: quando si parla di Parco del Vesuvio, subito nel discorso spunta il tema dello sviluppo turistico di quest’area. Perché il Vesuvio è visto più che altro come un elemento finalizzato ad attrarre turisti, implementando le attività del settore. Il fenomeno è trasversale, perché praticamente tutti i politici e tutti i media richiamano a questo tema. Eppure la legislazione di riferimento, varata nel 1991, dice che i parchi nazionali sono istituiti allo scopo di garantire innanzitutto la conservazione delle aree naturali. Le attività umane, in questo quadro di tutela, sono certamente ammesse, ma a patto che siano gestite secondo principi di compatibilità e subordinatamente alla principale finalità del parco. Che è e resta quella di proteggere l’ambiente.
E allora, se questo è il dettato normativo, c’è da chiedersi come si spiega che ogni volta che si parla di Vesuvio, si tira in ballo lo sviluppo turistico che esso dovrebbe trainare. D’altronde, basterebbe guardarsi intorno per accorgersi che laddove il turismo diventa fattore economico di una certa consistenza e rilevanza, quando cioè comincia a macinare numeri importanti, l’ambiente è il primo a farne le spese. Perché il turismo necessita di infrastrutture, e quindi di trasformazione del territorio, se non in senso radicale quanto meno in maniera incisiva. E coniugare sviluppo turistico e tutela della natura è una quadratura del cerchio che nessuno è mai riuscito a fare. Le principali aree protette, in Italia ma anche nel resto del mondo, vedono come priorità la salvaguardia di flora, fauna e territorio, non certo l’afflusso di turisti. Che, per carità, possono anche esserci, anche perché sono richiamati proprio dalla risorsa che la natura rappresenta. Ma a condizione che non vadano a impattare in maniera significativa col territorio protetto.
Basti pensare che uno dei più importanti e grandi parchi del mondo, quello di Yellowstone in Wyoming (USA), ha un territorio quasi completamente interdetto all’uomo, salvo che in limitate aree dove i turisti sono ammessi. Ma è così dappertutto, non solo lì.
Il Parco Nazionale del Vesuvio non ha bisogno di diventare una azienda di soggiorno e turismo. Il suo scopo non è portare quanta più gente sul cratere, magari per un concerto o un aperitivo gustandosi l’incanto del panorama. Sarebbe un controsenso. Il Parco deve recuperare e proteggere l’ecosistema. Ma questo, nonostante la chiarezza della legge, purtroppo sembra che non si sia capito bene.
di Francesco Cristiani - avvocato
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