L’abusivismo edilizio, nella forma di nuove costruzioni o di ampliamento di edifici già esistenti, è purtroppo un fenomeno caratteristico del nostro paese. Oltre a danneggiare la cultura della legalità e quindi il vivere civile, esso favorisce lo sfruttamento dei lavoratori e il proliferare della criminalità organizzata. Ma anche la compromissione del territorio, causando il degrado del paesaggio. Per questo è anche una questione di interesse ambientale.
Intorno agli anni ’50 e ’60 il nostro paese, che era ancora prevalentemente rurale, ha registrato una immensa espansione edilizia e un rapido processo di industrializzazione. Questo fenomeno ha favorito il ricorso all’abusivismo, che rispondeva, dal punto di vista di costi e tempistiche, alle nuove esigenze. Si trattava infatti di abitazioni a costo molto più basso rispetto a quelle legali, la cui costruzione evitava le procedure standard, sfruttando però il lavoro in nero. Per lo più, l’abusivismo era in mano alla criminalità organizzata.
Lo stato non è mai riuscito a debellare realmente il fenomeno, che a oggi rimane molto forte in varie aree del nostro paese. È questa la denuncia di Legambiente che negli anni si è occupata molto del fenomeno dell’abusivismo edilizio. Inoltre, non ha preso le misure necessarie per punire i responsabili e demolire le case illegali. Anzi le ha regolarizzate con le due sanatorie edilizie del 1985 e del 1994 e poi con un terzo condono risalente al 2003.
Si è provato, con il Dl semplificazioni (120/2020) a risolvere il problema dell’inerzia delle amministrazioni comunali in fatto di demolizioni, facendo passare la prerogativa nelle mani dello stato centrale (specificamente, delle prefetture). Tuttavia, come rileva Legambiente, poco tempo dopo una circolare interpretativa ha minimizzato l’efficacia della norma, restringendo l’ambito d’azione dei prefetti ai soli abusi edilizi accertati dopo l’entrata in vigore della legge ed escludendo inoltre tutte le ordinanze su cui sia pendente un ricorso.
Secondo i dati provvisori Istat, raccolti nel rapporto Bes (benessere equo e sostenibile), ancora nel 2021 sono ancora molte le residenze costruite illegalmente.
15,1 le costruzioni abusive per ogni 100 autorizzate in Italia nel 2021.
La situazione appare estremamente eterogenea da regione a regione. Il sud del paese in particolare è fortemente vessato dal problema dell’abusivismo edilizio.In Campania la maggiore incidenza di abusivismo edilizio.
Nel 2021 sono stati appena 33 gli arresti, a fronte di quasi 10mila persone denunciate. Un rapporto che è migliorato rispetto all’anno precedente, quando si sono registrati arresti 22 su circa 13mila persone denunciate, ma che rimane comunque molto basso, anche rispetto ad altri momenti dell’ultimo ventennio. In particolare il 2017, anno in cui il numero di arresti è salito a 48.
Con 1.413 persone denunciate e 1.327 reati, anche in questo caso la Campania detiene il triste record regionale (da sola registra il 13,9% di tutti i reati del paese). Mentre come numero di arresti, in numeri assoluti e in rapporto alle denunce, la prima è il Piemonte (13 arresti, circa il 40% del totale nazionale).
A livello provinciale a registrate il numero di reati più elevato è Avellino (389), seguita da Cosenza (373) e Reggio Calabria (249). La provincia di Roma si posiziona all’ottavo posto con 202 reati.
Fonte: Openpolis
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