- Il governo blocca il Superbonus. Qual è la vostra proposta di modifica?
Prima ancora di parlare di proposte, è importante sottolineare la pessima gestione del Governo Meloni su tutti gli aspetti dei bonus edilizi, dalla decisione di abbattere nettamente e senza gradualità le percentuali di agevolazione, fino alla scelta improvvisa di chiudere alla cessione del credito e allo sconto in fattura. Da una parte, insomma, spegniamo quegli strumenti che ci hanno consentito di generare crescita e occupazione in anni di crisi severissima, dall’altro si colpiscono proprio i cittadini meno abbienti, quelli che in assenza delle due opzioni di cessione e sconto non possono minimamente permettersi di avviare gli interventi. La nostra idea è chiara e la ripetiamo dallo scorso autunno: consentire agli enti locali di acquistare i crediti incagliati, stabilendo preventivamente un tetto all’aggio da applicare; chiamare in causa Cassa Depositi e Prestiti e qualunque altro ente partecipato dello Stato che abbia capienza fiscale per alleggerire il peso delle famiglie e delle imprese in maggiore difficoltà; e, infine, permettere la compensazione dei crediti incagliati attraverso l’utilizzo degli F24. Ci sono emendamenti agli scorsi decreti e alla legge di bilancio che testimoniano l’esistenza di queste proposte ben prima che il problema sorgesse e, soprattutto, dimostra quanta poca attenzione il Governo e la maggioranza abbiano prestato alla concreta ricerca di soluzioni reali.
- Lei si è occupato molto di ex Ilva. In questo momento la situazione qual è?
La situazione è peggiorata rispetto a qualche mese fa. Con il Presidente Draghi avevamo iniziato un percorso molto positivo, trovando le risorse per avviare la decarbonizzazione e ponendo le basi per un piano industriale e occupazionale che desse dignità e sicurezza alla città, ai tarantini e ai lavoratori. Con l’ultimo decreto abbiamo fatto dieci passi indietro, con l’ennesimo regalo ad Arcelor Mittal, sempre più tutelato e sempre meno responsabilizzato sui destini degli stabilimenti e della città. Continuiamo a chiedere che il socio pubblico prenda le redini dell’azienda e la risposta di Meloni e Urso è stata invece quella di reintrodurre, estendendolo, lo scudo penale per i soci privati. Insomma, si continuano a difendere i forti sulla pelle dei più deboli. Noi non possiamo accettarlo.
- Cosa pensa della proposta della CISL di portare a 4 le giornate lavorative?
Credo che sia una prospettiva molto interessante che merita il dovuto approfondimento. Soprattutto perché le sperimentazioni che molte aziende in giro per l’Europa stanno portando avanti continuano a dare risultati molto incoraggianti sotto ogni punto di vista, dall’invarianza (o addirittura crescita) della produttività dal lato aziendale, alla diminuzione dei fattori di stress e dei casi di burn-out per i dipendenti. È evidente che avere più tempo da dedicare a sé e agli affetti si traduce molto positivamente anche nel grado di partecipazione e soddisfazione per il proprio lavoro. Sono convinto che il futuro sia in quella direzione e spero che insieme alle parti sociali e datoriali si possa piano piano intraprendere questa strada anche nel nostro Paese.
- Avrebbe cancellato il reddito di cittadinanza?
Chiaramente no, semmai andava migliorato chirurgicamente. In un periodo di crisi durissima, con lo stato di incertezza che cresce per le tensioni internazionali, cancellare uno strumento di contrasto alla povertà è un atto quasi criminale. Una decisione che non solo rivela la totale indifferenza del Governo Meloni verso chi ha meno e sta peggio, ma che risulta ancora più assurda se pensiamo a come impiegheranno i soldi che toglieranno a chi prende il Reddito. La destra italiana fa al contrario di Robin Hood: toglie ai poveri per dare ai ricchi e ai ricchissimi, investendo miliardi di euro in “flat tax” che avvantaggiano poche migliaia di persone già benestanti. Hanno frainteso il concetto di contrasto alla libertà e dal loro insediamento stanno facendo direttamente la guerra ai poveri.
- La destra è coesa e compatta. Quando arriveranno i primi problemi?
La destra è tutto fuorché coesa e compatta. Nelle ultime settimane abbiamo avuto diversi esempi. Dalle concessioni balneari alla cancellazione, appunto, di cessione del credito e sconto in fattura: la maggioranza è spaccata in due. Per non parlare di questioni anche più serie, se possibile, come il sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa, con una parte che parla con Zelensky e l’altra che ammicca (da anni) a Vladimir Putin. Questa la chiama coesione?
- In Italia c’è un uso politico della magistratura?
Sono espressioni che abbiamo spesso sentito da chi era solito difendersi dai processi, piuttosto che nei processi. Non so se c’è qualche magistrato che esercita la propria funzione facendo politica, ma so per certo che certi politici hanno utilizzato il proprio ruolo per sottrarsi alle leggi dello Stato e al giudizio della magistratura.
- Tra poco si vota alle primarie Pd. Lei con chi sta e perché?
Io ho deciso di dare il mio pieno appoggio a Stefano Bonaccini perché credo fermamente che le capacità e il carisma che ha dimostrato in questi anni alla guida della Regione Emilia Romagna possano essere uno straordinario valore aggiunto per il risorgimento del Partito Democratico. Mi rivedo nei valori di cui Stefano è portatore e nel suo pragmatismo. Sono certo che le primarie saranno per lui un trionfo ma dal giorno dopo c’è bisogno da parte di tutti noi, nessuno escluso, un impegno forte e quotidiano per unire il PD e riportarlo tra la gente.
- In ballo non c’è solo la segreteria ma una strategia delle alleanze. Chi vede al vostro fianco?
Penso che l’unica forza della destra sia la divisione tra le varie anime del centrosinistra. Per questo l’unica strategia valida è trovare una sintesi tra tutti gli attori del nostro campo. Tendere verso l’una o l’altra parte – come le elezioni regionali hanno ampiamente dimostrato – porta solo alla sconfitta. Il PD invece deve ritrovare la capacità di riunire, aggregare le risposte che tutto il csx è in grado di dare ai problemi quotidiani delle persone.
- Come si riappropria dei suoi elettori un partito come il vostro che ha perso la bussola?
Tornando tra la gente, come detto prima. E non in senso figurato. Abbandonare le stupide beghe di partito che hanno intasato il nostro dibattito interno negli ultimi anni e tornare a parlare con le persone, ad ascoltare quali sono i problemi che tolgono serenità e ottimismo verso il futuro. Delle nostre antipatie personali non frega niente a nessuno, tantomeno interessano le vendette e le ritorsioni tra correnti. Il PD può tornare ad avere un ruolo nella società se decide di abitare, vivere, respirare la società. Solo così può comprenderne le esigenze e dare risposte valide e comprensibili.
- Come vede l’Italia fra 20 anni dopo la spesa dei fondi PNRR?
Se il Governo Meloni non fa disastri o alla Lega non riesce qualche “colpo di magia” per portare le risorse dal Sud al Nord, credo che il PNRR possa aiutarci a realizzare un Paese più equo, un po’ meno diseguale, sicuramente più sostenibile e pronto ad affrontare i cambiamenti del futuro. Ma attenzione a credere che il PNRR sia la panacea di tutti i mali. Attuarlo interamente utilizzando fino all’ultimo centesimo è un dovere inderogabile, ma dal giorno dopo dobbiamo continuare a perseguire nei fatti e nelle politiche pubbliche gli stessi identici obiettivi.
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