Il voto degli under 25 per il Senato peserà più al Sud che nelle Regioni del Centro-Nord. Alle elezioni politiche del prossimo 25 settembre, insieme al taglio dei parlamentari, ci sarà un’altra novità assoluta: l’abbassamento da 25 a 18 anni dell’età necessaria per poter eleggere i senatori. In pratica, il corpo elettorale sarà identico a quello della Camera. L’incidenza dei giovani elettori al Senato, però, non sarà identica in tutta Italia.
Il Sole 24 Ore ha calcolato l’effetto delle nuove regole partendo dai dati Istat sulla popolazione residente al 1° gennaio scorso ed escludendo i cittadini stranieri (che non votano). Stimando coloro che avranno compiuto 18 anni il giorno delle elezioni – e che potranno perciò recarsi ai seggi – si può misurare l’allargamento della platea su base territoriale. In termini relativi, l’impatto maggiore si avrà in Campania, dove i ragazzi tra 18 e 25 anni rappresenteranno il 10% degli aventi diritto al voto. Si tratta di circa 445mila elettori su 4,5 milioni, che prima della legge costituzionale 1/2021 non avrebbero votato per il Senato, ma solo per la Camera. A livello nazionale, si può stimare che il numero dei “nuovi” elettori del Senato sia poco al di sotto dei 3,8 milioni, con una incidenza dell’8,2% sul totale degli aventi diritto.
n tutte le regioni del Sud, la percentuale è sopra il livello nazionale, e arriva a una media del 9,2 per cento. Influisce senz’altro la maggiore presenza di giovani, legata a una denatalità meno accentuata che al Centro-Nord. La Campania, ad esempio, ha l’età media più bassa d’Italia. Inoltre, bisogna considerare la minore incidenza di cittadini stranieri nel Mezzogiorno sul totale della popolazione residente Istat.
Come prevedibile, il maggior impatto in termini assoluti si registra in Lombardia, la regione più popolosa: qui gli under 25 aventi diritto al voto sono circa 600mila, pari però all’8% del totale, un punto al di sotto del Sud.
L’effetto dell’abbassamento dell’età è invece più lieve nelle Regioni con una popolazione mediamente più anziana: Liguria (6,9%) e Sardegna (7,1%).
Quali conseguenze avranno questi numeri sull’esito del voto? I fattori da considerare sono diversi.
Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018, quando ancora c’era il limite dei 25 anni per l’elettorato attivo al Senato, il corpo elettorale censito dal ministero dell’Interno contava 42,9 milioni di persone per il Senato e 46,6 per la Camera. Alle prossime elezioni questa cifra sarà identica tra i due rami del Parlamento e un po’ più magra di quella relativa alla Camera per il 2018, perché nel frattempo la popolazione italiana è diminuita di 1,5 milioni di persone (stranieri inclusi) e si è fatta più anziana.
L’apertura agli under 25 avrà così l’effetto di neutralizzare il calo demografico e attenuare l’invecchiamento dei votanti per Palazzo Madama. Resta da capire quanto i partiti riusciranno a intercettare il voto giovanile e quanto conterà la differenza tra una Regione e l’altra. Dalla Liguria alla Campania il peso dei giovani cambia del 3,1%; un divario non enorme, ma che potrebbe rivelarsi decisivo se le forze politiche saranno ravvicinate e se qualcuna riuscirà a prevalere nettamente tra gli under 25.
C’è poi il fattore astensionismo. Il dato del 2018 – per quel che vale oggi – indica che al Senato (dove votava solo chi aveva almeno 25 anni) l’affluenza fu appena dello 0,1% più alta che alla Camera. Il che fa pensare a una buona partecipazione giovanile.
Altra variabile da considerare è che i 196 senatori eletti sul territorio nazionale saranno distribuiti su base regionale tra seggi uninominali e proporzionali più grandi rispetto a quelli del passato (si veda Il Sole 24 Ore di lunedì 15 agosto). Se la campagna elettorale dovrà puntare su metodi innovativi per raggiungere il pubblico – a partire dai social network – i giovani potrebbero essere più facili da intercettare.
Fonte dati: Sole24Ore
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