- On Morani, quali sono i mali del Pd?
Credo che i problemi del Pd siano i troppi personalismi che hanno generato le scissioni: le scelte di Bersani, Renzi e Calenda hanno fatto male al nostro partito. Poi la linea politica, in questi anni poco chiara e altalenante: siamo passati da “Conte punto di riferimento dei progressisti” (a proposito di Zingaretti) a “tutti con Draghi“. Le troppe enunciazioni politiche, per fare solo un paio di esempi Ius culturae e ddl Zan, senza mai portare a casa i risultati.
- Lei ha detto che molte colpe vanno al gruppo dirigente. Ci potrebbe fare qualche esempio?
La segreteria Letta ha grandi responsabilità: un’alleanza elettorale piccola e contraddittoria, nessun messaggio forte e caratterizzante, una leadership debole. I risultati del 25 settembre parlano chiaro
- Nel dibattito congressuale quale visione di partito è venuta fuori?
Il nuovo Pd sarà un partito inclusivo, plurale e accogliente. Un partito dalla parte di chi soffre, lavora e fa impresa, che crede fermamente nella scuola e sanità pubblica e che è convintamente europeista.
- Come si pone il Pd davanti alle enunciazioni del ministro Nordio?
Nordio è un liberale e garantista ingabbiato in una maggioranza per 2/3 giustizialista. Molte delle sue posizioni sono condivisibili ma non credo avrà chance di portare a termine le riforme che ha annunciato.
- Intanto la destra sale nei sondaggi. Come si diventa alternativi alla Meloni?
Il Pd sarà alternativa alla Meloni se parlerà con chiarezza agli italiani di alcuni temi fondamentali: sanità pubblica, lavoro e sviluppo, ambiente e fisco. Noi dobbiamo dire chiaramente che siamo per la difesa dei cittadini di fronte alla privatizzazione della sanità, che vogliano una scuola pubblica di qualità che combatta le disuguaglianze, che vogliamo regolare e dare giuste tutele e retribuzioni a tutti i lavori, che vogliamo guidare la transizione ecologica e digitale perché siano un’opportunità di sviluppo
- On. Morani, a breve c’è il congresso. Saprebbe dire ai militanti ed elettori come orientarsi nella scelta del candidato?
La crisi che ha investito il nostro partito può essere superata recuperando la capacità di sintonizzarsi con i problemi delle persone, attraverso la capacità di ascolto e la disponibilità a mettersi in discussione. Queste secondo me devono essere le caratteristiche del prossimo segretario del Pd e credo siano anche un buon modo per orientarsi nella scelta.
- Il partito vive una difficile fase di transizione. Cosa lascia Letta?
Letta purtroppo lascia il partito al minimo storico. I sondaggi sono sotto gli occhi di tutti e serviranno tutta la passione e l’energia di cui siamo capaci per recuperare nel più breve tempo possibile il consenso perduto. Dopo le elezioni del 25 settembre, il cui esito ho definito catastrofico, il gruppo dirigente che ci ha condotto fin lì avrebbe dovuto fare un passo indietro e non guidare anche la fase congressuale. Non ho condiviso neppure i tempi scelti per il congresso: sei mesi sono un tempo infinito e la nostra gente non ha giustamente compreso i motivi di questa lentezza.
- Ha metabolizzato l’uscita forte di Zingaretti che se ne andò dal partito sbattendo la porta?
Le dimissioni di Zingaretti sono state uno shock per il Pd, soprattutto per le parole che ha utilizzato nei confronti della nostra comunità politica.
- Perché il Pd ha motivo di esistere al cospetto dei cittadini?
Il pd è un partito che negli anni più difficili per il paese, dalla crisi economica alla pandemia, non si è mai sottratto alla responsabilità di governo pagando a caro prezzo, parlo ovviamente di consenso, questa scelta. È più facile e redditizio in termini di voti stare nelle piazze a fomentare lo scontento: noi abbiamo pensato fosse più utile farsi carico dei bisogni dei italiani. Abbiamo sempre cercato di orientare le nostre politiche alla giustizia sociale, ricordo che il primo strumento di lotta alla povertà, il cosiddetto REI, lo abbiamo introdotto noi. Abbiamo fatto la più grande opera di redistribuzione di ricchezza aumentando i salari prima di 80 € con Renzi arrivando a 100 € con il governo Conte II. Abbiamo introdotto la 14ª per le pensioni minime come anche l’anticipo pensionistico per i lavori gravosi
.Il Pd ha ragione di esistere perché persegue politiche sociali ed economiche orientate a coesione e sviluppo e perché ha un’idea di progresso equo e sostenibile.
- Tra i 4 candidati chi sceglie e perché
Ho scelto Stefano Bonaccini per la sua storia, perché ha la struttura e la solidità per rigenerare il nostro partito, perché è un riformista pragmatico e perché è un uomo onesto e per bene. Sono certa che con lui il PD potrà rinascere davvero.
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