La politica è la prassi conforme a determinare principi e direttive nell'esercizio di un attività o di un potere decisionale: scienza e tecnica, come teoria e prassi, che ha per oggetto la costituzione, l'organizzazione, l'amministrazione dello stato e la direzione della vita pubblica..
Premesso quanto sopra, analizziamo i principi e la prassi ispiratori della politica di Le Pen e le contraddizioni che li contraddistinguono.
Le Pen la populista sovranista che usa un linguaggio sovrapposto di entrambe le etichette, percependo i problemi e i bisogni che angustiano parte dei francesi, lanciando qualche amo retorico persino verso sinistra evocando più volte il marxiano principio del valore del lavoro.
In tale misticanza di linguaggio, a mio avviso, si intravede anche il richiamo della definizione marxsista del sottoproletariato, che nelle moderne società avanzate include coloro che economicamente e culturalmente sono più degradati, che traggono il loro reddito da occupazioni occasionali e non tutelate. L'altro aspetto significativo è dato dalla classe medio bassa che può fare affidamento su un reddito relativamente più stabile e sicuro, benché basso, che può vantare una maggiore coscienza sociale nonché una maggiore organizzazione dovuta all'inquadramento sindacale ed a una maggiore inclusione culturale.
I gilet gialli, con le loro rivendicazioni e le loro rappresentazioni di piazza, sono stati una fedele espressione dei ceti descritti.
Nelle società dal terziario avanzato dove necessita scienza, cultura, creatività e impegno, le leve economiche e finanziarie sono saldamente nelle mani di chi tali capacità ha, e quindi anche la politica come la società, risente della stratificazione che le nuove tecnologie digitali hanno prodotto. Anche le urne rappresentano tale scenario sociale e quindi a determinare i giochi sono i ceti che rappresentano i valori dominanti che si schierano e influenzano fortemente gli elettori a seconda del momento e del vantaggio che ne traggono.
Stando al metodo di analisi seguito è facile intuire come i partiti di ispirazione populista e sovranista, non riescono a superare lo sbarramento liberista che ha idee più chiare riguardo alle leggi del mercato, della globalizzazione e all'amministrazione delle risorse della nazione.
Anche in Italia la Meloni, nonostante le sue replicanti dichiarazioni sulla la nascita di un partito conservatore, risente delle stesse problematiche, aggravate però dalla persistente presenza di Berlusconi che dall'alto del suo patrimonio è molto restio a lasciare il ruolo di ideologo e primo attore.
I grillini mi fanno ritornare alla mente "Masaniello" il Che Guevara dei napoletani.
Infatti come Masaniello riuscì a sollevare il popolo grazie al suo carisma e alla condizione di miseria del popolo napoletano, così Grillo con il suo carisma di attore comico, evocando una lotta contro la nuova tecnologia e postulando la decrescita felice, si rivolgeva specialmente ai ceti diseredati, all'impoverimento dalle tasse e contro, secondo lui, a un sistema di governo basato sulla prevaricazione.
Ma come Masaniello anche i grillini si sono dovuti confrontare con la complessità delle scelte sia di carattere economiche finanziarie che politiche sociali in un sistema che ha relativamente risorse scarse rispetto alle aspettative e ai bisogni dei cittadini.
Recepire rabbia, bisogni e aspettative è relativamente facile; sono le risposte difficili da dare perché condizionate da innumerevoli fattori ed eventi. Non si può prescindere, quindi, dal valutare costi e benefici di ogni azione politica al di la del consenso usando tutto quello che la scienza e la tecnologia mettono a nostra disposizione.
Gli elettori grillini sono stati traditi dagli eletti non per malafede ma dalla cruda realtà della politica che non prevede sogni e illusioni, ma fatti ed azioni non sempre conformi ai desiderata
La politica è arte raffinata rivolta al bene comune non mera misticanza per mediocri appetiti
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