- Da comunicatore, quali spunti interessanti ha trovato finora in questa contesa elettorale?
Direi nessuno. I partiti e i loro leader sono arrivati impreparati a queste elezioni anomale raffazzonando la loro comunicazione alla ricerca dei propri temi bandiera per costruire il proprio posizionamento. Si assiste a una corsa alla sottrazione: Conte ruba voti a Letta, Calenda a Berlusconi, Meloni a Salvini e gli elettori assistono annoiati alla loro messa in scena che produrrà una bassissima affluenza
- Come reputa il restyling culturale di Giorgia Meloni? È autentico?
Di autentico in politica non c’è molto. Giorgia Meloni ha scelto la strada di cambiare abito tentando di restare se stessa e in parte ci sta riuscendo. Alla ricerca di uno standing di statista, se vincerà le elezioni avrà l’opportunità di dimostrare quanto si è evoluto il suo percorso di cambiamento da cui potrebbe trarre un forte aumento del consenso attuale.
- Chi sta comunicando meglio in questa fase e perché?
Oltre Meloni con la sua metamorfosi progressiva, forse è Conte che sta dando il meglio in questa campagna. Un vero fenomeno questo Conte, una sorta di Zelig capace di inventarsi sempre nuovi ruoli dando l’impressione di credere davvero a quello che dice.
- Quali temi andrebbero veicolati meglio e in che modo?
Le proposte relative ai grandi temi sono sviluppate da tutti i partiti in modo simile. Ciò che funziona nella comunicazione elettorale è la segmentazione dell’offerta che consiste nel confezionare pacchetti di proposte targettizzate per tipologia di elettore. Un programma per tutti non interessa nessuno perché la domanda latente di ciascun elettore è: “Dimmi con chiarezza cosa intendi fare per migliorare la MIA vita”
- Il contesto è estremizzato: qual è il ruolo del centro?
Da fulcro del sistema politico italiano, il centro è diventato noia. Strattonato da destra e sinistra si barrica dietro le parole buonsenso, equilibrio, moderazione tentando un dialogo con un popolo che in fondo non c’è più.
- La dicotomia tra rosso e nero tracciata da Letta è efficace?
E’ una strada semplice per contrassegnare la differenza, ma il poco carisma di Letta gli toglie forza. Soprattutto la sua foto sui poster è sbagliata perché non gli somiglia.
- Se dovesse rappresentare con uno slogan questa campagna elettorale, quale sarebbe?
Non ci resta che piangere
- Come si convince l’indeciso?
L’indeciso è un animale difficile da catturare. Rassicura il fatto che spesso il voto degli indecisi si spalma in modo omogeneo su tutti i partiti senza cambiare di tanto i risultati. Mi ricordo che in una mia campagna inventai addirittura anche una lista di indecisi, tentando così di dare loro finalmente una casa
- Chi sta usando meglio i new media?
Sembrerà strano ma la lista più attiva è Noi Moderati, a cui i media danno poco spazio, ma grazie all’intraprendenza di Brugnaro sta lavorando molto bene sui social.
- Come si spiega la risalita mediatica dei 5 stelle?
Non stanno risalendo i 5stelle ma è Conte che trascina il vecchio movimento che è diventato il suo partito personale, occupando con convinzione il ruolo di quella sinistra che non è più capace da tempo di parlare alla gente.
Mauro Ferrari ha un lungo percorso nella comunicazione da pubblicitario a responsabile marketing di alcune imprese italiane e, dal 1994 spin doctor elettorale. 37 campagne elettorali di cui 30 vinte. Tra le tante sono sue le vittorie del primo e del secondo mandato di Giorgio Gori a Bergamo e di Luigi Brugnaro a Venezia.
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