Prof. la vicenda dei nominati nelle liste elettorali sta facendo parlare. Ciò potrebbe alimentare l’astensionismo. Che messaggio arriva agli elettori?
Un messaggio di confusione e di arbitrio. Se i partiti non trovano un modo di selezionare i candidati che sia riconosciuto "legittimo" dagli associati (militanti e elettori) e non solo efficace non se ne uscirà mai e questo vale quanto più un partito è grande e quindi plurale. Sono le regole che stabiliscono i diritti che contano. Il mercato esisteva anche prima della società borghese quello che lo ha fatto diventare il meccanismo costitutivo della società capitalistica sono stati i diritti di proprietà! Le regole contano! Ma nessuno pare voglia affrontare quelle relative ai partiti politici.
Le candidature sembrano sempre più un valore simbolico da sbandierare, vengono scelte con la logica del talent scout e della competizione tv. Ma anche in questo caso la responsabilità maggiore sta nella legge elettorale, nella regola di selezione e di scelta.
Le competenze non dovrebbero diventare distintivi da appiccicare sulla giacca! Le competenze dovrebbero essere utilizzate dalle istituzioni e i parlamentari dovrebbero essere “professionisti della rappresentanza”. Fare politica è una professione e i partiti sono un elemento costitutivo del sistema istituzionale. Ma su questo la società italiana non ha raggiunto ancora quella necessaria condivisone che permette di produrre, appunto, le regole!
- Come reputa il restyling culturale di Giorgia Meloni?
Mi pare la vera novità di queste elezioni.
- Chi sta comunicando meglio in questa fase e perché?
A guardare i sondaggi non c’è dubbio che siano Meloni e Letta. Spiegare il fenomeno non è facile. Meloni sembra rafforzarsi per le sue iniziative e Letta anche. Anche Letta si rafforza per le iniziative di Meloni. Mi pare giochi di rimessa. Ma facendo così la insegue. Invece dovrebbe cercare un altro vento, percorrere una rotta diversa, rischiando anche di navigare ai limiti della bufera dove c’è più vento. Tra due barche a vela, con scafi che si equivalgono e si inseguono, quella che prende il vento prima resta avanti, non c’è speranza di sorpassarla.
- Quali temi andrebbero veicolati meglio e in che modo?
A me pare che sia in ombra la speranza di miglioramento, di auto realizzazione. A me non convince che sia il discorso pessimista, critico pessimista, a vincere. Credo che sia la speranza del riscatto ad affascinare, poter cambiare la propria condizione di vita. Almeno farei vivere la speranza. Se tu “vincente” a me “sconfitto dalla globalizzazione” continui a descrivere le mie condizioni sfortunate senza propormi una via d’uscita mi fai solo arrabbiare ancora di più.
- La sovraesposizione di Calenda è un bene per lui?
Qui intervengono i bias, i gusti personali. Io non consiglierei a nessuno la baldanza, consiglierei sempre il meccanismo retorico che parte dal riconoscimento del punto di vista dell’altro. Quello dal quale ci si vuole distinguere, per apparire aperto disponibile e poi procederei con la affermazione assertiva. Ma sono questioni di stile.
- Che scenario prevede ex post?
Non so. Anche in questo caso dominano le preferenze e le preoccupazioni personali, difficile essere neutrale. Come molti penso che vincerà il centro destra e che il presidente Mattarella darà l’incarico a formare il governo a una personalità proposta dalla delegazione della coalizione vincente. Tutto il resto è nelle mani degli dei!
- Letta è un buon comunicatore?
A me personalmente pare che abbia scelto la strada dell’understatement mentre io credo che i leader debbano far accendere la speranza. Ma qui interviene come sempre la personalità. E le personalità nella storia contano, sono la parte essenziale del caso e delle contingenze.
- Come si convince l’indeciso?
Bisogna entrare in sintonia con le loro aspettative, comprenderle, riconoscerle darvi dignità di attenzione. E inserirle coerentemente e credibilmente nella propria descrizione della realtà, della realtà possibile, quella che viene definita la narrativa. Sapendo che i sentimenti contano. La ragionevolezza umana è un tutt’uno con i feeling, ciò che si prova!
- Come si riporta al voto la gente disillusa?
Con i comportamenti e cambiamenti verificabili dalla esperienza. Non si fa con una campagna elettorale.
- Gli italiani cosa vogliono sentirsi dire?
Vogliono, come tutti gli umani e forse tutti i viventi, essere presi in considerazione. Prendersene cura, credibilmente! I care di don Milani o La cura di Battiato, per scherzarci sopra!
- Chi vince in un confronto TV?
Io penso che, soprattutto nella nostra realtà culturale, i confronti TV, prima di tutto, confermino i già convinti, attivino i tifosi, gli hooligan. Poi, possono convincere i potenzialmente convincibili ad esporsi, a dichiararsi d’accordo. Non credo che spostino da uno schieramento all’altro. Poi, che il giudizio sulla prestazione si indentifichi con la scelta di voto è tutto da verificare.
*Mario Rodriguez è un comunicatore, ha insegnato per decenni Comunicazione pubblica, in ultimo all'Università di Milano
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