Chi sta vincendo le elezioni sulla comunicazione?
Al momento credo che nessun partito o coalizione stia vincendo le elezioni, nonostante i sondaggi dicano che la Meloni sia in vantaggio e che il centrodestra è in testa. Il 40% degli indecisi deciderà chi vincerà e i partiti dovranno conquistare quella larga fascia di popolazione che, sempre di più, sembra essere lontana dalla politica e dalle istituzioni e che potrebbe astenersi. Gli indecisi hanno un peso rilevante e se andranno a votare avranno un’incidenza significativa sul risultato elettorale. Da un punto di vista mediatico e comunicativo si è creata molta confusione perché i partiti non erano pronti ad affrontare le elezioni e la “precipitazione verso il voto” li ha spiazzati e disorientati. La Meloni si rivolge alla “pancia” degli italiani e sta ottenendo un risultato interessante nei sondaggi, cercando di accreditarsi anche sul piano internazionale. Ma mediaticamente sta facendo degli errori grossolani: confondere l’obesità e l’anoressia con la devianza giovanile dimostra una profonda ignoranza sui temi sociali e l’incapacità di affrontare con consapevolezza politiche di welfare orientate a contrastare i disagi. Chi si candida a governare il Paese dovrebbe avere competenze su temi così rilevanti. Inoltre, utilizzare il video di uno stupro, così come ha fatto Meloni, pubblicandolo sui social per creare attenzione, non dimostra alcun rispetto per le persone che subiscono violenza. Dal punto di vista mediatico credo che tali azioni comunicative abbiano generato dissenso ed effetti contrari agli obiettivi previsti.
Ed Enrico Letta invece?
Letta è pacato, molto serio, rigoroso nella sua comunicazione, essenziale, sobria ed efficace anche se non è particolarmente comunicativo. Letta non sembra, infatti, avere una strategia o una formula comunicativa “pop” che favorisca un consenso immediato, ma risulta rassicurante e credibile. Tuttavia, secondo me, da un punto di vista politico ha fatto un errore molto grave nel rinunciare alla alleanza con Conte e i 5 Stelle. Mentre le destre sono unite e forti, Letta non è riuscito a costruire il campo largo, che aveva più volte annunciato e sperimentato nelle realtà locali con esperienze vincenti, come quella dell’elezione del Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Ha pensato di poter far a meno dei 5 Stelle, ma senza di loro non si vince o, in ogni caso, sarebbe impossibile un governo di centro sinistra, allo stato attuale.
Come usciremo da queste elezioni?
Ci sarà un caos abissale, peggiore di quello delle elezioni scorse, in cui sarà necessario fare degli accordi trasversali dove il cosiddetto Terzo Polo di Calenda e Renzi potrebbe svolgere una funzione di “ago della bilancia”. E questo credo sia uno dei loro obiettivi. In ogni caso, la coalizione del Pd, i 5 Stelle ed, eventualmente, Azione-Italia Viva, dopo le elezioni, potrebbero ancora dare vita a un’intesa di centrosinistra per difendere la costituzione e governare il paese contro le destre.
Il 12 settembre Meloni e Letta sono da Vespa per un confronto. Quali sono gli errori da non commettere?
Il primo errore è della Rai che, per rispettare la par condicio, dovrebbe prevedere un confronto tra tutti i candidati leader delle coalizioni e/o dei partiti in campo. E’ un confronto che parte già con il piede sbagliato e rischia di alimentare ulteriori polemiche. Quanto ai due contendenti invitati al confronto, secondo me, devono cercare di usare un linguaggio comprensibile anche e soprattutto per le nuove generazioni. Abbiamo già notato, dai dati delle scorse elezioni, come i giovani abbiano inciso fortemente sul voto, favorendo, ad esempio, l’ascesa dei 5 Stelle. Sono i giovani che avranno un peso rilevante e decisivo, oltretutto secondo le nuove regole elettorali, i 18enni voteranno anche al Senato oltre che alla Camera. Entrambi i leader dovrebbero essere in grado di intercettare le istanze e i bisogni delle nuove generazioni che sentono l’esigenza di essere protagoniste nella sfera pubblica e, sempre più spesso, non si sentono rappresentate dalle istituzioni e dai partiti.
Su quali temi bisogna spingere?
Il welfare, le politiche sociali e del lavoro, l’attenzione alle fasce deboli, l’economia, l’innovazione e lo sviluppo ecosostenibile, la transizione ecologica e la trasformazione digitale che avranno un peso sempre più rilevante nel prossimo futuro, la diminuzione delle tasse e il contenimento dei costi delle bollette dell’energia in aumento. Porrei una particolare attenzione in campagna elettorale sul reddito di cittadinanza che potrebbe favorire Conte e i 5 Stelle, proponendo una sua riattivazione, riducendo le criticità emerse e valorizzando i punti di forza. Rappresenta una buona pratica e uno dei migliori esempi di contrasto alla povertà, anche se va rivisto e migliorato.
Ne è un difensore?
Assolutamente sì. Bisogna valorizzare le politiche sociali portate avanti dai governi Conte. Il reddito di cittadinanza è molto discusso ma molto radicato: una larga fascia di cittadini ha ricevuto tale misura contro la povertà, il disagio e l’emarginazione. Se fossi in Conte, valorizzerei molto questa sua azione di governo, richiamando l’attenzione al sociale, alla transizione ecologica e alle trasformazioni digitali che mi sembrano essere già centrali nel suo programma. Ritengo che Conte sia un leader particolarmente serio e credibile, anche se i 5 Stelle hanno vissuto diverse trasformazioni nel loro interno, perdendo consensi.
I sondaggi riescono ad orientare gli indecisi?
I sondaggi hanno sempre orientato gli indecisi, pensiamo ai successi di Berlusconi in passato in tal senso. Ma oggi gli italiani sono molto più scaltri, si informano anche attraverso i social e sono molto più capaci di filtrare le notizie. Stavolta non credo che i sondaggi orienteranno gli indecisi; gli elettori decideranno in base alle soluzioni chiare e concrete che i politici sapranno fornire ai problemi seri che gli italiani stanno affrontando nel quotidiano. Anche se molto spesso gli elettori si orientano verso scelte qualunquistiche o di dissenso, la politica deve essere in grado di proporre loro idee e strategie per risolvere i problemi reali. I leader devono essere capaci di mostrarsi competenti e credibili. Non basta comunicare attraverso gli slogan. Quando sei in grado di comunicare con chiarezza la soluzione di un problema, in modo concreto e pragmatico, probabilmente sei già un passo più avanti agli altri nella competizione elettorale.
Lello Savonardo è Coordinatore del corso di Laurea in Comunicazione pubblica, sociale e politica dell’Ateneo Federico II di Napoli, delegato per la comunicazione del Rettore della Federico II, già consigliere per comunicazione dei Ministri dell’Ambiente del Governo Prodi e dei governi Conte I e II.
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