La Coerenza al 41 bis - Il caso Cospito
La Coerenza al 41 bis - il caso Cospito

È vero che Cospito è un terrorista, ma è altrettanto vero che il 41bis è una norma incivile e vìola palesemente la costituzione ed i diritti fondamentali dell’uomo.
Ed è innegabile che l’uomo, Cospito, che pur ha commesso odiosi e deprecabili reati, rappresenta oggi l’ultima espressione di quella Politica ormai scomparsa, capace di mettere i propri valori al di sopra della propria stesa vita.
In un’epoca in cui vengono censurati anche i pensieri, se non “anti anticonvenzionali”, lui e i suoi sodali rappresentano una rarità, per quanto odiosa;
forse è per questo che se ne parla tanto e si è montato questo caso.
E questo caso è emblematico perché smaschera cruentemente una serie di ipocrisie: quella di una certa sinistra, quella di una certa destra, quella della grande stampa, quella dello stato italiano.
Della sinistra (o almeno della parte più ista - io dico estremista, loro progressista) perché ha palesato di non avere mai definitivamente interrotto una certa vicinanza o quantomeno simpatia verso quegli ambienti terroristici, paraterroristici e comunque violenti che pensavamo appartenessero al passato. Peraltro lo manifesta proprio negli stessi giorni in cui si batte tetragona in favore della più giustizialista politica promossa dai pm (o una piccola, ma potente, parte di essi) contro l’illuminato (anche se timido) Nordio.
Della destra (o quantomeno della parte più retrograda) che ha mostrato tutto il suo vuoto culturale mostrandosi bicefala rispetto ad una questione finalmente seria: non ha abbandonato le spinte forcaiole e giustizialiste? E allora nessun cedimento, nessuna esitazione e ancora più dura rispetto al genuino (e forse inesperto) Donzelli. È invece matura, garantista ed all’altezza di quel suo ministro della Giustizia che ha voluto così tenacemente? Allora non lo si lascia solo, non lo si isola all’interno del suo stesso ministero e anzi si coglie l’occasione per sottolineare tutti gli errori di chi fino a qualche mese fa è stato artefice della stagione più buia del diritto e che oggi si batte per la “giustizia”!

Della grande stampa (che oggettivamente coincide con una precisa parte politica) perché, senza alcuna vergogna, si scandalizza perché un parlamentare ha citato documenti “riservati” e poi nello stesso tempo non esita a pubblicare integralmente quei documenti e da sempre pubblica intercettazioni e altri atti segreti nascondendosi dietro il diritto di cronaca. Peraltro si scandalizza proprio negli stessi giorni in cui si schiera come un sol uomo contro chi propone di limitare la pubblicazione di atti e notizie riservate!
Dello stato, tutto, perché come al solito si ricorre al doppio binario: per evitare di decidere (l’unica cosa per cui dovrebbe esistere), su questioni peraltro fondamentali, butta la palla in tribuna scaricando sui medici l’unica soluzione a questo punto possibile ovvero quella della incompatibilità del 41 bis con le condizioni di salute.
Ma si dimentica di aver fatto morire (lentamente e di ogni male, peraltro non autoinflitto) in carcere fior di detenuti imputati di reati “meno nobili”.
Emerge, oltre alla codardia, la debolezza e la fallibilità per non essere in grado di fronteggiare una piccola rete terroristica, così come per 30 anni (e per 3 volte consecutive) è stato in scacco di “latitanti” che in realtà conducevano, a quanto pare (con tanto di selfie), tranquillamente la propria vita.
Uno Stato, se è forte, deve essere tale e restare saldo sui propri principi anche di fronte alle peggiori insidie, allo stesso tempo deve saper garantire quei diritti e quei doveri espressi così chiaramente sulla propria Carta costitutiva, nonché da quel Diritto su cui si fonda.
E il 41 bis non ha niente a che fare con la Giustizia, con il Diritto e con i diritti; è uno dei peggiori retaggi di quel populismo che riempiva piazza Venezia a Roma, che impiccava i propri nemici, che bruciava gli eretici, che oggi mura vive le persone.

Vittorio Piccolo - Ingegnere
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