Cerchiamo di comprendere meglio di cosa si occuperà “La voce impertinente”, ponendo alcune domande al suo ideatore.
- Caro Felice, innanzitutto impertinente perché? E da cosa è nata questa tua forte esigenza di dare una voce a chi non l’ha, in questo universo di mistificazione della verità in cui ci troviamo nel momento storico attuale?
L’impertinenza secondo me non è solo l’essere irriverente e sbattere in modo impetuoso le cose in faccia a qualcuno, ma è la ricerca certosina della verità dei fatti, dell’approfondimento che pochi sono portati a fare della notizia. La mistificazione della verità non è cosa nuova dei giorni nostri: ognuno fa il gioco delle parti, come avviene in politica per esempio dove ogni tesi è confutata da un’altra più giusta o sbagliata. La capacità sta nel porsi nel mezzo e fare sintesi ragionata della realtà, se vogliamo consegnare un disegno descrittivo appetibile dall’opinione pubblica
- La diversità di opinione come pluralismo, è un tema molto intrigante quello da te proposto come base della tua pagina web, soprattutto di questi tempi, in cui ricorre il pensiero unico. Quella cui tu auspichi è una società aperta, dunque, in cui l’idea soppianta l’ideologia?
Si, sono un liberale “popperiano”. Auspico una società aperta dove l’opinione di tutti s’interseca formando un quadro equanime. Le ideologie oggi sono sparite, c’è un vuoto pneumatico di idee, non esiste una generazione che abbia una traiettoria ideale certa, siamo una società liquida come dice Baumann in cui impera il relativismo. Io credo che in parte sia grave che una comunità, per esempio, come l’Europa, non abbia un principio cardine a cui ispirarsi, e con questo mi riferisco alle radici culturali del Cristianesimo da cui proveniamo, come disse l’emerito Papa Benedetto XVI. Ma l’illuminata Francia si è opposta e i risultati sono quelli di un Occidente diviso e debole in ogni settore.
- Fare la differenza in un panorama giornalistico così saturo di tutto, ma soprattutto di cose poco indispensabili, sembrerebbe un’impresa ardua. Come pensi di muoverti all’interno di questa bolla di sapone, che cambia direzione a seconda del vento, che rappresenta attualmente l’informazione odierna? E quali tematiche hai intenzione di trattare? Insomma, quali sono le voci che vuoi far ascoltare?
Beh sì il mercato dell’informazione è saturo, c’è una sovraproduzione di elementi conoscitivi su cui bisogna imparare a fare discrimine. Il modesto compito che ci proponiamo è proprio questo: discernere e approfondire i fatti, con i mezzi sufficienti che abbiamo a disposizione e con la capacità analitica dei collaboratori. Bisogna ascoltare tutti mantenendo la propria rotta.
- Ti farò ora una domanda che può sembrare banale, ma ultimamente questo diritto è stato tirato in ballo tanto spesso e forse a volte in maniera poco consona: cosa è per te la libertà, per te come essere umano, per te come giornalista? Come uomo e come professionista hai subito limitazioni?
In ogni campo lavorativo ci sono cose che devi seguire, come una linea editoriale per esempio. La libertà non è liceità ma è per me l’accoglienza della diversità, uno spirito pungente di raccontare una storia, un fatto, una notizia con gli occhi trasversali. Libertà è disporre di se stessi con la consapevolezza di non ledere la sensibilità altrui.
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