- On. Bergesio. l’Italia, specie al Nord, fa i conti con la siccità e il governo studia di istituire un super commissario. Che ruolo dovrebbe avere?
Il Governo sta lavorando ad un decreto legge sull'emergenza siccità, che prevederà un commissario ad hoc, una Cabina di regia fra i ministri interessati e semplificazioni delle procedure per gli interventi per fronteggiare la siccità. Un primo pacchetto di misure sarà pronto già nelle prossime ore. In particolare, il Commissario straordinario avrà poteri esecutivi rispetto a quanto programmato dalla Cabina di regia, attuerà quindi quanto programmato da quest’ultima, d'intesa con le Regioni e gli Enti territoriali per individuare le priorità di intervento.
- Cos’è il “piano laghetti”?
Il “Piano laghetti” è un progetto di Anbi e Coldiretti che, con la disponibilità delle risorse del FSC, il Fondo Sviluppo e Coesione, potrebbe contribuire a risolvere il problema, evitando la dispersione di acqua. Oggi il sistema nazionale di gestione delle acque è in grado di accumulare e rendere disponibili per gli usi irrigui in agricoltura, ma anche per gli usi industriali e civici, appena l’11% dell’acqua che cade sul territorio italiano, in media tra i 300 e i 320 miliardi di metri cubi l’anno.
Il Piano punta a realizzare 10 mila invasi medio-piccoli entro il 2030, in zone collinari o di pianura. I nuovi bacini dovrebbero aumentare di più del 60% la capacità complessiva dei 114 serbatoi già esistenti sul territorio nazionale. Si tratta di strutture a basso impatto, non paragonabili alle grandi dighe, che non prevedono la posa di cemento, ma che puntano in gran parte sul riutilizzo di cave abbandonate, e che potrebbero portare quella percentuale dell’11% al 30%, forse 35%.
- Ma a cosa è dovuto principalmente questo fenomeno?
Le cause sono diverse: prima fra tutte i cambiamenti climatici. Il riscaldamento globale, con temperature al di sopra della media stagionale, altera gli equilibri del pianeta. Ad aggravare la situazione, la scarsità di piogge in tutta Italia e la scomparsa della neve sulle Alpi. Inoltre, sebbene l’Italia sia un paese ricco di corsi d’acqua, la gestione delle risorse idriche in ambito agricolo e industriale è poco efficace.
- Quali sono le conseguenze sulla nostra economia e sui nostri usi quotidiani?
La siccità è un’emergenza, ma è purtroppo anche un fenomeno che negli ultimi anni è divenuto strutturale e non accenna ad invertire la rotta.
Tra le conseguenze dobbiamo ricordare gli effetti sul sistema idrologico, la maggiore vulnerabilità dei boschi agli incendi, la diminuzione della produzione di energia idroelettrica e i gravissimi danni alla nostra agricoltura, con ricadute tragiche sulla nostra economia e, prima ancora, sul nostro sostentamento.
Ci sono poi anche i danni indiretti alla nostra salute, per il peggioramento dell’inquinamento atmosferico, l’aumento delle malattie trasmesse da acqua e cibo sempre più contaminati, la riduzione della produzione alimentare e cibi sempre meno nutrienti.
- La nostra agricoltura è a rischio? Si parla di -40% di produzioni.
La siccità sta mettendo a durissima prova la nostra agricoltura, ed ha portato anche a cambiare le scelte di coltivazione, con un impatto economico, occupazionale ma anche ambientale. A preoccupare è la riduzione delle rese di produzione di coltivazioni come il grano, girasole, mais e altri cereali. Preoccupante è anche la situazione relativa ai foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. E rischia di aumentare la dipendenza dall’estero.
Per far fronte ai danni causati è quindi importante anche attivare in agricoltura la polizza assicurativa sulla siccità con il Fondo mutualistico, così da garantire che, se un agricoltore coltiva ma non può produrre, può recuperare almeno i costi di produzione.
- Come risparmiare acqua?
Riducendo gli sprechi ed intervenendo sulle infrastrutture, in primo luogo. Dobbiamo attivare politiche che consentano investimenti sulla rete idrica e l’implementazione di tecnologie innovative da attuare nelle nostre case, in agricoltura e nell’industria.
- Se gestita bene la siccità può diventare un’occasione di sviluppo?
Sicuramente, ma occorrono competenze, investimenti pubblici e coraggio. L’Onu ha stimato che dal 2000 ad oggi la siccità è aumentata del 29%: un ritmo impressionante che dobbiamo quanto meno provare a rallentare. Pensiamo ad esempio al Piano laghetti: un’occasione importante anche per creare migliaia di posti di lavoro. Ma anche per studiare e mettere alla prova nuove tecnologie.
- Possiamo fare tutti qualcosa per frenare i cambiamenti climatici?
Certo, tutti possiamo fare qualcosa, nel nostro piccolo. Piccoli gesti come spegnere le lampadine e gli apparecchi elettrici quando non servono, accorgimenti per ridurre il consumo di acqua, utilizzare il più possibile il trasporto pubblico, rendere le nostre case più efficienti dal punto di vista energetico. Piccole cose che, se messe insieme, possono sicuramente incidere in modo positivo.
- Servono grandi investimenti. Su cosa puntare?
Per mitigare gli effetti del cambiamento climatico l’unica strategia possibile consiste nel rimuovere le cause che l’hanno determinato e nell’adattare il territorio a sopportare meglio lo stress idrico indotto.
Occorre individuare soluzioni strategiche definitive.
Per mitigare il problema, sono state previste apposite misure nel Piano nazionale di ripresa e resilienza che dedica alle risorse idriche 3,95 miliardi di euro. Tali interventi mirano a migliorare l’efficienza dell’infrastruttura idrica e a ridurre le perdite.
Ma l’arma strutturale per dissetare campagne, aziende e città rimane la costruzione di invasi e sistemi di accumulo dell’acqua.
E bisogna accelerare drasticamente sul fronte del permitting. Ci sono 8 miliardi fermi per eccesso di burocrazia. Spesso per impianti di depurazione o potabilizzazione, su un arco di 5 anni per la realizzazione, 2 anni e mezzo passano per avere la carte a posto.
- Ci aspetta un’estate con l’acqua razionata?
Come già anticipato dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, non possiamo nasconderci che su alcuni territori si possa anche arrivare a questo.
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