- Dirigente Colicelli, il ministro Valditara concede ai docenti vittime di violenza la difesa dell’ avvocatura di Stato per ripristinare la dignità sociale del ruolo dell’insegnante. È soddisfatta?
Sicuramente l’intervento del ministro rappresenta un’importante presa d’atto di una situazione che si sta facendo di giorno in giorno più evidente. La perdita di controllo sulle fasce adolescenziali si è accentuata con l’interruzione di frequenza dovuta alla pandemia. Sicuramente intervenire a cose fatte non rappresenta la soluzione, occorrono interventi di prevenzione, ma, soprattutto, occorre restituire dignità alla scuola e ai suoi operatori rimettendola al centro delle politiche di governo.
- Nel suo istituto si sono mai registrati casi di docenti vittimizzati?
Nel mio istituto non si sono verificati casi del genere. Il rapporto con i ragazzi è schietto ma rispettoso dei ruoli.
- Il mandato di Valditara è molto concentrato sul recupero della dignità di classe del docente. Quando pensa che sia venuto meno il rispetto dei ruoli tra docente e alunno?
Il rispetto è venuto meno in generale tra adulti e ragazzi. Si registra una violenza verbale e comportamentale nei confronti anche di deboli e anziani in tutti gli ambiti della vita sociale. non solo nella scuola.
- Vi confrontate con una generazione completamente avulsa dagli anni in cui il docente incuteva rispetto e timore. Oggi come funziona il rapporto tra i due?
Il rapporto tra docente e allievo si fonda sulla relazione tra ruoli che devono essere chiari e definiti. Non ci può essere confusione tra figure che non sono pari.Sicuramente il rispetto passa anche attraverso la capacità che abbiamo come adulti di intercettare i bisogni e rispondere adeguatamente alle richieste che ci vengono. Non bisogna perdere mai di vista che noi siamo gli educatori. Ogni intervento per essere efficace deve essere tempestivo.
- Cosa direbbe in merito al ministro Valditara?
Gli direi di far sentire ancora più forte la sua presenza con interventi che stabilizzino il corpo docente, che rendano le scuole luoghi accoglienti e adeguati all’apprendimento, con percorsi integrati di sostegno, nelle aree a rischio, che coinvolgano anche le famiglie, troppo spesso lasciate sole e impreparate, di mettere finalmente la scuola al centro del sistema e non più ai margini.
- Il rapporto Svimez divide in due la scuola tra Nord e Sud. Il PNRR servirà a ridurre il divario?
Il divario non si riduce utilizzando risorse limitate nel tempo ma riportando la scuola a livello nazionale per assicurare a tutti gli alunni lo stesso diritto all’istruzione da Nord a Sud.
- Una cosa su cui lei si batte è la dispersione scolastica, in Campania molto forte. È solo un problema familiare?
La dispersione è un problema sociale. Lo dimostrano i neet, l’assenza di motivazione, di progettualità minano le basi della frequenza scolastica.
- La scuola sarà ancora in grado di fornire al Paese una classe dirigente?
La scuola fornisce una classe dirigente per l’esportazione. I nostri migliori alunni vanno a costituire i vertici delle società di paesi stranieri.
- Si sente appoggiata dalla politica?
Tutti i partiti politici parlano di scuola, ma spesso senza comprenderne a fondo la portata. Occorrono strategie stabili d’intervento, nazionali, la creazione di parti educativi territoriali che siano strumenti d’intervento locale, maggiori risorse umane e finanziarie definite.
- Come funzionerà la scuola nel 2040?
Se non cambiamo subito le cose, per la scuola non ci sarà alcun miglioramento.
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