Nessuno deve sentirsi costretto a lasciare il proprio Paese e le proprie radici per ragioni economiche. Possiamo davvero aiutare le aree del pianeta più svantaggiate sostenendo progetti in loco.
Il fenomeno dei flussi migratori soprattutto via mare, ma anche via terra - in particolare sulla rotta Balcanica (oltre 10 mila ingressi nel 2021) - hanno rappresentato e tutt’ora rappresentano un’evidente emergenza nazionale che solo serie politiche di difesa di confini e frontiere nazionali possono arginare e contrastare.
Se il fenomeno dei flussi è definito da tutti gli analisti come fenomeno “strutturale”, altrettanto evidente è la continua emergenzialità delle dinamiche migratorie in assenza di una serie politica di governo e contrasto dell’immigrazione illegale.
Si può pertanto parlare quindi di “emergenza strutturale”, almeno per l’Italia.
Governare i flussi in ingresso in applicazione delle normative vigenti, - legge Bossi-Fini i cui principi vanno tutelati e riaffermati - significa contrastare fenomeni criminali quali caporalato e sfruttamento che creano forme di illegalità e di lesione dei primari diritti umani e della dignità del lavoratore. Si fa ingresso legale in Italia unicamente attraverso le vigenti normative ovvero in legalità e in sicurezza.
Nel 2016 in Italia sbarcarono circa 180mila migranti illegali (non tutti chiesero asilo) ovvero presunti richiedenti asilo, 119mila nel 2017, 23mila nel 2018, 11mila nel 2019, 34mila nel 2020 in tempo di emergenza Covid, 67mila nel 2021 ed oggi siamo a oltre 45mila con una proiezione che si avvicina ai 100mila ingressi illegali a fine 2022. 13.800 sbarchi nel solo mese di luglio rappresentano il picco di approdi illegali dal 2017.
30mila sbarchi di migranti tra maggio-giugno-luglio 2022 ci riportano a stagioni di puro allarme per il nostro Paese.
È facile intuire che le gestioni dei flussi migratori dipendono dall’incisività delle politiche praticate a livello nazionale e europee.
Nel 2018-2019 le politiche di contrasto dei fenomeni migratori illegali attuate attraverso i decreti Sicurezza hanno dato risultati importanti sul piano nazionale e apprezzamenti sul piano europeo.
Meno sbarchi e meno partenze da Libia e Tunisia hanno determinato meno morti nel Mediterraneo e una riduzione dei traffici e della tratta di esseri umani.
Difendere i confini dell’Italia vuol dire difendere le frontiere esterne europee. Tutelare la sicurezza nazionale per proteggere la sicurezza europea.
Se Lampedusa è la porta d’Europa, tutelare quell’ingresso significa difendere l’accesso al nostro Paese.
L’hotspot di Lampedusa è la triste fotografia dell’emergenza nazionale del fenomeno migratorio. Un centro di primissima accoglienza che con una capacità recettiva di 357 ospiti si trova sistematicamente in condizioni critiche .
I dati giornalieri diffusi dal Ministero dell’Interno confermano un trend di flussi migratori in costante crescita che portano il nostro Paese ad essere la meta preferita delle organizzazioni criminali che gestiscono la tratta di esseri umani.
Tra i 5 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo - i FiveMed - l’Italia è quello che ad oggi maggiormente patisce e subisce il fenomeno dei flussi illegali di migranti provenienti principalmente dal Nord Africa lunga la rotta del Mediterraneo centrale, occidentale, orientale e dalla Turchia.
La priorità nel contrastare i flussi illegali che generano clandestinità e illegalità, gestiti da organizzazioni criminali, risiede nel ripristino dei “nuovi decreti Sicurezza”, strumenti normativi di riaffermazione del principio di legalità, di contrasto all’immigrazione illegale, di sicurezza pubblica, di potenziamento degli strumenti di sicurezza urbana, di contrasto alle criminalità organizzate italiane e straniere.
I nuovi decreti sicurezza porteranno al superamento del Decreto Immigrazione del governo Conte 2/Lamorgese.
Il decreto immigrazione del governo Conte 2 ha incrementato notevolmente gli afflussi e gli approdi irregolari sul nostro territorio, aumentato la presenza dei c.d. “invisibili” nelle città e nelle stazioni ferroviarie, ridotto e limitato i rimpatri (3800 nel 2021) e le espulsioni (nessun nuovo accordo di rimpatrio è stato siglato con i Paesi Terzi). Oltre all’accordo con la Tunisia bisogna lavorare a sottoscrivere nuove intese.
Diventa pertanto fondamentale: rivedere la protezione speciale allargata, togliere alcune condizioni che hanno allargato la concessione dei permessi di soggiorno, ripristinare alcuni limiti al diniego del permesso di soggiorno, rivedere la conversione dei permessi di soggiorno in permessi di lavoro.
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