Negli Stati Uniti questa disciplina del diritto alla felicità viene inserita già nel Settecento, studiata collegandola a molte materie e riconosciuta nella giornata del 20 Marzo.
Con gli anni, gli studi e le analisi, l’Onu ha istituito una lista dei Paesi più felici, World Hapiness Report, nella quale troviamo la Finlandia al primo posto e l’Italia al 47esimo. La classifica tiene conto di reddito, salute, istruzione, lavoro, aspettative di vita e stato sociale.
Essere felici non è uno stato permanente, ma un momento fuggente. Si può aspirare alla felicità e conquistarla con i piccoli e\o grandi successi personali. Si può essere felici se si svolge un lavoro dignitoso, se si ha una famiglia, se si è assistiti e curati nella difficoltà e nella malattia: tutto ciò che migliora la nostra vita incentiva la felicità.
Conosceremo storie di vita reale che con autodeterminazione e resilienza raggiungono o hanno raggiunto la felicità. Le interviste ai protagonisti di questa rubrica saranno in esclusiva e mireranno a creare curiosità o ad invitare, chi legge, a prendere ciò che di buono e bello c’è davanti. Oggi non è facile riuscire a vedere colori quando intorno a noi c’è solo il nero, ma con questi brevi momenti di lettura proverò a trasmettervi forza e coraggio.
Non parleremo di diritto alla felicità come materia giuridica, ma come tema cardine di chi vive ogni giorno la vita prendendola a morsi.
Iniziamo dalla mia la mia storia.
“Sei una Bronza coverta!”, così mi ha definito una mia amica. In veneziano questa frase ha un significato particolare: indica un fuoco che all’apparenza è spento, ma in realtà sotto la cenere ha tutto un mondo di brace ardente. Sono Alessia De Filippo di origine pugliese, ma campana nel sangue. Sono una giovane donna che vive la vita prendendo tutto ciò che di bello offre, in ogni suo attimo, in ogni suo battito.
Qualche anno fa mi hanno diagnosticato la Sclerosi Multipla (patologia neurologica); ho avuto paura, non la conoscevo, ci siamo “presentate” con il tempo, e ad oggi mi sono rialzata da quelle ceneri che mi stavano bruciando. Avere una patologia non è facile, anche perché la società ha ancora tante barriere, ma io ci provo, alzo la voce, creo momenti di comunità, coinvolgo persone in attività, do il mio contributo nella vita sociale e associativa. Non mollo! So che leggere quanto scritto potrebbe sembrare da super eroe, ma non è così. C’è tanto lavoro personale, sostegno e apertura mentale. Non siamo soli, cerchiamo di guardare avanti e lontano. Io lo faccio e voi?
Alessia De Fillippo
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