Tutti si dicono moderati, ma esiste un Manuale del perfetto moderato?
“Chiariamo innanzi tutto una cosa: essere moderati non deve significare essere cedevoli, mollaccioni. O, peggio, essere opportunisti pronti ad accasarsi dove risiede la propria convenienza. Essere moderati significa capire che la politica è l’arte del creare il possibile senza limitarsi a gestire l’esistente e senza inseguire o promettere l’impossibile. Significa essere misurati nei modi, dialoganti nell’interesse comune, ma determinati nelle idee e anche anticonformisti. Significa perseguire un nuovo modo di fare politica. Insomma, i moderati avranno un futuro se sapranno distinguersi sia dai senza fissa dimora politica alla ricerca di utile collocazione, sia dai centrini un po’ stantii stile prima Repubblica”.
Cosa vi contraddistingue da chi si dice liberale, riformista, moderato come il Centro di Renzi e Calenda?
“Il comportamento. Moderazione significa anche equilibrio. L’andamento ondivago delle scelte di Calenda e il suo atteggiamento da primo della classe che si arrocca da solo sul cucuzzolo della montagna a elargire patenti e giudizi sugli altri non mi sembrano indice di particolare equilibrio. Ci faccia caso: nei monologhi è un fuoriclasse, al primo contraddittorio dà in escandescenze. Per non parlare della confusione che alberga nei suoi intendimenti per il futuro. E, in ogni caso, l’offerta di Calenda è un’offerta sostanzialmente di sinistra. Il suo accordo col Pd, poi stracciato, lo dimostra”.
In un contesto così polarizzato tra i due estremi, che ruolo gioca il Centro?
“La polarizzazione ci impone uno sforzo in un più per bucare il sistema informativo e far conoscere la nostra proposta, ma sono fiducioso. In questo momento così difficile del Paese, dovremo essere guardiani della spesa e nemici del debito pubblico, garanti della collocazione internazionale, fautori di infrastrutture e sviluppo. C’è una rilevante parte di popolazione che chiede pragmatismo e buon senso, che ha apprezzato Mario Draghi e non ha condiviso la sua caduta, che tiene al rigore nei conti, alla realizzabilità delle promesse e all’autorevolezza dell’Italia nel mondo, e che non voterebbe mai a sinistra. Né la sinistra ufficiale, né quella che si presenta sotto mentite spoglie di terzi poli ondivaghi e autoreferenziali. Per non parlare della decrescita infelice del Movimento 5 Stelle. Credo ci sia lo spazio politico per fare un ottimo risultato il 25 settembre con la nostra lista “Noi Moderati”. E comunque, indipendentemente dal superamento della soglia, daremo una casa ai tanti moderati che in questo momento si sentono privi di rappresentanza”.
Il centrodestra di cui lei fa parte propone il presidenzialismo. Si sposerebbe bene col nostro sistema costituzionale?
“Sono decisamente favorevole a un sistema semipresidenziale alla francese, ben scritto e con tutti i contrappesi del caso. Non solo si sposerebbe benissimo col nostro impianto costituzionale in quanto il governo manterrebbe il suo rapporto di fiducia col Parlamento, ma con la sua iniezione di novità e con lo spazio che riconosce al suffragio popolare potrebbe aiutare a salvare la democrazia rappresentativa dal suo evidente declino”.
È chiaro che ci sono alcune differenze di vedute con la Meloni. Ha la stoffa del premier?
“Giorgia ha avuto la grande intelligenza politica di volere fortemente che nella coalizione fosse dato spazio a un’area moderata, draghiana, senza peraltro chiederci abiure o cambi di posizione. E sul piano della collocazione internazionale appare molto consapevole della posta in gioco. Se la coalizione di centrodestra vincerà, e al suo interno ci sarà un’affermazione di FdI, l’incarico per la formazione del governo lo troverei più che naturale”.
Pensa che sta nascendo un partito conservatore di stampo anglosassone?
“In politica possono esserci le coalizioni di partiti o grandi partiti di coalizione all’interno dei quali convivono, in base a regole comuni, differenti sensibilità. In questo momento le identità politiche sono in corso di ridefinizione: la pandemia e soprattutto la guerra hanno fatto saltare schemi e categorie. Per questo, la legge elettorale vigente è la meno adatta a regolare il voto. Credo che nel prossimo futuro tutti dovranno compiere uno sforzo di rivisitazione della propria cultura politica. All’interno di questo quadro, vedremo cosa accadrà…”.
Crisi energetica: qual è il vostro piano
“La politica dei sì: rigassificatori nell’immediato, in prospettiva ricerca sul nucleare di nuova generazione, snellimento delle procedure per le rinnovabili. E per aiutare famiglie e imprese a fronteggiare il caro bollette, riconversione dei fondi strutturali europei che le regioni stanno programmando proprio in questi giorni”.
Diritti civili: il Tribunale di Bologna ieri ha autorizzato l’adozione di un bambino ad una coppia gay dandogli doppio cognome. Lei che posizione ha?
“Credo che si confonda la libertà con il diritto esigibile. Il diritto esigibile comporta sempre ricadute su altre persone, perché viviamo in una comunità fatta di relazioni. La libertà di amare chi si vuole non è in discussione, i diritti individuali di ogni partner nemmeno. Ma c’è anche il diritto del bambino a crescere con un padre e una madre. E, soprattutto, quasi sempre le adozioni omogenitoriali nascondono utero in affitto e compravendita di materiale genetico”.
Perché è contrario al suicidio assistito?
“Stesso discorso su libertà e diritto. La libertà di suicidarsi è una cosa, anche se uno Stato solidale prima di assecondare una resa di questa portata dovrebbe fare di tutto per sostenere le persone che soffrono, ad esempio attuando la legge sulle cure palliative. Il diritto implica in capo allo Stato il dovere di garantirne l’esercizio, anche mettendo a disposizione la morte somministrata per mano di una terza persona. Sono temi molto complessi, e il ragionamento conduce a implicazioni meno scontate di quelle che una certa narrazione vorrebbe accreditare”.
La flat tax è conveniente?
“Sì, è conveniente per i contribuenti e lo è anche per lo Stato. Se ben congegnata e accompagnata da abolizione delle tax expenditures e da una compartecipazione ad alcuni servizi in proporzione al reddito, non solo è sostenibile ma sarebbe uno strumento formidabile di abbattimento dell’evasione. L’evasione ha un costo, l’unico modo serio per contrastarla è fare in modo che questo costo superi quello della tassazione. Non so se in questo momento si potrebbe affrontare una riforma del genere, ma se ben congegnata funziona e con una no tax area decrescente al crescere del reddito è anche perfettamente equa. Ho presentato da tempo un disegno di legge in materia”.
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