Fenomenologia dell'astensionista: perchè in Italia non si vota?

Francesco Urraro • 7 settembre 2022

Fenomenologia dell'astensionista: perchè in Italia non si vota?

La partecipazione alla vita politica è il presupposto di ogni democrazia. Le nostre istituzioni sono legittimate solo se sono sostenute dal consenso della cittadinanza espresso nel voto per le assemblee rappresentative e nei pronunciamenti popolari diretti nei referendum contemplati dalla Costituzione e dalle altre leggi.


Tutte le persone che hanno a cuore la democrazia, dunque, non possono non leggere con preoccupazione i dati relativi al declino della partecipazione elettorale, che, da tempo, riguarda purtroppo anche il nostro Paese. Alle prime elezioni repubblicane per la Camera dei deputati partecipò al voto oltre il 92% della popolazione. Alle elezioni del 2018 nemmeno il 73%. Alle elezioni europee del 2019 ha partecipato al voto meno del 55% degli elettori. Per non dire, da ultimo, del dato delle recenti elezioni suppletive per la Camera dei deputati in un collegio di Roma, dove l’astensionismo ha superato addirittura l’88% degli aventi diritto.

Di astensionismo però si parla in genere solo nei pochi giorni prima di un voto e in quelli immediatamente successivi. Ma le istituzioni hanno l’obbligo morale di intervenire e di adottare misure concrete. 


Sono di certo diverse le cause dell’astensionismo, partendo sicuramente da sentimenti di protesta e indifferenza dei cittadini nei confronti della politica. Su tale specifico aspetto è compito delle forze politiche riflettere su come potere riconquistare questi elettori, suscitando maggiore attenzione e passione, attraverso la qualità delle rispettive proposte. Emerge tuttavia anche che possono essere stimati in svariati milioni i cittadini che non partecipano al voto per qualche ostacolo indipendente dalla propria volontà: dalle persone con problemi di mobilità a quelle che si trovano lontane dai seggi il giorno delle elezioni. Si tratta di situazioni da attenzionare assolutamente. 


Un dato e’ certo: il buon funzionamento di una democrazia, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, l’effettiva rappresentatività delle istituzioni stesse dipendono, in primo luogo, dalla partecipazione dei cittadini alle elezioni (e ai referendum).

Un sistema è democratico, infatti, se le decisioni pubbliche (leggi, decreti, altri provvedimenti) sono deliberate direttamente dai cittadini (nei referendum) o da persone che essi hanno scelto, con il loro libero voto, per rappresentarli (nelle elezioni, politiche e amministrative).

Non sono più rinviabili proposte concrete anche per verificare l’adeguatezza nel tempo di quelle approvate e sperimentate con un monitoraggio costante, con la valutazione delle criticità ed anche con riferimento alle campagne di comunicazione e sensibilizzazione dell’elettorato.

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