Sono passati molti anni da quel venerdì 17 giugno 1983 in cui i carabinieri di Roma misero le manette ai polsi di un uomo innocente: Enzo Tortora. Nulla più della sua espressione incredula e stordita al momento dell’arresto può essere il simbolo di tutte le vittime degli errori giudiziari. Da allora è cambiato ben poco. Ancora oggi troppi innocenti finiscono in carcere: in media 1.000 ogni anno, quasi tre al giorno, oltre 26.000 negli ultimi venticinque anni. Lo Stato ha già speso in risarcimenti più di 740 milioni di euro e il conto prosegue al ritmo di 81.000 euro al giorno.
Anche per questo sono tra i firmatari di un disegno di legge volto a dedicare una giornata nazionale alle vittime di errori giudiziari e di ingiusta detenzione in Italia. Un modo seppur simbolico di dare dignità e riconoscimento ai protagonisti di storie strazianti, a innocenti accusati dei reati più diversi e tremendi sulla base di prove inesistenti o senza fondamento.
l'istituzione della Giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari (Giornata nazionale "Enzo Tortora " in memoria delle vittime degli errori giudiziari sarà individuata proprio nella giornata del 17 giugno con la possibilità da parte degli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nell'ambito della propria autonomia, di promuovere iniziative finalizzate a sensibilizzare gli alunni sul valore della libertà, della dignità personale, della presunzione di non colpevolezza quale regola di giudizio.
La nostra Costituzione demanda alla legge la determinazione delle condizioni e dei modi per la riparazione degli errori giudiziari.
L'istituto dell'errore giudiziario rappresenta proprio la traduzione, in chiave soggettiva dell'indicazione di principio contenuta nella Carta fondamentale. Tale istituto è preordinato a lenire le conseguenze dell'errore giudiziario, attraverso la corresponsione di un indennizzo di natura pecuniaria.
La riparazione dell'errore giudiziario assume, quindi, nella prospettiva costituzionale, "una dimensione che supera sia il concetto del risarcimento dei danni per fatto illecito sia il concetto del mero indennizzo per atto illegittimo. Il suo contenuto non è solo la rifusione dei danni materiali ma anche la correspon- sione di utilità che valgono in qualche modo a compensare la vittima della sofferenza morale prodotta dall'errore giudiziario con la fondamentale finalità di consentire, per quanto possibile, un reinserimento normale nella vita sociale in condizioni di tranquillità e di sufficienza per sé e per la sua famiglia in rapporto alle condizioni morali, sociali ed ambientali della stessa.
L’errore giudiziario deriva dalla scoperta in sede di revisione di un’ingiustizia sostanziale della sentenza irrevocabile di condanna. Ciò a condizione che chi è stato prosciolto in sede di revisione non abbia determinato l’errore giudiziario per dolo o colpa grave. Tale diritto alla riparazione nel caso in cui il condannato muoia anche prima del procedimento di revisione si estende al coniuge ai discendenti agli ascendenti ai fratelli alle sorelle agli affini entro il primo grado e le persone legate da vincolo di adozione con la persona deceduta .
La riparazione per ingiusta detenzione trova fondamento nei principi di inviolabilità della libertà personale (art. 13 Cost.) e di non colpevolezza sino alla condanna definitiva (art. 27 Cost.), oltre che nella previsione dell'art. 24 Cost., che - al quarto comma - attribuisce al legislatore il compito di «determinare le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari». Più esplicitamente, l'art. 5 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo afferma che ogni persona vittima di un arresto o di una detenzione eseguiti in violazione della Convenzione ha diritto a un indennizzo.
In armonia con questi principi, il codice di procedura penale, nel disciplinare le misure cautelari, introduce uno specifico rimedio idoneo a "compensare", in chiave solidaristica (art. 2 Cost.), gli effetti pregiudizievoli che la vittima dell'indebita restrizione della libertà personale patisce, prevedendo agli articoli 314 e 315 una riparazione per l'ingiusta detenzione subita a titolo di custodia cautelare.
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