Energia, misure immediate per evitare una ecatombe di imprese
Anna Lepre "Energia, misure immediate per evitare una ecatombe di imprese"

Il caro energia è ormai diventata l’emergenza quotidiana con cui deve confrontarsi il mondo dell’impresa. Sul tema abbiamo interpellato Anna Lepre, Direttore del Centro studi Lepre Group.
Ci aspetta davvero un autunno da incubo? Le condizioni purtroppo ci sono tutte. L’aumento esponenziale del gas sta creando problemi diffusi quasi in tutto l’universo produttivo. E’ venuta meno la distinzione tra realtà energivore e altro tipo di imprese. Le bollette schizzate del mille per cento colpiscono anche piccoli esercizi come bar o strutture ricettive minori. Con quali conseguenze per le aziende e la collettività? Il rischio serio è di avere un’ecatombe di imprese, non a caso l’appello a fronteggiare la situazione con misure straordinarie arriva da tutte le associazioni di categoria. Quanto ai numeri, vi sono recenti stime a dir poco allarmanti, secondo cui entro dicembre 2022 dovremmo registrare su scala nazionale la chiusura di 90 mila unità imprenditoriali, di cui ben 11.300 in Campania.
Cosa si può fare per evitarlo ?Il premier del governo uscente, Mario Draghi, ritiene impraticabile agire con scostamenti di bilancio, ma si dichiara pronto a individuare altre strade. Credo sia doveroso da parte di tutto il quadro politico nazionale sospendere su questo punto le inevitabili schermaglie elettorali, individuando da subito misure efficaci per
evitare che i rischi potenziali di chiusura si trasformino in realtà effettiva, con la conseguente perdita del lavoro da parte di centinaia e centinaia di migliaia di persone. Il Paese non può permettersi questo disastro
.Ma il Governo non si è mosso efficacemente su questo fronte? Gli accordi con l’Algeria, ad esempio. E’ così. Draghi sembra avere posto le basi perché entro un paio d’anni il Paese possa risultare non più dipendente dalle forniture russe, con una riconfigurazione che contribuirà sicuramente a contenere anche le tariffe. Il dramma è nell’immediato. Dobbiamo capire che il nostro è un Paese che basa la sua economia per larga parte su micro e piccole imprese. Quindi ?Si tratta di realtà che hanno meno resilienza, inevitabilmente, quindi non possono aspettare il 2024, ma vanno sostenute in tempi stretti, se si vuole scongiurare la loro uscita dal mercato. Naturalmente non tutte si trovano nello stesso ordine di difficoltà, ma quei numeri cui accennavo dimostrano che il problema è drammaticamente serio e il peso per la nostra società, in termini di forte aumento delle aree di disagio, può risultare insostenibile.
Come mai la Campania è messa così male? Pur consapevole delle criticità della regione, è un dato che ha sorpreso anche la sottoscritta. Emerge che addirittura il 12,5% delle imprese a rischio chiusura risiedono nella regione. Questa maggiore esposizione, evidentemente, segnala problemi che vanno anche al di là della pur angosciosa escalation fatta registrare dal caro energia
.In che senso? Vuol dire che la Campania, più della media nazionale e perfino di altre aree meridionali, ha una struttura economica e produttiva caratterizzata da eccessiva frammentazione, da problemi strutturali che incidono tra l’altro sulla liquidità di micro e piccole imprese. Si tratta di realtà che hanno avuto storicamente, e hanno ancor più in questo periodo, difficoltà di accesso al credito e ad altre fonti di finanziamento.
Come se ne esce? Nell’immediato, le misure straordinarie per arginare l’ecatombe di imprese sarebbero ovviamente ancora più salutari in Campania. Ma è bene rendersi conto una volta per tutte che non si può vivere solo di emergenza. E’ un livello di consapevolezza che deve investire tutti gli attori sulla scena: dalle istituzioni nazionali e locali, agli operatori economici e alle loro associazioni, ai sindacati e alle altre forze sociali, alla stessa opinione pubblica qualificata, all’alta formazione, agli ordini professionali. C’è bisogno di mettere a profitto le considerevoli risorse europee e nazionali disponibili per assicurare un potenziamento infrastrutturale e di servizi, a vantaggio delle imprese e dei cittadini del Mezzogiorno. E’ il presupposto per avere realtà produttive più solide e attrezzate per affrontare i cosiddetti cigni neri, purtroppo sempre più frequenti su scala internazionale, dalla pandemia alla guerra in Ucraina

Anna Lepre, economista
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