Senatore, la CISL chiede di sperimentare la settimana lavorativa di 4 giorni. Lei che ne pensa?
La priorità è lavorare sulle politiche attive, favorire l’ingresso dei nostri giovani nel mercato del lavoro, supportare le nostre imprese nella sfida per il reperimento di dipendenti. Detto questo, sono aperto al confronto con le parti sociali. Ben vengano idee e proposte, purché siano in linea con i conti pubblici. Sinceramente, penso che l’obiettivo sia quello di trovare un giusto equilibrio tra la produttività delle nostre aziende e il benessere dei dipendenti. Dobbiamo mettere in campo strumenti che possano migliorare la qualità del lavoro e rendere il nostro mercato attrattivo. Penso al taglio del cuneo fiscale che abbiamo già previsto nell’ultima legge di bilancio e su cui possiamo ancora lavorare. Ma penso anche alla centralità del welfare aziendale
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Alla base c’è la giustificazione di offrire maggiore produttività così come funziona in alcuni Paesi Europei. In Italia siamo pronti ad impostare così il lavoro?
E’ vero che in Italia si lavora tanto e in proporzione si produce meno. Ma credo che l’introduzione della settimana lavorativa corta debba essere accompagnata e supportata da una riorganizzazione del lavoro e soprattutto da un ammodernamento degli impianti produttivi. Viceversa, corriamo il rischio che le nostre aziende non riescano a trarre benefici da una riduzione dell’orario di lavoro.
- Come sta cambiando il lavoro in Europa?
Il mercato è in continua evoluzione, dopo la fase emergenziale del Covid, che ci ha costretto a riorganizzare le giornate per agevolare la conciliazione tra vita privata e lavoro. Lo smart working è diventato la regola. E’ chiaro che rispetto a quella tragica esperienza, non possiamo più tornare indietro. Dobbiamo sapere cogliere i giusti spunti per affrontare le nuove sfide. In questo, credo che sia giusto riflettere su nuove formule e il Governo non si tirerà indietro di fronte alle richieste dei cittadini. Penso, ad esempio, alla proroga dello smart working per i lavoratori fragili oltre il 31 marzo.
- Come cambia il lavoro al cospetto della forte tecnologia che sostituisce le mansioni umane?
L’Italia ha bisogno di innovazione. Credo che lo sviluppo economico del nostro Paese debba muoversi su un doppio binario che vede la tecnologia affiancarsi ai nostri lavoratori, senza però sostituirli. Molte mansioni sono destinate a scomparire. Ma allo stesso tempo, l’innovazione tecnologica richiede nuove figure professionali e competenze sempre più specializzate. Bisogna lavorare sulla formazione e l’aggiornamento continuo per non farci trovare impreparati di fronte alla sfida del cambiamento.
- Quale iniziativa ha in mente di prendere per le morti bianche?
La sicurezza sul lavoro è un tema che mi sta molto a cuore. E’ inaccettabile che una donna o un uomo possa uscire di casa per andare a lavorare senza più poter fare ritorno. Ho già iniziato a confrontarmi con le parti sociali per studiare misure da mettere in campo e invertire questa tragica tendenza. Serve un cambiamento culturale nel nostro Paese. Noi siamo pronti a lavorare al fianco delle nostre imprese partendo dalla formazione e dalla prevenzione. Pensare alla sicurezza sul lavoro è un investimento, non un costo.
- È a favore del salario minimo?
Il salario minimo rischia solo di provocare un allineamento al ribasso dei salari e depotenziare quanto di buono è stato fatto fino ad oggi grazie alla contrattazione collettiva che deve essere potenziata. Lavoriamo su questo, per incentivare la contrattazione ed eliminare il sommerso. Credo sia la strada giusta per ottenere un aumento del salario medio.
- Perché i sindacati sono in crisi, non solo in Italia?
Il ruolo svolto dai sindacati è fondamentale. Credo però che questo sia il tempo della responsabilità per la rappresentanza che deve aprire una riflessione al suo interno e ritrovare lo spirito originario che ha portato alla sua nascita.
Il lavoro sta cambiando, insieme alle esigenze dei nostri lavoratori. Serve un cambio di passo da parte dei sindacati, mettere al centro la tutela dei diritti dei lavoratori senza nascondersi dietro a costruzioni ideologiche che rischiano solo di vanificare la strada del dialogo e del confronto, partendo dalla consapevolezza che la tutela dei diritti dei loro iscritti resta l’unica mission.
- I migranti sostituiranno gli italiani nei lavori usuranti?
Sinceramente, mi preoccupa di più il destino di tanti lavoratori italiani e stranieri perbene in gravi difficoltà e senza lavoro. Ma questo è un problema che si trascina da anni, con governi di sinistra che hanno preferito politiche assistenzialiste a politiche attive per il lavoro, permettendo ai nostri ragazzi di stare sul divano e accontentarsi di un sussidio. Questo non possiamo più permetterlo.
Detto questo, c’è il tema di tanti lavoratori irregolari, sfruttati, schiavizzati e ridotti ad una vita al limite della dignità umana. Sinceramente non mi ossessiona il problema dei migranti che sostituiscono gli italiani in certi lavori. Mi preoccupa di più sapere che c’è all’opposizione fa le barricate per facilitare l’ingresso di lavoratori stranieri, dimenticando però la difesa dei diritti civili e sociali delle persone e della classe operaia.
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