Per le prossime elezioni 2022 del rinnovo del Parlamento, fissato per il 25 settembre, tutte le coalizioni politiche hanno presentato i propri programmi con gli argomenti oggetto della loro “mission impossible” con la lista dei candidati alla poltrona.
I programmi indetti e presentati dal centrodestra, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, quelli del PD, del Movimento cinque stelle, della Coalizione Azione- Italia Viva ruotano intorno a temi di ampio raggio: dalla politica estera incentrata sulla tutela dell’interesse nazionale e la difesa della Patria al rispetto degli impegni assunti nell’Alleanza Atlantica, anche in merito all’bilanciamento degli stanziamenti per la difesa, sostegno all'Ucraina di fronte all’invasione della Federazione Russa e sostegno ad ogni iniziativa diplomatica volta alla soluzione del conflitto; dal riesame delle regole del Patto di stabilità e della governance economica al fine di attuare politiche in grado di assicurare una crescita stabile e duratura e la piena occupazione, questi solo alcuni punti del programma elettorale della prima forza politica citata.
Il PD, propone da canto suo, un ventaglio ancora più articolato e ricco di idee e proposte, ruotando e impostando tutto il “suo credo” su tre pilastri : Sviluppo sostenibile e transizioni ecologica e digitale; Lavoro, Conoscenza e giustizia sociale; Diritti e cittadinanza. A leggere un programma del genere, si pensa alla grandezza delle menti che l’hanno redatto, perché hanno tenuto conto di ogni aspetto della vita, sociale, economica, personale attraverso il superamento di ogni forza di discriminazione e disuguaglianza sia in campo lavorativo che squisitamente personale dando voce e spazio a tematiche come la scuola, la socializzazione e la cultura.
Il partito che invece promette il miracolo del “salviamo cavoli e capre”, è il Movimento 5 stelle, con la molteplicità di temi trattati e proposte: dal taglio del cuneo fiscale per imprese e lavoratori al contrasto del precariato, dal rafforzamento del reddito di cittadinanza alla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario alla riforma delle pensioni, dagli incentivi all’imprenditoria giovanile e sburocratizzazione delle startup alla stabilizzazione degli sgravi per l’acquisto della prima casa da parte degli under 36, dal piano di edilizia residenziale pubblica ai mutui agevolati per acquisto prima casa e il mutuo salva casa, dall’economia rigenerativa dei rifiuti al potenziamento e accessibilità alle terapie innovative e avanzate, dagli incentivi per i pronto soccorso all’ aumento delle retribuzioni per il personale sanitario, dal matrimonio egualitario e legge contro l’omotransfobia all’educazione sessuale e affettiva nelle scuole e la lista è ancora lunga.
Il partito Italia Viva, propone il suo programma che ruota intorno al tema produttività e crescita, per facilitare sia l’imprenditoria giovane che ripristinare le piccole e medie imprese dell’artigianato ormai scomparse. Il tema scuola è sempre al centro di ogni programma elettorale e tutti mirano a proposte che tali poi restato sul come migliorare i livelli di istruzione e combattere la dispersione scolastica, ma nessuno accenno si fa all’obbligo della formazione per i docenti, soprattutto quelli designati per il sostegno di ragazzi portatori di disabilità. Energia ecosostenibile e fondi rinnovabili, dal fisco alla giustizia, dalla sanità alla ricerca, dal diritti alle pari opportunità, dai giovani al welfare, dalla pubblica amministrazione ai trasporti.
Tutte le coalizioni politiche sopraindicate, nei loro programmi di fogli e fogli di buoni propositi, speranzose attese e idealizzazioni utopiche, nessuna propone qualcosa di effettiva importanza e di valore sul tema disabilità, eccetto il Movimento 5 stelle con un accenno di poche righe alla disabilità e all’aumento delle pensioni per i portatori di disabilità, dando importanza al potenziamento degli strumenti per i percorsi di vita indipendente delle persone con disabilità e non autosufficienti con l’attuazione della legge delega in tema di disabilità, dando voce e valore ai caregiver, i familiari che si occupano h24 dei loro cari disabili o allettati.
In realtà la FISH , (Federazione italiana per il Superamento dell’Handicap) ha appurato la demoralizzante assenza del tema della disabilità nei programmi di partiti e movimenti che si presentano alle prossime elezioni, volgendo un articolato richiamo alle forze politiche per un impegno concreto sulla disabilità. La disabilità, proprio in virtù del rifiuto che le persone e le famiglie subiscono, a causa della carenza di servizi di sostegno a domicilio, di elevati costi che rimangono a loro carico, a motivo dell’esclusione, rinuncia, marginalizzazione nel mondo del lavoro, è una delle prime cause di impoverimento ma non solo economico. Ci si interroga come mai questa diffusa e radicata problematica, considerando gli aumenti dei casi di autismo ad esempio, questa marginalità non entri nei programmi elettorali con la stessa enfasi di altre promesse, se lo chiedono le famiglie dei bambini disabili e ancor più quelle dei ragazzi autistici.
Non si può centrare un tema per le politiche parlamentari solo sull’ adeguamento, congruo e selettivo, delle pensioni agli invalidi. Sono l’abbandono e la lentezza delle politiche per la disabilità, la prova dell’assenza di una concezione inclusiva della nostra società, delle nostre comunità. Sono la delega alle famiglie, al volontariato, al buon cuore dell’assistenza, della cura riparatoria e consolatoria, che poco ha a che spartire con i diritti umani, con la possibilità di partecipare in condizioni di pari opportunità. È insufficiente un piano per la non autosufficienza per affrontare lo stato in cui versano milioni di persone con necessità di sostegno intensivo, ma mancano provvedimenti seri che non solo valorizzino i caregiver familiari ma prevedano coperture previdenziali e di malattia certe. Mancano massicce misure di welfare aziendale, di flessibilità lavorativa che evitino ai familiari, in particolare alle donne, di dover abbandonare il lavoro per assistere un familiare.
Manca la volontà di rinforzare e indire progetti ex novo per la vita indipendente delle persone con disabilità, anche di quelle solo parzialmente in grado di autodeterminarsi. Prima di ogni cosa è assente dalla prospettiva immediata una radicale revisione dei percorsi di riconoscimento della condizione di disabilità. Oggi è ancora un sistema improntato al pregiudizio e alle distorsioni: la persona con disabilità è un potenziale truffatore, un furbetto, soprattutto chi non ha una disabilità non visibile. Oppure è un malato da proteggere e da cui proteggersi. Non è una risorsa, non è una persona con le sue caratteristiche o le sue peculiarità. Il risultato è un percorso kafkiano, costoso, conflittuale, inutile a descrivere le diverse situazioni personali e a contribuire a costruire un progetto di vita e a realizzarlo con strumenti e misure adeguate.
Per zittire di tutto ciò che rimane perennemente procrastinato e che rende faticosa e umiliante la quotidianità delle persone con disabilità: politiche e servizi per l’inclusione lavorativa, fruibilità dei sistemi di trasporto pubblico locale, accessibilità di ausili tecnologicamente avanzati, praticabilità alle risorse culturali, qualità dell’inclusione scolastica e molto altro di una lista che appare lacrimevole quanto lettera morta. Su ciascuno di questi intrecciati risvolti vi sono, anche da parte della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, proposte sostenibili, riflessioni articolate, volontà di partecipare, ma se prevale la disattenzione e il silenzio, un reale cambiamento continua ad appartenere al mondo dei sogni in una società che si professa inclusiva, ma solo sulla carta, quella dei programmi elettorali.
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