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Dilemmi nostrani: che fine ha fatto Luigi Di Maio?

Francesco Cristiani • 2 aprile 2023

Qui nella sua cittá natale, il nido dal quale nove anni fa spiccò il volo per Roma, dove poi in breve ha abitato le stanze dei palazzi più importanti, quasi non si ricordano più che faccia ha. Politicamente, si intende. La scorsa estate Di Maio si era tirati con sé tutti i consiglieri comunali eletti nella lista Cinque Stelle col sindaco Del Mastro. I suoi rappresentanti in consiglio trasvolarono con lui verso la nuova (e ben poco solida) casa di Insieme per il Futuro, cosi’ come la fidata Valeriona regionale, la Ciarambino. Avevano tutti seguito il capo politico nella sua scelta, allineati e coperti. C’era cosi’ da credere che quella mossa avesse un qualche significato politico, e non fosse solo un tentativo di salvare il futuro delle poltrone.

Che fine ha fatto Luigi Di Maio?

Letteralmente scomparso dai radar, il nostro ex ministro sembra essere riuscito nell’impresa di diventare invisibile. Cosa ben strana, non lo cerca proprio nessuno. Ci sarebbe da aspettarsi che quanto meno a livello di gossip, pubblicare qualche notizia, qualche foto sulla sua vita attuale, potrebbe andar bene per tabloid del tipo Chi, Vanity Fair. E invece nulla.

Cosi’, è probabile che lo stesso Luigi stará pensando a quanto è strana la vita. Appena poco più di sei mei fa ogni sua parola, ogni suo movimento, erano seguiti da decine di giornalisti italiani e stranieri. Oggi non se lo fila più nessuno.   


Da dopo che alle ultime politiche è stato trombato, ogni tanto su di lui è rimbalzata qualche mezza notizia. Draghi lo propose come inviato dell’Unione Europea nel Golfo Persico per le questioni energetiche, ma fu proprio il governo di uno di quei paesi a bollare l’ipotesi come un eccesso di umorismo. Sembra che ogni tanto qualche fondazione lo chiami per tenere una conferenza, all’estero. Ma è davvero poca roba.


Qui nella sua cittá natale, il nido dal quale nove anni fa spiccò il volo per Roma, dove poi in breve ha abitato le stanze dei palazzi più importanti, quasi non si ricordano più che faccia ha. Politicamente, si intende. La scorsa estate Di Maio si era tirati con sé tutti i consiglieri comunali eletti nella lista Cinque Stelle col sindaco Del Mastro. I suoi rappresentanti in consiglio trasvolarono con lui verso la nuova (e ben poco solida) casa di Insieme per il Futuro, cosi’ come la fidata Valeriona regionale, la Ciarambino.


 Avevano tutti seguito il capo politico nella sua scelta, allineati e coperti. C’era cosi’ da credere che quella mossa avesse un qualche significato politico, e non fosse solo un tentativo di salvare il futuro delle poltrone. Per cui, a prescindere dalla mancata rielezione in parlamento del capo, si poteva immaginare che i pomiglianesi suoi compagnetti di avventura lo considerassero davvero un leader politico. Il che vuol dire elemento di sostegno e guida. Magari da interpellare e coinvolgere ancora, per fare tesoro della sua esperienza la quale poteva comunque tornare utile, soprattutto nel momento della crisi dell’amministrazione Del Mastro. E invece nulla. In giro nessuno l’ha visto o sentito, come nessuno l’ha evocato.



Ciò che più stupisce peró è che probabilmente lo stesso Giggino sente poca nostalgia di se stesso.

E si che sembrava uno che viveva di politica. In senso sostanziale, non solo materiale, economico. Perché si può fare politica anche senza essere ministro, parlamentare, capo politico. La politica si fa ogni volta che si ha qualcosa da dire.


 Lui stesso cosi’ ha fatto per tanto tempo. Molti pomiglianesi lo ricordano, prima che diventasse famoso e potente, quando ancora sembrava credere che la missione del politico fosse quella di interessarsi dei problemi di una comunitá. Luigi incontrava, organizzava, parlava, si immedesimava. Faceva politica, perché promuoveva attivamente la sua visione delle cose e suggeriva soluzioni. E tutto ciò sembrava essere la sua vita, lui stesso nelle interviste raccontava che era proprio cosi’.


Perciò, questa latitanza ora sembra davvero incredibile. Possibile che non senta più alcuna voglia di partecipazione, nemmeno ora che la sua cittá, Pomigliano, va al voto per il sindaco? La scorsa volta, quando era ministro degli Esteri e sicuramente di cose da fare ne aveva tante, sembrava che tutta la sua attenzione fosse per le elezioni pomiglianesi. Stava sempre qui. Ora che di tempo ne avrebbe tanto, deve averlo preso un forte calo del desiderio… di politica.

E anche il suo amico del cuore, il tessitore delle grandi alleanze comunali, Dario De Falco, non trova più stimolante cimentarsi con le questioni paesane. Lui, che non molto tempo fa di Pomigliano voleva diventare sindaco. Entrambi assenti e non qualificati.


Vero è che in molti scommettono che se i due si facessero rivedere in giro, riscuoterebbero una ben poco lusinghiera accoglienza popolare. Insomma, un allontanamento dalla politica che sa più di fuga in rotta, che di ritirata strategica. Forse, quando tutto ciò sará storia e non più cronaca, capiremo che si è trattato solo di un grande bluff.


di Francesco Cristiani


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