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Energia a fusione, una rivoluzione geopolitica

Redazione • 10 marzo 2023

Eni ha firmato con Cfs un accordo con l'obiettivo di accelerare l'industrializzazione dell'energia da fusione. "Tutti potranno avere accesso all'energia", spiega l'ad del gruppo energetico italiano, "nessun Paese potrà ricattare nessuno". Il primo impianto pilota sarà operativo nel 2025

Eni e Cfs (Commonwealth Fusion Systems), spin-out del Massachusetts Institute of Technology (Mit), hanno firmato oggi un accordo di cooperazione, con l'obiettivo di accelerare l'industrializzazione dell'energia da fusione, che promette, ha sottolineato l'ad di Eni, Claudio Descalzi, di essere una rivoluzione non solo dal punto di vista economico e climatico ma anche sul fronte geopolitico, in quanto "tutti potranno avere accesso all'energia" e "nessun Paese potrà ricattare nessuno". Un contributo importante alla transizione energetica.


Eni ha investito per la prima volta in Cfs nel 2018 e ne è azionista strategico. Questo accordo rafforza la partnership tra le due società, unendo l'esperienza ingegneristica e di project management di Eni ad una serie di progetti a supporto di Cfs e lo sviluppo e distribuzione dell'energia da fusione su scala industriale. Eni è stata la prima società energetica a credere e investire in questa tecnologia che, una volta portata a livello industriale, potrà dare un contributo davvero importante alla transizione energetica.


Cfs ha intrapreso il percorso più veloce per la commercializzazione dell'energia da fusione. Nel settembre 2021, Cfs ha raggiunto un traguardo importante con il successo del test su un magnete con tecnologia superconduttiva Hts (HighTemperature Superconductors), il magnete più potente del suo genere al mondo, che assicurerà il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica e che potrà contribuire al raggiungimento dell'energia netta da fusione in un futuro impianto dimostrativo. 


La strada intrapresa da Cfs con il supporto di Eni è caratterizzata da un approccio pragmatico e progressivo finalizzato ad ottenere l'applicazione industriale della tecnologia della fusione a confinamento magnetico nel prossimo decennio. Sparc, che punta ad essere il primo impianto pilota a confinamento magnetico al mondo a produzione netta di energia da fusione, è in costruzione e sarà operativo entro il 2025. Si prevede che Sparc, a sua volta, farà da banco di prova per lo sviluppo di Arc: la prima centrale elettrica industriale da fusione in grado di immettere elettricità in rete, che dovrebbe essere operativa nei primi anni del 2030.

Nel dettaglio, l'accordo di cooperazione prevede un lavoro congiunto per accelerare lo sviluppo industriale di Arc, una serie di progetti attualmente in fase di sviluppo che includono supporto operativo e tecnologico, esecuzione progettuale attraverso la condivisione di metodologie mutuate dall'industria energetica, nonché rapporti con gli stakeholder.


Per Eni la fusione a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale tra le tecnologie per la decarbonizzazione in quanto potrà in prospettiva consentire all'umanità di disporre di grandi quantità di energia a zero emissioni e con un processo sicuro e virtualmente illimitato, cambiando per sempre il paradigma della generazione energetica.


"Le implicazioni saranno che non ci saranno più paesi che hanno energia primaria e paesi che non ce l'hanno, paesi che riescono a pagare la bolletta e paesi che non ci riescono, perché essendo l'acqua il feedstock, quindi isotopi dell'idrogeno, non essendoci praticamente radioattività residua se non marginale vuol dire che è una grande rivoluzione". ha detto l'ad di Eni, Claudio Descalzi nel corso della conferenza stampa successiva alla siglia del nuovo accordo con Cfs.

"Nessun paese potrà ricattare nessuno. Tutti potranno avere accesso all'energia. È una rivoluzione incredibile perché si potranno sviluppare industrie, catene alimentari, catene sanitarie a prezzi bassissimi. Tutti saranno allo stesso livello perché tutti avranno costi dell'energia bassissimi. Cambia moltissimo, nessuno potrà ricattare nessuno e ogni Paese sarà indipendente. Un po' come per l'ossigeno che ognuno di noi lo può respirare senza chiederlo a nessuno così sarà per l'energia. È un passo rivoluzionario. La moneta di scambio sarà la pace che otterremo", ha aggiunto l'ad di Eni, in riferimento soprattutto ai paesi in via di sviluppo come quelli africani.


I vantaggi per i consumatori saranno "infiniti", ha proseguito Descalzi, "c'è chi ha energia e chi non ce l'ha. Questo crea tensioni e soprattutto, visti i costi, non permette di dare accesso all'energia a tutti e visto che non parliamo di petrolio, di gas o di carbone ma di acqua pesante, un feedstock praticamente infinito, vuol dire che il costo dell'energia sarà sempre più basso".

Destinato a diminuire anche "il costo delle centrali, la parte elettrica avrà dei costi bassi, sono modulari, piccole, veloci da costruire anche per quelle regioni che non hanno elettricità e usano biomasse o che iniziano a usare il gas o il solare ma con efficienze basse potranno avere energia e parlo dell'Africa, dell'Asia, circa 2,5 miliardi di persone che non avendo elettricità usano biomasse", ha aggiunto.


"Vedremo realizzata la prima centrale elettrica di Cfs basata sulla fusione a confinamento magnetico all'inizio del prossimo decennio, avendo poi davanti a noi quasi vent'anni per diffondere la tecnologia e raggiungere gli obiettivi di transizione energetica al 2050. Questo vorrà dire disporre a livello industriale di una tecnologia in grado di fornire grandi quantità di energia senza alcuna emissione di gas serra prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile fornendo un contributo sostanziale alla transizione energetica", ha proseguito Descalzi.

"Per questo siamo di fronte a una potenziale svolta tecnologica epocale.


Da diversi anni Eni sta ponendo la leadership tecnologica, con un approccio di neutralità e diversificazione, alla base del proprio percorso di decarbonizzazione. Consapevoli del grande valore strategico di questa tecnologia e della solidità di Cfs, fin dal 2018 Eni ha investito nella società ed è stata la prima azienda energetica ad impegnarsi concretamente in questo settore. Oggi rafforziamo ulteriormente questa collaborazione con le nostre competenze ed esperienza con l'obiettivo di accelerare il più possibile il percorso di industrializzazione della fusione", ha aggiunto l'ad di Eni.


"L'accordo di collaborazione tra Cfs e il nostro partner di lunga data, Eni, ha il grande potenziale di far progredire i nostri sforzi sulle principali sfide globali e sulle opportunità di trasformazione del panorama energetico grazie ad una fornitura illimitata di energia pulita da fusione" ha detto il ceo di Cfs Bob Mumgaard, "questo accordo sottolinea il ruolo chiave che le società energetiche esistenti svolgono nell'accelerare l'industrializzazione dell'energia da fusione e la forza dell'abbinamento con tali aziende".

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