Ecco Francesca Scarpato, classe 91, originaria di Portici. Avvocato, con un master in appalti pubblici. Lunga gavetta nel mondo della politica, attualmente responsabile dell’organizzazione nazionale di Azione. Intervistata per noi da Ornella Manzi per la sua rubrica "Da donna a donna"
Francesca Scarpato, classe 91, originaria di Portici. Avvocato, con un master in appalti pubblici. Lunga gavetta nel mondo della politica, attualmente responsabile dell’organizzazione nazionale di Azione.
Ciao Francesca, quando e perché hai deciso di dedicarti alla politica?
Ciao Ornella e ciao a tutte e tutti le lettrici e i lettori. Credo di poterti rispondere con un sincero “da sempre”, nel senso che sin da bambina ho sentito un “qualcosa” animarmi dentro, una voglia di provare a fare la mia parte ogni qual volta mi imbattevo in una stortura o un’ingiustizia. L’ho sempre inquadrata come una forma di vocazione, un fuoco interiore (che in qualche occasione mi è capitato di riscontrare parlando anche con altre persone impegnate in politica) che ti spinge a provarci, a metterti in gioco. Ho così iniziato a canalizzare queste energie, prima nel mondo dell’associazionismo locale e del volontariato (sono stata, e in cuor mio sempre sarò, una fiera “Pioniera della Croce Rossa di Portici”), finché a sedici anni ho scoperto la politica. La Politica intesa come la reale e concreta possibilità di cambiare le cose che non vanno, che rendono invivibile la vita di tutti i giorni e/o impossibile programmare il futuro. L’ho scoperta al liceo, con le prime manifestazioni, i movimenti di piazza, le occupazioni, le assemblee di istituto. Tutto quel parlare, approfondire, ascoltare e confrontarsi unito agli studi classici, all’approfondimento filosofico e non solo, mi hanno aperto un mondo; un mondo fatto di passione, impegno, rinunce ma soprattutto grandi emozioni.
Hai iniziato a una giovane età la tua carriera politica. Credi davvero nella gavetta e quanto ritieni che sia importante?
Credo che la gavetta sia tutto. Ascoltare, studiare (studiare tanto), osservare, lasciarsi consigliare, fidarsi delle persone e dei mentori giusti (cosa non semplice), imparare a fare squadra mettendosi a disposizione della causa che si sposa, sono proprio gli ingredienti essenziali per iniziare un consapevole impegno politico. Ho imparato molto di più sotto i gazebo montati la domenica mattina, ascoltando le persone con più esperienza di me e confrontandomi con i cittadini interessati al confronto, rispetto a qualsiasi “scuola di formazione” (che pure serve!). Le famose “categorie della politica” non sono un qualcosa che si può semplicemente insegnare. Te le devi guadagnare sul campo con un mix di esperienze e impegno, tanto impegno.
Quali sfide difficili hai affrontato lungo il tuo percorso e come sei riuscita a superarle?
Ti confesso che quasi tutte le difficoltà che ho incontrato lungo il mio percorso sono legate proprio al mio essere una giovane donna, per di più meridionale e impegnata in politica. È triste, anzi penoso, anche solo dirlo ad alta voce nel 2023, ma è l’amara verità. I pregiudizi che ho sentito scorrermi sulla pelle sono innumerevoli e in molti casi disdicevoli. Mi è capitato di tutto, dal lancio di uova mentre ero in giro per la propaganda elettorale, al pubblico augurio di stupro, passando per la minaccia privata alla mia incolumità. Ovviamente tutto questo per quanto sconfortante mi ha solo spinto a fare sempre di più e sempre meglio. Perché dovevo dimostrare non tanto a me stessa, quanto a tutte le giovani donne del Sud, che se lo desideravano dovevano e potevano impegnarsi in politica senza paura e con orgoglio.
Cosa ha significato per te il passaggio dal Partito Democratico al partito di Carlo Calenda?
Ha significato tanto. Se dovessi provare a spiegarlo a qualcuno che non ha mai fatto esperienze politiche in un partito, direi che è stato come chiudere il primo grande amore per quello della maturità.
Il Partito Democratico è stato il primo contenitore politico in cui ho sentito di poter mettere tutta me stessa, e per 14 anni in un certo senso è stato la mia casa e la mia famiglia. A esso ho dedicato il mio tempo più prezioso, quello che sottraevo allo studio, alla famiglia, agli amici. Ho dedicato le mie energie migliori e consegnato le mie speranze di giovane adolescente illusa di poter cambiare il mondo. La delusione profonda e amarissima che ho sentito quando, dopo aver tentato (e come se ci ho provato e riprovato!) di cambiare un modus operandi malato, ai limiti del patologico (tutto legato al mantenimento di un potere personale a ogni costo), mi ha portato a dire “mi fermo qui”.
Non è stato semplice, ma oggi non potrei essere più felice di aver fatto quel passo così doloroso ma così necessario. La verità è che non riuscirò mai a ringraziare a sufficienza Carlo Calenda, non tanto per avermi coinvolto nella fondazione del progetto, quanto per il passo coraggioso che ha compiuto strutturando un partito come Azione, che è esattamente tutto quello che il “PD dei miei sogni” non è mai stato: un contenitore riformista, pragmatico, con le idee chiare e capace di formulare proposte scevre dalle ideologie “di destra” o “di sinistra” e che guardano solo a ciò che serve davvero al Paese, a ciò che va realizzato (specificando sempre il “come” e soprattutto la sostenibilità economica di quanto propone). Un progetto animato da persone che non passano il tempo a farsi le scarpe l’uno con l’altro ma si preoccupano del risultato da perseguire.
Nei miei ricordi c'è una giovane ragazza talentuosa che ha sempre meritato e sperato di fare politica da protagonista. Quanto ti è costato rinunciare “al grande passo” ancora una volta?
Molto meno di quanto si possa credere. Credo che una grande squadra funzioni se ogni componente è disposto a fare un passo indietro per compierne, tutti insieme, due avanti. Tra l’altro, checché se ne pensi, sento di avere un grande protagonismo nel progetto di Azione; amo occuparmi dell’organizzazione, dei territori e dello sviluppo della rete, adoro girare il Paese, seguire ogni più piccola problematica e fare di tutto per appianarla affinché tutto vada per il verso giusto.
Se questo contribuisce alla crescita di Azione, anche solo di mezzo punto percentuale, credo valga ogni sforzo con o senza riflettori, quanto meno per il mio animo da eterna e, probabilmente illusa, sognatrice.
Quanto è difficile mettere da parte la vita privata per seguire il ritmo incessante di un partito strutturato ed impegnativo come Azione?
La mia è stata una scelta di vita molto consapevole. Sapevo che prendere questa strada mi avrebbe portato inevitabilmente a rinunciare a molte altre cose (caratteristica di tutte le scelte). Eppure, ti confesso di non avere alcun rimpianto. Ognuno di noi dovrebbe vivere la propria vita come crede e al ritmo che sente di poter reggere. Il fatto che ogni mattina apra gli occhi felice della (complicata e sempre imprevedibile) giornata che mi aspetta e che ogni sera li chiuda entusiasta, indipendentemente dall’orario o dal luogo in cui finisco per trovarmi, mi rende una persona molto ma molto appagata. Molto.
Quali sono i tuoi piani futuri come attivista politica e quali obiettivi ti prefiggi di raggiungere?
L’unico vero obiettivo che mi prefiggo di raggiungere è di contribuire – nel mio piccolo – al far crescere Azione nella maniera più sana e autentica possibile, senza mai perdere lo spirito originario che ci ha fatto appassionare e innamorare, ma anzi trasmettendolo a quante più persone e forze affini.
Testata Giornalistica con iscrizione registro stampa n. cronol. 1591/2022 del 24/05/2022 RG n. 888/2022 Tribunale di Nola