Inventarsi una generazione le cui “radici non gelano mai” (Tolkien) sarebbe cosa buona e giusta. Stendere sulla città un album di valori e ideali in idem sentire con un popolo che in fin dei conti un po’ destrorso è, sarebbe una grande operazione. Ma proprio dalle radici si dovrebbe partire per dare un significato alla voluttà di costruire un’alternativa al deja vù dei soliti noti, che pure qui albergano, facendo da trottola da una coalizione ad ad un’altra per cadere sempre in piedi. Sono davvero poche le indiscrezioni che trapelano da quel bunker di chimici del dissenso, moderati per quanto si voglia, ma con la “vena sul collo” se lo sfidante si chiama da lustri alla stessa maniera.
Le notizie filtrano come un colino e sono sempre in repentino cambio. D’altronde fare un centrodestra de facto a Pomigliano, buggerata città delle fabbriche come qualcuno la verga ogni volta, non è operazione da niente. Ma significherebbe avere nei cromosomi quell’ebbrezza dannunziana che non si piega alla mutevolezza degli umori di chi è attratto più dalle rivendicazioni che dal lanciare le fondamenta di un arcipelago di valori e trasmetterlo col duro impegno alla città.
Ed invece fonti filtrate danno un quadro ancora confuso e forgiato da uomini che col sangue del centrodestra poco hanno a che fare. Potrebbe sembrare piuttosto un’adunata di cultori del consenso che scende dal cielo, profittatori delle fortune di Giorgia Meloni, così come fu con Silvio Berlusconi. Ma anche se si puntasse a questo ci sarebbe bisogno di organizzatori del consenso e non di avventurieri che giocano alla politica col pallottoliere e non con una cervellotica prospettiva di avere un polo radicato nella cultura, negli usi e costumi.
Una cosa del genere riuscì a Lello Russo che di centrodestra non manifestava niente ed infatti chiuse i ponti col PDL molto presto. E invece ecco i ragionieri non ragionatori, apprendisti stregoni e non immaginifici cantori de “il giardino dei ciliegi” come suggerebbe Lucio Battisti. C’è poca destra nella destra che si vorrebbe. Piuttosto c’è un leggero opportunismo di farne una, sganciata dai suoi presupposti morali che dovrebbero vedere al primo posto la chiarezza delle proprie idee e non solo la pazzotica smania di riempire un contenitore vacante di gente che con la fierezza dell’appartenenza non ha nulla. Badare meno ai votifici, anche se questo non è un problema solo della destra. Pomigliano gronda di contraddizioni in tempo di elezioni.
C’è tempo per ricalibrare il tiro, c’è tempo di essere seri. C’è tempo per un progetto Pomigliano.
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